Il prezzo del petrolio oggi in forte calo: occhi puntati sulla quotazione del WTI e sul Brent
Il prezzo del petrolio oggi ha intrapreso nuovamente la via del ribasso e ha registrato flessioni superiori ai due punti percentuali.
Il tutto mentre l’aumento dei contagi, soprattutto negli Stati Uniti, ha continuato a far tremare e ha portato i più scettici a temere per il recupero del mercato.
La quotazione del WTI ha bruciato più di 2 punti percentuali nella mattinata odierna e si è riportata sui $39 al barile, mentre il prezzo del petrolio Brent ha perso più dell’1,6% scivolando sui $42 circa.
Prezzo del petrolio oggi in calo: il contesto
Secondo numerosi osservatori, a spaventare nuovamente le quotazioni è stato ancora una volta l’aumento del numero dei contagi, osservato soprattutto in alcuni Stati a stelle e strisce.
Si pensi soltanto alla situazione della Florida che conta ormai più infezioni della Corea del Sud e dell’Australia messe insieme. O ancora alla California, costretta a introdurre nuove e più severe misure di contenimento (dalla chiusura dei ristoranti a quella dei cinema e dei bar).
In molti hanno espresso preoccupazione nei confronti di questa situazione che potrebbe mettere i bastoni fra le ruote al recupero del mercato e, di conseguenza, al recupero del prezzo del petrolio.
“Con il soft lockdown californiano entrato nel quadro, per il petrolio luglio potrebbe rivelarsi un mese ancor più sfidante del previsto, con nuovi guai per la domanda legati alle incertezze sul coronavirus,”
ha tuonato il market strategist di AxiCorp Stephen Innes.
Negli ultimi giorni, tra l’altro, sono circolate le prime indiscrezioni sulla riunione OPEC+ di domani, mercoledì 15 giugno, un meeting nel quale i produttori potrebbero scegliere di ridurre i tagli introdotti ad aprile.
Nello specifico, a partire da agosto l’output potrebbe tornare a salire di 2 milioni di barili al giorno, cosa che secondo gli analisti di Citi potrebbe pesare sul mercato viste le incertezze ancora esistenti e il possibile aumento della produzione libica.
L’import cinese da record
In questo contesto si sono inseriti gli ultimi dati sulle importazioni cinesi, che nel mese di giugno sono aumentate di un terzo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e hanno così stabilito un secondo record mensile consecutivo; i carichi economici acquistati durante il crollo del prezzo del petrolio di aprile sono finalmente arrivati nei porti cinesi.
A confermare le ultime informazioni sull’import del Dragone è stata oggi l’Amministrazione generale delle dogane, secondo cui Pechino avrebbe messo le mani su 53,18 milioni di tonnellate di oro nero, equivalenti a 12,9 milioni di barili al giorno.
Un dato importante se paragonato agli 11,3 milioni di barili registrati a maggio e ancora se confrontato con i 9,63 milioni di barili di giugno 2019.
In pratica nei primi sei mesi del 2020 la Cina ha importato 268,75 milioni di tonnellate di greggio, circa 10,78 milioni di barili al giorno (+9,9% rispetto al pari periodo dello scorso anno).
Secondo gli esperti, comunque, l’import frenerà nel terzo trimestre dell’anno, quando il recupero del prezzo del petrolio sarà tale da indebolire la domanda (vista la minore economicità del greggio) mentre le raffinerie rimarranno in allerta per una seconda potenziale ondata di contagi.
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