La riflessione degli economisti: “Incertezza e dazi deteriorano il quadro anche se scendono i tassi e i prezzi dell’energia”. Con “l’unico effetto collaterale positivo”.
Attenzione: sul PIL dell’Italia incombono “più ostacoli che spinte” e l’incertezza e i dazi deteriorano il quadro anche se a scendere sono sia i tassi che i prezzi dell’energia. Parola del Centro studi di Confindustria, che ha pubblicato il rapporto “Congiuntura Flash” del mese di aprile 2025 nella giornata di oggi.
Proprio ieri, i tagli dei tassi di interesse varati dalla BCE di Christine Lagarde in poco meno di un anno sono arrivati a sette.
La BCE di Lagarde taglia tassi per la settima volta in un anno. Rimane rebus inflazione-disinflazione
A partire dal 6 giugno 2024 e per ben sette volte in totale, la Banca centrale europea ha soccorso l’economia dell’Eurozona, sforbiciando il costo del denaro, nonostante i mille dubbi che hanno puntualmente attanagliato la presidente Lagarde sul trend dell’inflazione. Dubbi che non sono stati ancora ufficialmente smontati, né tanto meno sostituiti dalla paura, accesa con l’annuncio dei dazi monstre di Donald Trump e con la conseguente crisi esplosa sul dollaro USA che ha rafforzato l’euro, di uno shock disinflazionistico nell’Eurozona.
Così come è emerso dalle parole che ha pronunciato ieri, nella conferenza stampa che ha fatto seguito all’annuncio dell’ennesimo taglio dei tassi, sempre di 25 punti base arrivato dalla BCE, Lagarde non ha avallato lo spettro di una disinflazione che rischierebbe di tramutarsi in deflazione, che è stato agitato da diversi economisti negli ultimi giorni.
Come sempre, la presidente dell’Eurotower ha preferito non esporsi troppo nel fare previsioni su cosa accadrà sia alla crescita del PIL dell’Eurozona che all’inflazione, ammettendo candidamente, tra le altre cose, di non saper dire se il mondo abbia toccato il picco dell’incertezza: “Ci riuniamo ogni sei settimane. Pensate a quanti cambiamenti si sono manifestati nell’arco delle ultime sei settimane”, ha fatto notare.
La situazione è di una incertezza così grave che Lagarde ha fatto capire chiaro e tondo che “ora più che mai, è necessario dipendere dai dati”.
Confindustria: “Incertezza e dazi deteriorano il quadro anche se scendono tassi e prezzi energia”
Sapendo insomma di non sapere, la BCE continuerà insomma a fare quello che ha sempre fatto, in un momento in cui, tuttavia, si fa sempre più insistente l’interrogativo degli operatori di mercato: i tagli dei tassi di interesse che la BCE sta varando sono sufficienti a scongiurare il peggio?
Questo grande dubbio è riassunto in qualche modo dal Centro Studi di Confindustria, nel titolo che gli economisti hanno dato all’ultima edizione della Congiuntura Flash appena pubblicata: “Incertezza e dazi deteriorano il quadro anche se scendono i tassi e i prezzi dell’energia”.
Nello spiegare il quadro economico attuale in cui versa l’Italia, gli esperti hanno scritto che il PIL del Paese è atteso in crescita modesta nel 1° trimestre 2025, facendo notare tuttavia che “i servizi frenano” e che “l’industria rallenta il calo”, e avvertendo che “ prosegue il taglio dei tassi, ma l’ondata di incertezza generata dai continui annunci sui dazi e i dazi stessi frenano scambi e, con l’instabilità dei mercati finanziari, decisioni di spesa e investimento”.
“ Unico effetto collaterale positivo : scende il costo dell’energia”. Ma basta e basterà? Non sembra, visto che nel rapporto di Confindustria si legge la frase “Più ostacoli che spinte”, in riferimento al PIL dell’Italia. Torna così alla mente quell’attenti con cui l’esperto ha suonato la sveglia alla BCE di Christine Lagarde, avvertendo che un ennesimo taglio dei tassi di 25 punti base non sarebbe bastato. Appello che ha chiamato in causa anche l’Italia, menzionando una situazione che non sarebbe più accettabile.
PIL, l’incognita dell’effetto dei dazi di Trump. Confindustria presenta i numeri del forte legame Italia-USA
L’effetto delle incognite riconosciute dagli economisti di Confindustria sul PIL dell’Italia appare decisamente più preoccupante di quello illustrato ieri dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti che, pur ammettendo le sfide a cui l’economia mondiale fa fronte con i dazi imposti dalla seconda amministrazione di Donald Trump, ha detto che “l’Italia sta bene” e che, addirittura, “ la questione dei dazi noi siamo in grado di superarla meglio degli altri ”.
Confindustria ha invece presentato la realtà dei fatti con numeri che dimostrano come siano “profonde le connessioni italiane” con l’economia degli Stati Uniti:
“Gli Stati Uniti sono la prima destinazione extra-UE di beni e servizi e italiani. Detengono il primato sia come localizzazione delle imprese industriali controllate da quelle italiane, che come paese di provenienza di multinazionali in Italia. Il manifatturiero genera la quasi totalità dell’export italiano negli USA, pari a più di un decimo delle vendite manifatturiere all’estero (10,8%). Secondo stime del CSC, le vendite negli USA attivano, direttamente e indirettamente, quasi il 7% della produzione manifatturiera italiana (circa 90 miliardi di euro). I settori più esposti sono farmaceutico, autoveicoli, macchinari”.
L’interconnessione è così stretta che, “in base a una simulazione CSC, dazi e incertezza causeranno una minore crescita di -0,3% del PIL italiano nel 2025-2026, a causa di una più bassa dinamica dell’export di beni (-1,2%) e degli investimenti in macchinari (-0,4%) ”.
Dagli economisti sono arrivati anche alcuni consigli per scongiurare il peggio: “È da evitare una ritorsione tariffaria UE sugli acquisti dagli USA, che impatterebbe sui prezzi e sulla fiducia di famiglie e imprese, con un’ulteriore frenata del PIL. Cruciale, invece, concludere nuovi accordi commerciali UE con altri importanti partner economici (Mercosur, India) ”.
Il KO di Piazza Affari con annunci Trump. Ma “Ftse Mib di Piazza Affari ancora +60% dal 2019”
Confindustria ha fatto il punto della situazione anche sul trend dei mercati, dopo la furia dei sell che ha messo KO le borse di tutto il mondo a seguito dell’annuncio di Trump sui dazi del 2 aprile scorso.
Il trend di Piazza Affari rimane tuttavia tuttora positivo, così come quello di Wall Street, dopo la “brusca correzione dei listini azionari negli USA e in Europa, innescata dall’introduzione dei dazi USA, seguita da recuperi parziali negli ultimi giorni di contrattazioni”.
In numeri, è stato fatto notare che, in questo mese, l’indice S&P 500 di Wall Street ha perso il 6,2%, mentre il Ftse MIB è affondato dell’8,8%.
Ma, “dopo il marcato rialzo del 2023-2024, comunque, le quotazioni sono ancora molto alte: negli USA +83% dalla media 2019, in Italia +60%”.
Ovvia tuttavia l’incertezza su quello che faranno le borse europee e Piazza Affari, in un momento in cui il mondo non ha ancora capito cosa succederà ai dazi annunciati da Trump, dopo la pausa di 90 giorni decisa dalla Casa Bianca. Qualcuno in queste ultime sessioni di grande ansia si è anche chiesto se la BCE sia pronta a proteggere i mercati con un possibile taglio dei tassi di emergenza.
PIL Italia, dazi agiranno negativamente principalmente sul manifatturiero
Detto questo, l’ansia per le conseguenze che i dazi di Trump avranno sul PIL dell’Italia è stata più volte manifestata da Confindustria, con gli esperti che hanno elencato i seguenti fatti, emersi con la pubblicazione dei vari dati macroeconomici:
“A febbraio la produzione è calata (-0,9%), dopo il rimbalzo a gennaio (+2,5%). La variazione acquisita nel 1° trimestre è positiva (+0,4%) dopo 5 trimestri in calo”, ma “il Real Time Turnover (RTT) indica un calo profondo del fatturato a febbraio, il PMI segnala ancora flessione a marzo (46,6 da 47,4), la fiducia peggiora ”: di conseguenza, l’outlook è quello di dazi che “agiranno negativamente principalmente sul manifatturiero” e di dazi che alimentano “il rischio di una crisi strutturale”.
I servizi sono inoltre in frenata:
“Il turismo ha iniziato bene il 2025: +7,1% annuo a gennaio la spesa dei viaggiatori stranieri. Negativi, però, gli altri indicatori per i servizi: a febbraio, RTT (CSC-TeamSystem) segnala un forte calo del fatturato del settore; a marzo, l’HCOB-PMI indica un’espansione più moderata (52,0 da 53,0); la fiducia delle imprese si è ridotta in ciascuno dei primi tre mesi del 2025”.
Certo i tassi continuano ad andare giù, con il Centro Studi di Confindustria che riprende l’annuncio di ieri della BCE, che ha tagliato i tassi anche in aprile, facendoli scendere, ricorda, al 2,25%, dal picco di 4%, “contando su un’inflazione (al netto dell’energia) attesa al target”: questo, mentre “i mercati si aspettano gli ultimi tagli entro il 2025 e poi lo stop nel 2026” e a fronte di “un tasso pagato dalle imprese Italiane” che “è già sceso a 3,99% a febbraio, da 5,59%”.
Ma preoccupano gli investimenti: “ A marzo si è deteriorato per il secondo mese il clima di fiducia, scendendo sotto la media del 2024 . È aumentata l’incertezza di politica economica, che frena le scelte di investimento delle imprese. I giudizi sulle condizioni per investire nel 1° trimestre 2025 peggiorano rispetto a fine 2024, sia nei servizi che nelle costruzioni, mentre restano quasi invariati nell’industria”.
E i consumi sono ancora “deboli” se si considera che, “a febbraio, le vendite al dettaglio sono rimaste ferme (+0,1% gli alimentari) ” e che “a marzo è caduta la fiducia delle famiglie”.
Vero che c’è “più lavoro”. Di fatto, “prosegue nei primi mesi del 2025 la crescita occupazionale, nonostante il rallentamento dell’attività economica”, con il numero di occupati cresciuto dell’1%, oltre 230mila unità, su base bimestrale, rispetto al 4° trimestre 2024. “Continua anche il calo della disoccupazione”, in una situazione in cui “il rialzo del numero di inattivi va letto con cautela, perché rappresenta un’inversione di tendenza rispetto al calo che era evidente da novembre 2024”.
In ogni caso, è l’avvertimento, “i dati mensili sono però spesso soggetti a revisioni”.
Confindustria cita febbre oro e sell sul dollaro USA. E occhio alla Cina
Insomma, il quadro presentato da Confindustria accende ulteriormente il dubbio, già emerso tra l’altro negli giorni precedenti alla riunione di ieri della BCE, sulla capacità della Banca centrale europea di riuscire davvero a salvare l’economia dell’area euro in generale, e il PIL dell’Italia in particolare, dal rischio di una dolorosa caduta. E alimenta anche il sospetto che la narrativa rifilata agli italiani dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti sia improntata fin troppo all’ottimismo.
Nei guai, è praticamente tutto il mondo, con gli economisti di Confindustria che fanno riferimento anche alla minaccia dello stress che ha colpito i mercati finanziari:
“L’incertezza sulle politiche USA, ai massimi, riduce la fiducia degli operatori e genera volatilità sui mercati finanziari. La quotazione dell’oro, bene rifugio per eccellenza, è cresciuta del 21,7% finora nel 2025 rispetto al 2024. Il dollaro si è deprezzato del 5,6% sull’euro in metà aprile (da 1,08 a 1,14), amplificando l’impatto dell’inflazione importata”.

Confindustria, commercio mondiale atteso ristagnare nel biennio 2025-2026
Tutto questo, hanno ricordato gli economisti del Centro Studi di Confindustria, mentre “l’elevata incertezza globale di politica economica (+80% nel 2025 sul 2024) frena l’attività commerciale e di investimento delle imprese all’estero”. Tanto che “le aspettative di una minore domanda globale sono incorporate anche nel recente calo delle quotazioni delle commodity ”.
E tanto che, “secondo stime del Centro Studi Confindustria, il commercio mondiale è atteso ristagnare nel biennio 2025-2026 (-2,0/2,5 punti percentuali rispetto alle previsioni di primavera), in assenza di ulteriori spirali negative sui mercati finanziari internazionali”.
Inoltre, “ il sostanziale disaccoppiamento tra il maggiore importatore globale (negli USA il 13,1% dell’import mondiale nel 2023) e il primo esportatore (dalla Cina il 14,2% dell’export) determinerà una profonda ricomposizione delle filiere globali, con una perdita di efficienza e maggiori costi di produzione”.
Un mondo sempre più incerto e sempre più ostaggio, dunque, delle decisioni sui dazi che prenderà il presidente americano Donald Trump.
Nel frattempo, qualcuno si è rimesso al tavolo per stilare di nuovo le previsioni sui tassi di interesse dell’area euro che saranno decisi dalla presidente della BCE nelle prossime riunioni di politica monetaria del Consiglio direttivo, non solo del 2025.
leggi anche
Tassi BCE. Previsioni 2025, 2026, 2027

© RIPRODUZIONE RISERVATA