Sono 27 anni che è avvenuta la strage di Moby Prince, ma il caso è sempre rimasto irrisolto. Per la procura di Livorno è il momento che i responsabili paghino.
La procura di Livorno riapre l’inchiesta sulla strage di Moby Prince che ha visto la morte di 140 persone nel 1991, ma di cui non si sono mai capite le cause e men che meno chi fossero gli artefici di quanto accaduto.
Più di vent’anni fa, era il 10 aprile del 1991, era salpato il traghetto passeggeri della compagnia Navarma in direzione di Olbia che entrò subito in collisione con la petroliera Agip Abruzzo all’ancora nella rada del porto di Livorno.
Il caso è stato archiviato per ben due volte, nel 1997 e nel 2006, ma ora la procura torna all’attacco per mettere in luce la verità sulla faccenda e le bugie che sono state dette per far cessare l’indagine.
Strage di Moby Prince: le nuove piste
Nel 1991 il tragetto Moby Prince, appena partito dal porto di Livorno, entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo. La prua squarciò una delle cisterne del greggio trasportato e si scatenò un incendio. Dopo pochi secondi le fiamme diventarono indomabili provocando enormi danni sia alla petroliera sia all’imbarcazione.
In realtà la tragedia più grande fu la morte di 140 persone, di cui 65 erano membri dell’equipaggio e 75 i passeggeri. Quella che fu una vera e propria strage ha visto un solo superstite. Mentre le 30 persone presenti sulla petroliera si sono salvate senza riportare evidenti danni fisici.
In 27 anni le famiglie delle vittime non hanno avuto giustizia, perché nel 1997 l’indagine si era conclusa con l’assoluzione degli imputati, mentre nel 2006 era stata archiviata non arrivando nemmeno all’udienza preliminare.
Oggi la procura di Livorno torna alla ribalta avviando nuovamente il caso, chiedendo e ottenendo agli atti la relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla tragedia del Moby Prince che era stata resa pubblica il 24 gennaio in Senato da Silvio Lai.
La documentazione mette in luce come all’epoca ci siano stati depistaggi e bugie per seppellire l’accaduto senza ritorsioni. Emerge che la nebbia non è stato il fattore scatenante l’incidente né la negligenza dell’equipaggio.
Il compito che si propone la procura è di perseguire la verità, indagando maggiormente sui punti poco chiari come il ritardo dei soccorsi; i tempi di sopravvivenza dei passeggieri; il via vai ingiustificato dei miliari e le posizioni delle navi di rada.
I familiari delle vittime sono fiduciosi e alcuni portavoce commentano:
ha lavorato senza interruzione per due anni e le conclusioni hanno ribaltato le verità scaturite dalle inchieste giudiziarie e dai processi, mettendo in evidenza circostanze mai emerse prima quali l’assenza di nebbia, un ancoraggio della petroliera diverso da quello riportato nelle carte processuali, una rotta del Moby Prince che ha subito una turbativa, una sopravvivenza a bordo del traghetto ben oltre i 30 minuti in totale assenza di soccorsi
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