Principio di inerenza, cos’è e come funziona

Nadia Pascale

6 Marzo 2025 - 09:23

I titolari di partita Iva hanno certamente sentito parlare del principio di inerenza, ma di cosa si tratta? Come funziona e quali vantaggi porta al contribuente?

Principio di inerenza, cos’è e come funziona

I titolari di partita Iva quotidianamente fanno i conti con il principio di inerenza, ma cos’è e come funziona?

Il principio di inerenza è di fondamentale importanza per tutti i titolari di partita Iva (in misura ridotta per i forfettari che determinano le spese con il coefficiente di redditività), lo stesso stabilisce che le spese legate all’attività imprenditoriale sono deducibili, quindi non concorrono alla formazione del reddito/base imponibile, ma devono rispettare il principio di inerenza, cioè devono essere correlate all’attività posta in essere dall’azienda, studio professionale, attività commerciale.

Ne consegue che i costi vengono dedotti solo se partecipano attivamente e sono correlati alla produzione del reddito dell’azienda.

Vediamo ora cos’è il principio di inerenza, in quali casi le spese sono deducibili e alcuni esempi per chiarire i limiti.

Il principio di inerenza, cos’è

Il principio di inerenza è fissato dall’articolo 109, comma 5 del TUIR (DPR 917 del 1986). Stabilisce:

le spese e gli altri componenti negativi diversi dagli interessi passivi, tranne gli oneri fiscali, contributivi e di utilità sociale, sono deducibili se e nella misura in cui si riferiscono ad attività o beni da cui derivano ricavi o altri proventi che concorrono a formare il reddito o che non vi concorrono in quanto esclusi.

I costi per essere inerenti devono quindi concorrere alla formazione del reddito.
Con la Circolare 30/9/944 del 07/07/1983 e Risoluzione n. 158/E del 28/10/1998 è stato chiarito che il concetto di inerenza non è legato ai ricavi dell’impresa, ma all’attività di questa e, pertanto, possono essere considerati deducibili anche costi e oneri sostenuti in proiezione futura, quali le spese promozionali e, comunque, quelle dalle quali si attendono ricavi in tempi successivi.

Deve essere sottolineato che i confini del principio di inerenza non sono ben definiti, ad esempio, non c’è un allegato a una qualche legge che stabilisce quali spese può portare in deduzione un falegname e quali un avvocato, notaio, commercialista, impresa edile o qualunque altra attività. Diventa quindi un po’ difficile determinare i limiti di ciò che è lecito portare in deduzione, solo in sede di accertamento fiscale (ipotesi comunque residuale visto che solo una minima parte delle attività sono sottoposte a controlli) si va a criticare l’applicazione del principio di inerenza.

Certamente, se un’impresa ogni anno deduce costi esorbitanti rispetto all’imponibile la puzza di bruciato, o di evasione fiscale, si sente. Nonostante questo, è necessario prestare attenzione perché l’obbligo di provare l’inerenza della spesa spetta al contribuente.

Spese personali: quando sono inerenti all’attività? Esempi

Non sono in nessun caso deducibili costi per spese personali, ma anche qui il confine è labile. É possibile, per alcuni professionisti, portare in deduzione i costi del vestiario. Un avvocato può portare in deduzione al 100% i costi per gli accessori professionali come pettorina, cordoniera e toga, può però portare in deduzione anche altro vestiario, al 50%.

La sentenza della Corte tributaria di Milano 468 del 12 febbraio 2024 richiama la precedente sentenza numero 6443 del 2016 della Commissione Tributaria Provinciale di Milano, che ha riconosciuto la deducibilità parziale al 50% delle spese sostenute per vestiario generico, qualificandole come costi ad uso promiscuo, inquadrabili nella previsione dell’articolo 54 comma 3 del TUIR.

Un ulteriore esempio può aiutare, si può pensare che beni alimentari non possano essere portati in deduzione da un’impresa edile, in realtà il costo può essere inerente se si effettuano tali spese come regali per i clienti in occasione di festività, ad esempio per cesti natalizi.
Con questi esempi iniziali si è chiarito che il limite tra costi inerenti e non inerenti diventa abbastanza labile. A questo punto fissare dei principi cardine in cui muoversi per capire quali sono i costi inerenti deducibili è essenziale.

Caratteristiche dei costi per il principio di inerenza

Il principio di inerenza richiede che i costi legati all’attività per essere deducibili debbano essere:

  • costi necessari;
  • costi utili al fine di generare reddito di impresa (ad esempio le regalie d’uso ai clienti sono un costo che aiuta a fidelizzare i clienti);
  • documentati (vedremo a breve che devono essere anche tracciabili).

L’attenzione deve essere posta anche all’entità della spesa, infatti, il principio di inerenza richiede che il costo sostenuto non sia manifestamente sproporzionato rispetto alle dimensioni dell’impresa e alle sue esigenze. Una spesa eccessiva rispetto alle dimensioni dell’impresa potrebbe nascondere costi legati a esigenze personali.

La giurisprudenza ha nel tempo creato un consolidato orientamento secondo cui il comportamento antieconomico del contribuente (spese eccessive) integra, se non adeguatamente giustificato, gli elementi indiziari connotati da requisiti di gravità, precisione e concordanza, che legittimano l’accertamento analitico induttivo ai sensi dell’art. 39, co. 1, lett. d), D.P.R. n. 600/1973.

Anche qui però i confini sono abbastanza difficili da tracciare, infatti la Corte di Cassazione nell’ordinanza n. 450/2018 afferma che “l’inerenza deve essere apprezzata attraverso un giudizio qualitativo, scevro da riferimenti di utilità o di vantaggio, afferenti un giudizio quantitativo, e deve essere distinta dalla nozione di congruità del costo”.
L’eccesiva onerosità continua ad avere rilevanza per la contestazione dell’indeducibilità dei costi, ma solo come indizio di estraneità (appunto qualitativa) dell’impresa.

Costi pubblicità e consulenze

Nel tempo vi sono stati diversi orientamenti su determinate spese, ad esempio i costi legati alla pubblicità in passato non erano considerati inerenti perché in sé non generano ricavi, ma in realtà possono generare un aumento di reddito nel tempo e quindi sono ora ritenuti inerenti.
In realtà c’è un duplice aspetto, infatti, al fine di agevolare il ricorso alla pubblicità e aiutare il settore sono stati previsti anche incentivi come il bonus pubblicità.
Tra i costi inerenti sono ritenuti anche quelli versati per le consulenze, ad esempio consulenze di avvocati, commercialisti. Una società, ad esempio, potrebbe chiedere una consulenza a un esperto di diritto tributario per valutare la possibilità di utilizzare il Superbonus 120% per le assunzioni e ottenere la deduzione.

Principio di inerenza e tracciabilità

Nella legge di Bilancio 2025 vi è un’importante novità proprio in riferimento ai costi deducibili dai titolari di partita Iva. Sulla falsariga del principio attuato per le detrazioni Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche), ora anche per le imprese, affinché un costo possa essere dedotto, oltre a rispettare il principio di inerenza, deve anche essere effettuato con strumenti di pagamento tracciabili.
La norma è stata introdotta per contrastare l’evasione fiscale evitando che possano essere dedotte dalle spese aziendali somme non effettivamente utilizzate.

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