Non si fermano le proteste in Iran, le immagini e le violenze sono sotto gli occhi di tutti e in particolare sui social. Ne abbiamo parlato con Pegah Moshir Pour.
“L’Unione Europea non deve più intrattenere relazioni commerciali con l’Iran, dobbiamo aiutare gli iraniani nella loro lotta”. Queste le parole di Pegah Moshir Pour, giovane attivista italiana di origine persiana, che in questa intervista ci parla della situazione in Iran e degli ultimi sviluppi riguardanti le violazioni dei diritti umani.
La morte di Mahsa Amini, una giovane curda di 22 anni, arrestata e poi deceduta in ospedale dopo essere stata fermata dalla polizia perché non indossava correttamente l’hijab, ha scatenato proteste in tutto il paese e attirato l’attenzione della comunità internazionale.
“La morte di Mahsa è solo l’ultimo esempio di come le donne in Iran vivono sotto un sistema di oppressione e violenza quotidiana”, spiega Pegah. Da parte della comunità internazionale in questo momento non c’è stata ancora un’espressione unanime di condanna alle violazioni dei diritti umani in Iran, secondo Pegah: “Non si può più negoziare con un governo simile, attendiamo fiduciosi un segnale, davanti al Parlamento Europeo di Strasburgo c’è stata una grande protesta, e questo è un primo segnale. In Iran non c’è più una buona condizione economica, le persone soffrono, vogliono la caduta del regime”.
Le giovani donne sono da anni soggette a violenze e pochi diritti in Iran, ed è strano che nessuno fino ad adesso abbia detto nulla, Pegah in merito a ciò ci spiega come la situazione sia evoluta nel tempo: “Oggi noi vediamo la pressione sociale di donne che non si possono esprimere, nonostante molte donne siano laureate e altamente qualificate. Le donne hanno sempre combattuto, adesso donne e uomini combattono assieme per buttare giù un regime che non vogliono più”.
Pegah è in contatto con molte donne in Iran, che le raccontano le difficoltà quotidiane che devono affrontare. “Quello che succede è visibile sui social, è sotto gli occhi di tutti. La morte di Mahsa è solo l’ultimo esempio di come le donne in Iran vivono sotto un sistema di oppressione e violenza quotidiana. È importante sottolineare che le proteste in Iran non riguardano solo la morte di Mahsa Amini, ma rappresentano una manifestazione più ampia di insoddisfazione e frustrazione nei confronti del regime iraniano e delle sue politiche repressive e discriminatorie”.
“Le proteste in Iran sono un grido di dolore e di ribellione da parte di una popolazione stanca di essere oppressa e privata dei propri diritti fondamentali” - afferma Pegah. “La morte di Mahsa Amini è solo l’ultimo esempio di come il regime iraniano non esiti a ricorrere alla violenza per reprimere ogni forma di dissidenza. L’Unione Europea e la comunità internazionale non possono più voltare la testa dall’altra parte e devono agire per sostenere la lotta del popolo iraniano per la libertà e la democrazia”.
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Come giovane attivista, Pegah ha preso coraggio e ha deciso di raccontare l’Iran. Il paese chiede la libertà di poter scegliere il proprio futuro e il proprio governo, la libertà di poter studiare e lavorare. “È importantissimo parlarne” afferma Pegah “Per me è un dovere morale, siamo cittadini del mondo e questa è una responsabilità collettiva”. La speranza è ciò che spinge Pegah ad andare avanti nella sua attività di attivista: “Se contribuiamo tutti, riusciremo a vedere un Iran diverso” conclude. In Iran l’evoluzione è costante e speriamo che la voce del popolo iraniano venga ascoltata e si possa raggiungere una soluzione pacifica e democratica.
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