Perché Seul ha chiesto che le truppe nordcoreane lascino immediatamente la Russia

Alessandro Cipolla

22 Ottobre 2024 - 10:25

La Corea del Nord ha inviato propri soldati in Russia per combattere la guerra in Ucraina: la Corea del Sud è furiosa e ha convocato l’ambasciatore russo a Seul.

Perché Seul ha chiesto che le truppe nordcoreane lascino immediatamente la Russia

La Corea del Nord torna a essere al centro delle tensioni internazionali. Questa volta a preoccupare c’è la questione dei soldati inviati da Pyongyang in Russia, con tanto di video che girano in rete di consegna di divise e moduli da compilare per questi militari.

Secondo diverse fonti di intelligence circa 1.500 soldati nordcoreani, compresi quelli delle forze speciali, sono già arrivati ​​in Russia, ma presto se ne potrebbero aggiungere almeno altri 10.000. Lo scopo è quello di impegnarli nella guerra in Ucraina? A riguardo Mosca smentisce e la Corea del Nord tace.

Nei mesi scorsi Vladimir Putin e Kim Jong-un hanno firmato un patto di sicurezza in cui si impegnano ad aiutarsi a vicenda in caso di aggressione contro uno dei due. Il Cremlino ora starebbe accelerando tanto da aver presentato un disegno di legge per ratificare l’accordo.

In tutto questo ci sono due Paesi fortemente preoccupati da queste grandi manovre: l’Ucraina che già in inferiorità numerica teme di veder peggiorata la sua situazione al fronte e la Corea del Sud, che reputa tutto questo una minaccia anche nei propri confronti vista la decennale tensione con la Corea del Nord.

Nelle scorse ore Seul ha deciso di convocare l’ambasciatore russo chiedendo il “ritiro immediato” delle truppe nordcoreane che, a suo dire, sarebbero addestrate per combattere in Ucraina. Con la Cina che secondo diverse fonti si starebbe preparando a una guerra contro Taiwan, la situazione in estremo Oriente appare essere incandescente.

La Corea del Nord allarga la guerra?

La guerra in Ucraina da oltre due anni e mezzo è un’autentica pentola a pressione che da un momento all’altro potrebbe esplodere dando vita a un conflitto mondiale, potenzialmente anche nucleare viste le superpotenze interessate.

L’equilibrio è sottilissimo: basterebbe un allargamento del conflitto a un solo altro Paese per generare, a mo’ effetto domino, un’escalation catastrofica. La decisione della Corea del Nord di inviare propri soldati in Russia - in questo momento non si capisce bene a fare cosa - potrebbe rappresentare così la classica pistola di Sarajevo.

L’ambasciatore russo in Corea del Sud, Georgiy Zinoviev, ha spiegato al governo di Seul che la cooperazione tra Mosca e Pyongyang rientrerebbe nel “quadro del diritto internazionale”. A stretto giro il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato ai giornalisti che la cooperazione tra le due nazioni “non è diretta contro paesi terzi”.

Parole queste che non hanno rassicurato la Corea del Sud e l’Occidente. Mark Rutte fresco nuovo segretario generale della Nato ha dichiarato che l’invio di truppe da parte di Pyongyang per combattere con la Russia “segnerebbe una significativa escalation” nella guerra.

Il coinvolgimento della Corea del Nord potrebbe aprire le porte a una maggiore partecipazione internazionale al conflitto, potenzialmente coinvolgendo più paesi - ha spiegato Moon Seong-mok del Korea National Strategy Institute interpellato dalla Bbc -. La comunità internazionale probabilmente aumenterà le sanzioni e la pressione sia sulla Russia che sulla Corea del Nord, ma resta da vedere se il coinvolgimento della Corea del Nord porterà davvero benefici a entrambi i paesi”.

Diversi analisti sono convinti che la Russia userà le truppe nordcoreane al fronte, magari utilizzandole all’interno del proprio territorio per cercare di riprendere il possesso dei mille chilometri quadri della regione di Kursk al momento in mano all’Ucraina; oppure i soldati di Kim Jong-un potrebbero svolgere compiti di pattugliamento dei confini così da permettere ai soldati russi al momento impegnati in quest’attività di spostarsi nelle zone calde del conflitto.

Il sentore è che sia in atto una sorta di partita a scacchi in attesa delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, con i vari protagonisti pronti poi a fare la propria mossa una volta che sarà noto l’esito della sfida tra Kamala Harris e Donald Trump.

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