Il petrolio perde più dell’1%: anche il greggio teme le banche centrali?

Violetta Silvestri

19 Settembre 2022 - 11:42

Il prezzo del petrolio è in forte calo, perdendo oltre l’1% sia nella quotazione Brent che nei contratti WTI. Il clima di pessimismo sulla crescita globale domina il sentiment. Cosa aspettarsi?

Il petrolio perde più dell’1%: anche il greggio teme le banche centrali?

Prezzi del petrolio in caduta libera: le quotazioni Brent e Wti perdono entrambe oltre l’1%, spinte dalle aspettative di una domanda globale più debole e dalla forza del dollaro Usa in vista di un possibile forte aumento dei tassi di interesse, sebbene le preoccupazioni sull’offerta abbiano limitato il tonfo.

Il greggio è aumentato all’inizio della sessione dopo la riapertura di Chengdu in Cina, la più grande città a chiudere dopo il blocco di Shanghai. Tuttavia, le preoccupazioni per un rallentamento globale hanno indebolito la domanda di energia e messo sulla buona strada il petrolio per il suo primo calo trimestrale in più di due anni.

Il petrolio è salito alle stelle nel 2022, con il Brent che si è avvicinato al suo massimo storico di $ 147 a marzo dopo che l’invasione russa dell’Ucraina ha esacerbato le preoccupazioni sull’offerta. Da allora, i timori sulla ripresa economica e su consumi minori hanno spinto i prezzi al ribasso.

Perché il prezzo del petrolio sta affondando

Alle ore 11.26 circa, i future sul Brent scambiano a 90,06 dollari al barile, con un calo dell’1,41% e la quotazione WTI prezza 83,30 dollari al barile, con un tonfo dell’1,72%.

Le banche centrali di tutto il mondo aumenteranno sicuramente i costi di finanziamento questa settimana e c’è il rischio di un rialzo di 1 punto percentuale da parte della Federal Reserve statunitense, con potenziali ricadute sulla ripresa. “L’imminente riunione della Fed e il dollaro forte stanno tenendo a freno i prezzi”, ha affermato Tamas Varga del broker petrolifero PVM.

Inoltre, i prezzi elevati dell’energia minacciano di trascinare l’Europa in una dolorosa recessione, con i governi della regione che stanno adottando misure per sostenere le forniture energetiche. La Germania venerdì ha posto sotto amministrazione fiduciaria l’unità locale della major petrolifera russa Rosneft PJSC, mentre Berlino si muove per assumere il controllo radicale della sua industria energetica e cancellare decenni di profonda dipendenza da Mosca per il carburante.

In questo contesto, il petrolio è messo sotto pressione dalle previsioni di una domanda più debole, sia in Europa che negli Usa, ma anche in Cina. La scorsa settimana l’Agenzia internazionale per l’energia ha stimato che il quarto trimestre vedrebbe una crescita della domanda pari a zero.

Per questo, gli analisti hanno affermato che l’allentamento delle restrizioni Covid in Cina, che avevano smorzato le prospettive della domanda nel secondo consumatore di energia del mondo, potrebbe fornire un certo ottimismo.

Nel frattempo, Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha dichiarato di aver bisogno di garanzie che gli Stati Uniti rispettino l’accordo nucleare come condizione per la conclusione dell’intesa da parte del Paese mediorientale. Un accordo annuncerebbe il ritorno del greggio iraniano su un mercato petrolifero inaridito.

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