In caso di malattia il dipendente può assentarsi dal lavoro fino a completa guarigione; ecco perché il periodo di prognosi indicato nel certificato medico può essere prolungato.
Prolungare il periodo di assenza dal lavoro motivato da una malattia è possibile, basta rispettare determinate regole. È l’INPS a chiarirlo nella circolare 79/2017, con la quale ha illustrato tutte le procedure necessarie per richiedere il prolungamento dell’indennità di malattia.
Come noto, il dipendente che si ammala può astenersi dall’attività lavorativa fino alla completa guarigione, continuando a percepire lo stipendio. Per ricevere l’indennità di malattia dall’INPS - e per non rischiare un provvedimento disciplinare - il lavoratore deve rispettare alcuni obblighi, uno su tutti far certificare il proprio stato di salute ad un medico. È il certificato medico infatti a confermare che il dipendente è malato, indicando i giorni necessari per la completa guarigione.
Può accadere però che dopo il primo controllo del medico il paziente si aggravi, oppure che in prossimità del rientro a lavoro non sia ancora guarito completamente. Cosa fare in questi casi? Come anticipato, prolungare l’assenza dal lavoro si può, così come è possibile richiedere nuovamente l’indennità di malattia in caso di ricaduta.
Vediamo come fare analizzando quanto dichiarato dall’INPS nella circolare n° 79/2017.
Come prolungare l’assenza per malattia?
Il dipendente che si ammala deve farsi visitare da un medico se vuole avere diritto all’indennità di malattia riconosciuta dall’INPS. È questo infatti a dover valutare se lo stato di salute del paziente gli impedisce di andare a lavoro.
In tal caso il medico compila l’apposito certificato e lo invia all’INPS in modalità telematica, mentre il dipendente ha il dovere di comunicare l’assenza al proprio datore di lavoro.
Nel certificato il medico indica i giorni di prognosi, ossia il periodo necessario per guarire dalla malattia in cui il dipendente è giustificato ad assentarsi dal lavoro.
Come specificato dall’INPS nella suddetta circolare, la data di fine prognosi essendo un elemento previsionale può essere oggetto di variazione.
È possibile ad esempio che il medico abbia sottovalutato lo stato di malattia del paziente; in questo caso, se il dipendente alla data prevista per il rientro al lavoro non è ancora guarito può rivolgersi al medico per chiedere il prolungamento della malattia.
Ciò avviene tramite il rilascio di un certificato di continuazione della malattia, che può essere rilasciato solo in seguito ad un nuovo controllo da parte del medico.
Non si può quindi chiedere il prolungamento della malattia solamente telefonando al medico che ha sottoscritto il certificato, poiché questo ha l’obbligo di visitare nuovamente il paziente per valutare se effettivamente non è ancora guarito.
Ricordiamo che anche dopo aver ottenuto il prolungamento della malattia il dipendente dovrà avvertire il proprio datore di lavoro.
Visite fiscali e prolungamento della malattia
Nel 2018 sono entrate in vigore le nuove regole sulle visite fiscali, con le quali è stata introdotta la continuità e sistematicità dei controlli del medico. Viene meno invece il criterio dell’unicità della visita fiscale, ossia il principio per cui il controllo del medico non poteva ripetersi per più di un’occasione nel periodo indicato nel certificato di malattia.
D’ora in avanti il medico fiscale potrà effettuare la visita ogni volta che lo ritiene opportuno (rispettando le fasce di reperibilità), quindi anche in caso di prolungamento della prognosi.
Inoltre, può succedere che sia lo stesso medico fiscale a rilevare una non completa guarigione del paziente; in questo caso è lui stesso a comunicare all’INPS il prolungamento della malattia, mentre spetta a voi avvertire il datore di lavoro.
Per lo stesso motivo il medico fiscale ha il potere di accorciare la prognosi, nel caso in cui si renda conto dell’avvenuta guarigione del dipendente.
Se si dovesse verificare questa situazione potete decidere di rientrare prima a lavoro oppure di contestare la sua decisione; in questo caso ad avere l’ultima parola sarà il coordinatore sanitario della sede INPS competente, il quale può confermare la prognosi indicata nel certificato medico o concordare con quanto rilevato dal medico che si è occupato della visita fiscale.
Cosa fare in caso di ricaduta?
Un altro caso che vale la pena approfondire è quello del lavoratore che si ammala nuovamente dopo essere rientrato al lavoro.
In presenza di una ricaduta il lavoratore deve recarsi nuovamente dal medico curante, il quale dopo un’attenta valutazione farà un nuovo certificato. Se ciò avviene entro 30 giorni dalla data di cessazione della precedente patologia, l’assenza è considerata come una sua continuazione, e di conseguenza l’indennità di malattia INPS sarà corrisposta considerando la ricaduta come unica malattia.
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