Prezzi di gas e luce, bonus bollette, price cap e benzina meno cara: il discorso di Meloni, ecco cosa farà subito il governo

Giacomo Andreoli

25/10/2022

Giorgia Meloni, nel suo discorso in cui chiede la fiducia al Parlamento, ha spiegato che la priorità per il governo è il caro-energia: ecco vuole affrontare la sfida, condizionata dai ricatti russi.

Prezzi di gas e luce, bonus bollette, price cap e benzina meno cara: il discorso di Meloni, ecco cosa farà subito il governo

Come previsto il caro-energia sarà la priorità per il governo Meloni. A confermarlo è la stessa presidente del Consiglio nel discorso di in cui ha chiesto la fiducia alla Camera e al Senato. Bollette meno care, bonus sociale e tagli delle accise sui carburanti da confermare, tetto al prezzo del gas da portare a casa in Europa. Sono tante le sfide difficili che l’esecutivo dovrà affrontare nel giro di pochi mesi.

Due gli obiettivi: uno di brevissimo termine, cioè superare l’inverno senza costi troppo alti per famiglie e imprese e possibilmente con meno razionamenti possibili; l’altro di medio-lungo termine, cioè rendere l’Italia più indipendente dal punto di vista dell’approvvigionamento di metano ed energia elettrica.

Sicuramente ci sarà un primo intervento nel giro di una o due settimane: potrà essere un vero e proprio decreto Aiuti quater oppure una serie di emendamenti alla legge di conversione, attualmente in discussione in Parlamento, del decreto Aiuti ter. Poi ci sarà la legge di Bilancio, dove prorogare gran parte degli aiuti varati dal governo Draghi e forse prevedere qualche aggiustamento. Vediamo nel dettaglio il programma di Meloni annunciato in aula.

Il rifiuto del “ricatto energetico russo”

Meloni si è detta consapevole che i costi dell’energia per le imprese al momento sono “insostenibili” e che quindi molte potrebbero essere costrette a chiudere e a licenziare i propri lavoratori, mentre per milioni di famiglie “già oggi non sono più in grado di fare fronte al rincaro delle bollette”.

Quindi, però, ha subito avvertito chi pensa che l’esecutivo, spinto dalle vecchie vicinanze di Lega e Forza Italia con il partito di Vladimir Putin, possa promuovere un riavvicinamento con Mosca. Per Meloni “sbaglia chi crede sia possibile barattare la libertà dell’Ucraina con la nostra tranquillità: cedere al ricatto di Putin sull’energia non risolverebbe il problema, lo aggraverebbe aprendo la strada ad ulteriori pretese e ricatti, con futuri aumenti dell’energia ancora maggiori di quelli che abbiamo conosciuto in questi mesi”.

La nuova presidente del Consiglio ha quindi salutato con favore l’accordo politico raggiunto tra i leader europei sul tetto dinamico al prezzo del gas (con uno specifico su quello utilizzato per produrre energia elettrica), riforma del Ttf di Amsterdam e stoccaggi di gas comuni e obbligatori. Per questo ha ringraziato il predecessore Mario Draghi e l’ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Tuttavia ha spiegato che si tratta di “un passo avanti non sufficiente”, perché “se non si darà rapidamente seguito agli annunci con meccanismi tempestivi ed efficaci la speculazione ripartirà”.

Come si muoverà Meloni al Consiglio Ue

In effetti, se pure l’annuncio dell’accordo aveva fatto scendere il prezzo del gas al mercato Ttf di Amsterdam, ora quello stesso valore sta risalendo oltre i 100 euro al megawattora. Complici le difficoltà nel mettere a terra l’intesa con una vera e propria proposta di legge della Commissione europea. Ad esempio sul tetto al prezzo del gas usato per generare elettricità, i commissari in un primo paper parlano di costi difficilmente sostenibili per Italia, Olanda e Germania e di Paesi come la Francia “beneficerebbero di elettricità sovvenzionata da altri Stati membri”, qualora venisse allargato il cosiddetto “modello iberico”.

In Spagna e Portogallo, gli operatori comprano al prezzo massimo, ma i due Paesi hanno messo in campo fondi e garanzie per coprire la differenza. Nei due Paesi iberici, vista la loro scarsa interconnessione energetica, è stato fissato un prezzo massimo per il gas a 40-50 euro al megawattora, poi in parte rivisto. Il costo per le casse dei due Stati è stato di oltre gli 8 miliardi di euro: per l’Italia, visto il maggior consumo e la maggior interconnessione, sarebbe molto di più.

La soluzione potrebbe essere un nuovo fondo comune a coprire la differenza di prezzo, con la Germania che però si oppone e dietro alla quale si mettono tutti i cosiddetti falchi del Nord Europa. Anche un nuovo fondo solo con prestiti coperti da eurobond e limitato ad aiuti dirette per famiglie e imprese più in difficoltà, come il vecchio Sure ideato per il Covid, è ancora in parte osteggiato da Berlino. La Germania preferirebbe rimodulare, anche con nuovi spazi finanziari, gli attuali RePower Eu e Next Generation Eu.

Come Meloni vuole ridurre i prezzi in bolletta

Anche viste le difficoltà in Europa, Meloni ha confermato che manterrà e anzi rafforzerà le misure nazionali a supporto di famiglie e imprese, sia sul versante delle bollette sia su quello del carburante. Si tratterà di un “impegno finanziario imponente che drenerà gran parte delle risorse reperibili, e ci costringerà a rinviare altri provvedimenti che avremmo voluto avviare già nella prossima legge di bilancio”.

In pratica l’obiettivo, entro la fine dell’anno, è confermare gli attuali sostegni contro il caro-energia nel primo trimestre del 2023, per cui servono almeno 15 miliardi di euro. Ci sono i 3 miliardi per l’azzeramento degli oneri di sistema e l’Iva ridotta al 5% sul gas, altri 3 per il taglio delle accise su benzina e carburanti da 30 centesimi più Iva e fino a 4,7 miliardi al mese per il credito d’imposta rafforzato per le aziende, oltre alle risorse per il rinnovo del bonus sociale bollette a favore delle famiglie meno abbienti.

Non è ancora chiaro cosa verrà rafforzato o modificato. Ci potrebbe essere un nuovo bonus 150 euro contro l’inflazione con lo stipendio/assegno mensile del mese di dicembre per i redditi entro i 20mila euro, che appare più probabile di un ampliamento della platea dell’attuale bonus bollette. Si ragiona poi su una moratoria di sei mesi sul pagamento delle bollette o su una loro rateizzazione. Varrebbe prima di tutto per le imprese, ma si tratta di un intervento costoso per le casse dello Stato. In passato il solo anticipo alla filiera elettrica, è costato infatti un miliardo di euro. C’è poi l’opzione di nuovi sostegni diretti alle imprese, magari coinvolgendo l’azienda di Stato Sace, come in epoca Covid.

Gas e luce, di quanto possono scendere i prezzi?

Senza accordo in Ue, tra autunno dalle temperature miti, previsioni su un inverno poco freddo e consumi ridotti, Arera e Nomisma parlavano già di fine degli aumenti di gas e luce a novembre e addirittura prime riduzioni di prezzo tra fine anno e gennaio. Per Davide Tabarelli, presidente di Nomisma, il prezzo della luce può scendere a inizio 2023 del 15/20%.

Con nuovi aiuti e soprattutto un eventuale price cap il costo di gas e luce potrebbe scendere di qualche decina di euro in meno al mese. Per le imprese il risparmio sarebbe invece di centinaia o addirittura migliaia di euro (per le più grandi). Quindi potrebbe salire la percentuale di sconto in bolletta pronosticata da Tabarelli.

Sì al rigassificatore di Piombino e nuove trivelle in mare

Quanto all’obiettivo di medio lungo termine sull’approvvigionamento, Meloni ha spiegato di voler sfruttare appieno i giacimenti di gas nel mare italiano, aumentando la produzione nazionale. Quindi ha aggiunto che il nostro Paese è “il paradiso delle rinnovabili, con il suo sole, il vento, il calore della terra, le maree e i fiumi”. Per la presidente del Consiglio si tratta di un “patrimonio di energia verde troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibili”, da superare. Leggasi stop ai vincoli ambientali troppo stringenti e procedure più snelle per impedire che le comunità locali possano bloccare le nuove opere.

Meloni ha parlato di uno spirito “pratico, pragmatico e non ideologico”, che probabilmente applicherà anche sul rigassificatore di Piombino, nonostante il sindaco della città sia di Fratelli d’Italia e si opponga all’opera. Oggi il presidente della Toscana Eugenio Giani e commissario straordinario del governo ha firmato l’autorizzazione all’installazione del rigassificatore, con il sindaco della città che ha subito annunciato il ricorso al Tar. Nel frattempo l’ex ministro Cingolani, neo-consulente di Palazzo Chigi, ha confermato che lavorerà con il governo anche per portare a termine l’opera.

Nessun accenno, invece, al nucleare. Meloni e Fratelli d’Italia in campagna elettorale sono rimasti cauti: va bene l’incentivo alla ricerca e l’attenzione per la tecnologia di quarta generazione in via di sviluppo, ma con realismo. Per avere le nuove centrali ci vorrebbero almeno dieci anni: una prospettiva che al momento è distante dai problemi urgenti e rischia di arrivare fuori tempo massimo rispetto alla transizione ecologica.

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