Quante ore al giorno passiamo davanti a Netflix? Come mai non riusciamo mai a dire “no” al prossimo episodio? Ecco quali sono le ragioni principali dietro la “Netflix-dipendenza”.
Netflix è a tutti gli effetti il principale colosso dello streaming a livello mondiale.
Secondo i dati più recenti, infatti, son ben 301 milioni gli utenti che attualmente hanno un abbonamento alla piattaforma; un numero davvero incredibile che, a volte, si fa fatica persino a immaginare. Per dare un’idea più chiara dell’enorme diffusione del servizio Made in USA, si pensi che nel nostro Paese abitano quasi 60 milioni di persone, il che significa che il numero di abbonati a Netflix è circa 5 volte l’intera popolazione italiana.
Tra tutti questi utenti, sono molti coloro che spendono tanto tempo davanti allo schermo e, tra un episodio e un altro, passano ore e ore incollati alla televisione.
Ma come ha fatto Netflix a raggiungere questi risultati incredibili?
Sicuramente, c’è da riconoscere una grande abilità da parte dell’azienda nel saper indirizzare i giusti contenuti agli utenti giusti e, quando si parla di marketing e tecniche di vendita, l’impresa californiana non sembra sbagliare quasi mai un colpo.
Il segreto del suo successo stellare, però, non risiede solo nella qualità dei contenuti o nel vastissimo catalogo che offre, ma anche (e potremmo dire soprattutto) nello sfruttamento dei principi psicologici che la piattaforma utilizza per tenere gli utenti attaccati allo schermo.
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Perché non riesci a smettere di guardare Netflix?
Dietro ogni suggerimento personalizzato, la difficoltà di interrompere un episodio a metà e persino dietro alle logiche dei piani tariffari c’è, in realtà, un profondo studio delle dinamiche psicologiche e neuroscientifiche.
Vediamo quindi quali sono le 3 ragioni principali per cui smettere di guardare Netflix è così difficile.
1) Il modello del rinforzo variabile; Netflix come una slot machine
Il primo motivo alla base della “Netflix-dipendenza” è attribuibile all’utilizzo, da parte della piattaforma, di un sistema di rinforzo (o ricompensa) intermittente e variabile. Ma cosa significa?
Questo concetto deriva direttamente dalla psicologia comportamentale e riguarda il modo in cui le persone rispondono alle ricompense. Ogni volta che accendiamo Netflix, infatti, non sappiamo con esattezza quale contenuto ci verrà suggerito nella schermata home; alcuni saranno perfetti per noi, quasi come il sistema conoscesse con esattezza i nostri gusti, altri, invece, lo saranno meno.
Tale meccanismo è perfettamente voluto e mira a evocare una sorta di suspance che ci spinge a scorrere nella bacheca e a scegliere ciò che più ci interessa.
Il sistema, quindi, funziona come una ricompensa casuale; non sempre accendiamo e troviamo la serie TV o il film che fa per noi, ma la possibilità di scorrere e individuarlo ci spinge a continuare a cercare, similmente a come si tira la leva di una slot machine sperando di beccare la combinazione vincente.
La piattaforma, inoltre, accresce questo senso di scoperta inserendo continuamente un gran numero di trailer e anticipazioni, mirati a stimolare la curiosità dell’utente. Il senso di imprevedibilità, quindi, è uno degli aspetti principali che ci tengono incollati allo schermo di Netflix.
2) L’effetto Zeigarnik ci “obbliga” a finire una serie
Con il termine effetto Zeigarnik, in psicologia, si intende la tendenza dell’individuo a ricordare i compiti e le azioni incompiute con maggiore facilità rispetto a quelle portate a termine.
Questo principio è il principale responsabile dell’efficacia del cliffhanger, uno degli espedienti narrativi più comuni e utilizzati nei libri, nei film e nelle serie televisive, in cui la narrazione degli eventi si conclude bruscamente in corrispondenza di un momento di suspance o di un colpo di scena.
Con questa strategia, i produttori mirano a lasciare un senso di curiosità e di tensione psicologica nelle persone, stimolate così a iniziare l’episodio successivo il prima possibile.
Inoltre, anche il sistema di riproduzione automatica dell’episodio successivo (anticipato da un conto alla rovescia) gioca un ruolo fondamentale nell’aumentare il coinvolgimento del’utente che, così facendo, ha un ulteriore incentivo a “lasciarsi andare” e rimanere su Netflix un altro po’.
3) Il bias di conferma e la personalizzazione dell’algoritmo
Avrete sicuramente notato come Netflix, all’interno della home, non mostri semplicemente una serie di contenuti, ma tenda ad adattarli ai gusti e alle preferenze dell’utente sulla base del suo comportamento precedente.
L’algoritmo, quindi, lavora sulla base di esigenze molto particolari e nulla è lasciato al caso. Nello specifico, questa strategia sfrutta un meccanismo psicologico ben noto agli studiosi della comunicazione e dei media: il bias di conferma.
Questo è un limite cognitivo che agisce inconsapevolmente e in maniera irrazionale, spingendo il soggetto a ricercare (o in questo caso vedere) solo le informazioni che confermino le sue opinioni e preferenze. A tal proposito, Netflix gioca una strategia ormai molto diffusa su tutte le principali piattaforme di streaming e sui social network e, interpretando le nostre azioni, ci suggerisce i contenuti più adatti ai nostri gusti.
Quindi, è proprio questa estrema personalizzazione che garantisce un livello di interesse costante verso molti dei contenuti offerti. Tutto ciò, in aggiunta a quello di cui abbiamo parlato prima, costituisce il mix di strategie vincenti che hanno portato Netflix al successo di cui un po’ tutti, alla fine, siamo i “protagonisti”.
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