Il prezzo del petrolio è tornato a correre. I motivi? Da ricercare nell’aumento della tensione fra USA e Iran
Il prezzo del petrolio è tornato a guadagnare ampio terreno dopo la breve pausa di ieri.
Ad influire positivamente su Brent e WTI sono state le ultime notizie relative all’escalation della tensione tra l’Iran e gli Stati Uniti di Donald Trump.
Già nelle ultime giornate il prezzo del petrolio si è reso il protagonista indiscusso del mercato: l’attacco agli impianti sauditi ha imposto a entrambe le quotazioni di decollare e di arrivare a registrare progressioni a doppia cifra percentuale. Poi, dopo una breve pausa, i corsi hanno ripreso la via del rialzo.
Perché sale il prezzo del petrolio
Nel momento in cui si sono verificati gli attacchi ai danni degli impianti di Saudi Aramco gli USA hanno immediatamente puntato il dito contro l’Iran.
Anche il Ministero della Difesa dell’Arabia Saudita si è espresso sull’argomento e ha parlato di un bombardamento sicuramente sponsorizzato da Teheran ma non direttamente compiuto dal Paese.
Donald Trump ha invece rispolverato lo spettro di nuove sanzioni contro la Repubblica Islamica cosa che ha avuto un impatto deciso sul prezzo del petrolio.
Allo stesso tempo il Segretario di Stato USA Mike Pompeo ha definito gli attacchi come un vero e proprio atto di guerra e si è detto pronto come funzionario americano a costruire una coalizione anti-Iran. La tensione tra i due Paesi è inevitabilmente salita.
Contemporaneamente i dubbi sulla capacità saudita di rimettere in sesto gli impianti in tempi brevi si sono fatti strada. Sicuramente il Paese farà del tutto per tornare a produrre a pieno regime ma è probabile che le ostilità torneranno a farsi sentire.
Al momento in cui si scrive, complice la rinnovata tensione USA-Iran, il prezzo del petrolio Brent e quello del WTI stanno salendo di quasi 2 punti percentuali ciascuno, rispettivamente su quota $64,7 e $58,5.
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