I prestiti e i finanziamenti saranno più costosi: ecco come la decisione della Bce influenza famiglie e imprese.
La Bce è intervenuta, dopo oltre dieci anni, con un rialzo dei tassi di interesse di mezzo punto percentuale, contro ogni previsione, e ha approvato all’unanimità lo strumento anti-spread. Davanti a un quadro economico, e politico, preccupante con l’inflazione record che si avvicina alla spaventosa doppia cifra, l’Eurotower ha optato per una stretta monetaria decisa dello 0,50%. Da oggi il denaro costa di più e questo avrà conseguenze dirette nella vita dei cittadini e delle imprese, ad aumentare saranno anche i mutui e i prestiti.
Quando l’inflazione sale oltre i limiti di guardia con tutte le conseguenze che ne derivano, prima tra tutte la perdita di valore dei risparmi, la banca centrale interviene aumentando il costo del denaro e, quindi, riducendo la disponibilità di moneta in circolazione. L’obiettivo primario della Bce è il mantenimento della stabilità dei prezzi, ovvero un’inflazione intorno al 2%.
Mutui e prestiti più cari
L’aumento dei tassi della banca centrale influenza il livello generale dei tassi di interesse e in generale il costo del denaro: se le banche dell’eurozona pagheranno di più per prendere in prestito il denaro dalla Bce anche i prestiti e i finanziamenti a tasso variabile, mutui, saranno più costosi.
Al momento le proposte a tasso variabile oscillano tra l’1 e l’1,5% per il Taeg (tasso comprensivo di tutte le spese), ma l’importo di chi contratto il mutuo dipende soprattutto dal tasso di riferimento, quindi l’Euribor, e dallo spread. L’Euribor è uno dei tassi che maggiormente risente delle decisioni della Bce.
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In alcuni Paesi, come l’Italia, gli aumenti per cittadini e imprese potrebbero essere maggiori se la Bce non eviterà la frammentazione del mercato europeo. Un primo segnale, in questo senso, è già arrivato dall’aumento dello spread tra Btp italiani e Bund tedeschi che misura il livello di rischio del Paese. È importante ricordare che uno spread maggiore indebolisce le banche che aumentano la prudenza nell’erogazione dei prestiti o li concedono a tassi maggiori.
I prestiti saranno sempre più cari. Già prima della decisione della Bce questi finanziamenti su importi ridotti, pur non avendo sofferto particolarmente le aspettative di rialzo dei tassi, non erano a buon mercato. A fine giugno, stando a PrestitiOnline, il Taeg medio era al 6,7%.
Il rischio generalizzato della stretta monetaria scelta dalla Bce è quello di una frenata della crescita economica, dovuta in particolare alla contrazione dei consumi e degli investimenti da parte delle imprese. D’altra parte, però, le conseguenze di una inflazione galoppante potrebbero essere ancora più gravi.
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