Lira turca protagonista di un altro tonfo dopo la tensione accesa da Erdogan contro alcune ambasciate occidentali. Il Paese è intrappolato in una crisi economica, aggravata dalle mosse del presidente.
Ennesimo tonfo della lira turca in questo inizio di settimana.
La valuta ha reagito alle ultime gravi esternazioni di Erdogan, che ha etichettato gli ambasciatori di importanti 10 Paesi occidentali, come USA e Francia, quali persone non gradite (avevano richiesto il rilascio del filantropo e uomo di affari Osman Kavala accusato di essere contro il regime).
Di fatto, il presidente ha aperto una tensione diplomatica rischiosa, che avrà conseguenze non solo relazionali, ma anche economiche quando il Paese versa già in condizioni precarie.
Il crollo della lira turca si è aggiunto a un’inflazione elevata e alla perdita di credibilità del Paese. Quale destino economico per la Turchia di Erdogan?
Erdogan manda in tilt (ancora) la lira turca
La lira turca è scesa verso nuovi minimi record dopo l’ultimo litigio diplomatico del Paese con gli Stati Uniti e altri Governi stranieri. I trader hanno quindi avuto un ulteriore motivo per vendere la valuta già in difficoltà.
La moneta è precipitata del 2,5% nei primi scambi asiatici di lunedì, toccando un livello minimo per il terzo giorno. La lira turca scambiava in ribasso dell’1,5% a 9,7509 per dollaro alle 10:48 a Istanbul.
Già sotto pressione in seguito a un taglio dei tassi più grande del previsto la scorsa settimana, con l’ennesimo tonfo la moneta ha confermato la drammatica performance. La valuta ha perso circa il 23% rispetto al dollaro quest’anno, il peggior risultato nei mercati emergenti.
I precedenti periodi di tensione tra la Turchia e altri Paesi, in particolare gli Stati Uniti, hanno messo a dura prova le attività nella valuta nazionale, portando a forti oscillazioni nei mercati finanziari locali.
La nazione ha subito una crisi valutaria nel 2018 dopo che un pastore americano era stato imprigionato nel Paese. Perché questa mossa di Erdogan, mentre lo Stato vacilla tra inflazione alle stelle e problemi di ripresa economica?
Secondo alcuni osservatori, il presidente vuole distogliere l’attenzione sulle questioni interne e sul suo livello basso di gradimento, innescando questioni di politica estera.
Per altri, Erdogan vuole fare pressioni su Biden per consentire ad Ankara di acquistare dozzine di aerei da guerra americani, nel tentativo di superare la resistenza di Washington ai principali accordi sulle armi con il suo Paese in seguito all’acquisto delle difese aeree russe.
Quale destino economico per la Turchia?
L’ultima mossa di Erdogan rischia di ostacolare maggiormente il rilancio difficile dell’economia interna.
La proprietà straniera di obbligazioni e azioni turche è crollata a nuovi minimi, con meno del 5% del debito pubblico detenuto in valuta locale, in calo da quasi il 30% nel 2013.
Tuttavia, gli ultimi commenti del presidente non disturberanno gli investitori stranieri tanto quanto le recenti mosse sui tassi di interesse, secondo Hasnain Malik, di Tellimer Research.
“Quasi il 20% di inflazione e un tasso di interesse reale negativo sono i problemi reali, non la politica estera della Turchia”, ha affermato l’esperto.
Non solo, lunedì è giunta la notizia che i finanziatori statali turchi seguiranno il taglio shock dei tassi di interesse della banca centrale di 200 punti base e offriranno prestiti commerciali più economici.
In una dichiarazione congiunta, le tre maggiori banche statali della nazione hanno dichiarato che ridurranno i tassi sui prestiti alle imprese fino a 200 punti base, a seconda dei prodotti e delle scadenze. TC Ziraat Bankasi AS, Turkiye Vakiflar Bankasi e Turkiye Halk Bankasi AS hanno dichiarato che inizieranno anche a offrire mutui a un 1,29% mensile per prestiti inferiori a 1 milione di lire ($ 102.478) e 1,34% per quelli superiori a 1 milione di lire
L’annuncio sottolinea la determinazione da parte dei responsabili politici di mantenere il flusso di credito da 765 miliardi di dollari anche dopo che la lira è scesa ai suoi livelli più deboli rispetto al dollaro e mentre i rischi aumentano nel sistema finanziario.
“Se le banche statali tagliano i tassi e aprono il rubinetto dei prestiti al consumo... le lire aggiuntive che inondano il sistema non faranno che aumentare la dollarizzazione, esacerbando le pressioni finanziarie ed economiche”, ha dichiarato Emre Peker, direttore di Eurasia Group con sede a Londra.
Il futuro della Turchia di Erdogan si preannuncia incerto, soprattutto per la stabilità finanziaria.
© RIPRODUZIONE RISERVATA