Le previsioni sui terremoti in Italia in questo 2023: cosa sta succedendo nel nostro Paese, l’allarme per i Campi Flegrei e perché stiamo assistendo a una serie di eventi sismici.
Previsioni terremoto Italia 2023: cresce la preoccupazione vista la serie di eventi sismici che si sono verificati negli ultimi mesi nel Belpaese, senza considerare la scossa violentissima che dall’altra parte del Mediterraneo ha sconvolto il Marocco.
Solo nelle ultime settimane in Italia si sono verificati dei terremoti tra la Toscana e l’Emilia-Romagna (4.8), a largo delle coste di Ancona (4.1) e Bergamo (3.0). A preoccupare maggiormente però è la situazione riguardante i Campi Flegrei.
Nel diametro dei Campi Flegrei di recente si sono verificati due terremoti - rispettivamente di magnitudo 4.2 e 4.0 - che sono stati i più forti degli ultimi quarantanni nella zona che è uno dei pochi supervulcani presenti al mondo.
Vista questa serie di scosse in diverse parti dell’Italia, una domanda sorge spontanea: cosa sta succedendo? E soprattutto, in qualche modo si possono fare delle previsioni sui terremoti che potrebbero avvenire in Italia nel 2023?
Terremoti: cosa sta succedendo in Italia?
Come tristemente noto, l’Italia è un paese a medio-alto rischio sismico stando alla stima fatta dalla Protezione Civile. Soprattutto ha una vulnerabilità molto alta - ovvero la possibilità che un edificio possa avere danni a seguito di un terremoto - e una esposizione altissima che significa una forte possibilità che anche le persone possano subire danni.
L’Italia infatti si trova in una zona di convergenza della placca eurasiatica con quella africana; in particolare tutto l’arco appenninico è considerata zona a rischio con soltanto Puglia e Sardegna che avrebbero una minore esposizione.
I terremoti più forti in Italia si sono registrati in Sicilia: Val di Noto nel 1693 e Messina nel 1908. Se nel primo caso sono stati stimati 60.000 morti, nel secondo invece le vittime sarebbero state oltre 100.000.
Nel recente passato i terremoti più drammatici sono stati quelli de L’Aquila (2009), dell’Emilia-Romagna (2012) e del Centro Italia (2016). Solo nel 2022, secondo le rilevazioni dell’Ingv sono state 16.302 le scosse in Italia, molte delle quali impercettibili all’uomo.
Tutti i recenti terremoti registrati nel nostro Paese sono avvenuti in zone a elevato rischio sismico e, secondo gli esperti, non ci sarebbe un collegamento con quello avvenuto in Marocco.
“I terremoti sono comunque dovuti a un allungamento di tutto l’Appennino, c’è una distensione della catena montuosa e questo genera terremoti più o meno forti - ha dichiarato a Fanpage Salvatore Stramondo, direttore dell’Osservatorio Nazionale Terremoti (ONT) dell’Ingv -. Sappiamo che le scosse di terremoto si registrano spesso in zone dove si sono già verificate e dunque definite sismiche. Sicuramente bisogna prevenire i danni peggiori e preparasi, fare in modo di essere attenti a quelli che possono essere le conseguenze di un evento sismico”.
Per quanto riguarda i Campi Flegrei l’attenzione è particolarmente alta. “L’attività sismica prosegue e proseguirà, su questo nessun dubbio - ha dichiarato al Corriere della Sera il direttore dell’ Osservatorio Vesuviano Mauro Di Vito -. Il sollevamento del suolo continuerà. La difese da adottare consistono nei comportamenti corretti da tenere. Bisogna gestire la paura e fare tutte le verifiche del caso agli edifici. I terremoti non sono prevedibili ma posso assicurare che si sta facendo di tutto per mitigare gli effetti del sisma”.
Possono essere previsti i terremoti?
Da secoli - se non millenni - l’uomo si è interrogato sulla possibilità o meno di prevedere i terremoti. Grazie ai miglioramenti tecnologici e ai progressi scientifici, adesso abbiamo il modo di poter monitorare in maniera dettagliata le zone più a rischio.
Al momento è possibile prevedere un evento sismico ma ancora è impossibile poter stabilire con certezza la data - o ancora peggio l’orario - di un terremoto. Il caso L’Aquila e le accuse alle autorità preposte di non aver preso provvedimenti nonostante gli avvertimenti fatti da alcuni esperti è emblematico a riguardo.
Come riporta Focus, ci sono fondamentalmente due approcci alla previsione:
Il primo è probabilistico: si cerca di valutare la probabilità che un evento sismico al di sopra di una determinata intensità possa avvenire in una certa regione e in un certo periodo di tempo. Per esempio, il modello più recente di previsione dei terremoti della California (Ucerf3) stima che la probabilità che lo Stato americano sia colpito da un sisma di magnitudo 7,0 entro 30 anni sia del 93%: quasi una certezza. Il secondo filone è di tipo deterministico, molto più ambizioso ma decisamente meno affidabile. Mira infatti a stimare in modo preciso, con un anticipo sufficiente per mettere al sicuro le persone, quando e dove avverrà un terremoto e quale sarà la sua intensità.
A oggi di conseguenza possiamo solo individuare le zone più a rischio e prendere delle conseguenti decisioni in termini di costruzioni antisismica e di piani di evacuazione. Per il cosiddetto filone deterministico invece i tempi non sarebbero ancora maturi.
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