Quali conseguenze con il via libera ai caccia F-16 a Kiev?

Luna Luciano

21/05/2023

Il G7 ha dato il via libera agli F-16 per Kiev, ma sono molti i dubbi logistici inerenti a questa decisione, senza contare che Putin minaccia «gravi ripercussioni»: ecco cosa sta accadendo.

Quali conseguenze con il via libera ai caccia F-16 a Kiev?

Il G7 ha dato il proprio via libera alla consegna dei caccia F-16 a Kiev, ma questi potrebbero non essere consegnati tanto facilmente, alcuni sono troppo “vecchi” e l’Ucraina non dispone di personale militare adeguato per poter impiegare con efficienza questi caccia militari.

Sembra di tornare indietro a quando l’Ucraina aveva chiesto all’Europa i Leopard 2, ricevendo come risposta giustificazioni ed esitazioni. È giusto ricordare, però, che alla fine i Leopard sono stati consegnati e lo stesso potrebbe accadere con gli F-16.

Con il protrarsi della guerra tra Russia e Ucraina, Kiev è sempre più precisa ed esigente nel richiedere supporto militare ai paesi Occidentali, ma spesso ragioni politiche, pragmatiche o burocratiche bloccano il trasferimento, come sta accadendo ai carri armati italiani bloccati in Svizzera.

La richiesta di Kiev di ricevere 200 aerei militari deve, infatti, fare i conti con la realtà. Se è vero che il Belgio, Danimarca, Grecia, Olanda e Portogallo hanno a disposizione i caccia F-16, è altrettanto vero che non possono consegnare all’Ucraina tutti gli F-16 presenti in Europa. Ecco perché l’Europa potrebbe non consegnare gli F-16 a Kiev e quali sono i rischi.

Via libera ai caccia F-16, ma l’Europa potrebbe non consegnarli immediatamente: ecco perché

Le ragioni per le quali i paesi europei sono esitanti nel consegnare a Kiev i caccia F-16 sono numerose. Innanzitutto, ci sono mezzi “anziani e che devono essere rimpiazzarti da mezzi più moderni, ma non solo. Dietro l’esitazione di Paesi quali Belgio, Danimarca, Greci, Olanda e Portogallo ci sono ragioni di sicurezza nazionale: non tutti gli F-16 possono essere consegnati, perché sono necessari alla sicurezza dei singoli paesi.

Un altro aspetto da prendere in considerazione è la preparazione dei piloti. L’Ucraina ne avrebbe selezionato, per adesso, solo 50, e avrebbe inviato una coppia in Arizona per una serie di prove al simulatore. Stando a un documento dell’Air Force gli equipaggi potrebbero essere pronti in 4-6 mesi - meglio dei 18 mesi ipotizzati da alcune fonti ufficiose statunitensi. Se l’addestramento andasse a buon fine, gli esperti ricorderebbero che in ogni caso la Russia ha le capacità e i mezzi per contrastare possibili attacchi con gli F-16.

Ancora per gli esperti gli F-16 potrebbero non essere la soluzione ideale, in quanto si sta parlando di mezzi costosi che necessitano di essere integrati sul campo con altri mezzi - come rifornitori o aerei da guerra elettronica - e installazioni ben attrezzate, oggi totalmente assenti in Ucraina.

In molti, poi si interrogano sul ruolo che avranno Francia, Gran Bretagna e Italia. I primi due paesi non dispongono di tali modelli, mentre l’Italia ha sì usato gli F-16 in leasing fra la fine dei Tornado Adv e l’avvio degli Eurofighter, ma li ha restituiti tutti - come spiegato dal generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore della Difesa italiana. Lo stesso generale ha però spiegato quale potrebbe essere il ruolo dell’Italia:

Sugli F-16 sono integrati però tutti i sistemi missilistici e le bombe di cui dispone l’Italia: potremmo magari fornire un’installamento, ma non più di quello. Altrimenti potremmo mettere a disposizione le nostre basi per l’addestramento, fatto però da altri che hanno gli F-16.

Perché il G7 ha dato il via libera ai caccia F-16 a Kiev e quali sono i rischi?

Se molti esperti sconsigliano l’invio dei caccia F-16 a Kiev, al G7 è stato comunque dato il via libera. Secondo Kiev, grazie ai caccia, l’aeronautica ucraina potrebbe contrastare Mosca, offrendo una copertura sicura alle unità terrestri. Ma il via libero concesso dal G7 è più che altro un messaggio diretto a Mosca: ’Occidente è pronto a fornire all’Ucraina il suo appoggio sul lungo termine.

Infatti, in molte analisi è stato evidenziato come Vladimir Putin punti a prolungare la guerra e la crisi, in modo che la Nato decida con il tempo di ridurre il proprio supporto all’Ucraina, lasciando il paese più vulnerabile, aumentando le sue possibilità per poter sopraffare Kiev.

Varando la “coalizione degli F-16” l’Occidente prova a smentirlo. Come spiegato dal New York Times, una buona forza aerea aumenta la deterrenza anche in caso di una “tregua alla coreana”, che vede il conflitto non risolto ma senza che continuino i bombardamenti.

La decisione del G7 ha comunque scatenato le ire del presidente russo che ha minacciato l’Occidente, ricordando loro di assumersi i conseguenti “rischi colossali”. La minaccia di impiegare armi tattiche nucleari è sempre presente e in ogni caso il rischio è che il conflitto degeneri, andando contro a un’escalation su scala mondiale.

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