Quando un inquilino raggiunge una certa età, i suoi diritti cambiano ed è bene saperlo

Ilena D’Errico

5 Febbraio 2025 - 23:35

Ecco come cambiano i diritti degli inquilini che raggiungono una certa età: tutte le misure previste dalla legge.

Quando un inquilino raggiunge una certa età, i suoi diritti cambiano ed è bene saperlo

Tra tanti cittadini è ancora diffusa l’idea che alcuni inquilini siano impossibili da sfrattare o comunque tutelati a discapito dei proprietari di casa. L’argomento è certamente delicato, perché bisogna bilanciare la giusta tutela dei soggetti più fragili, in particolar modo i cittadini anziani, con i diritti dei locatori in caso di inadempimento. In realtà, c’è troppa disinformazione sull’argomento sfratti, che non sono affatto impossibili in presenza di soggetti fragili. È vero che l’esecuzione della procedura può subire rallentamenti notevoli e che comunque la riscossione del debito è piuttosto complessa se il conduttore non ha beni pignorabili, ma esistono comunque degli strumenti per difendere gli interessi dei proprietari di casa, anche perché altrimenti ben pochi sarebbero disposti ad affittare il proprio immobile.

Allo stesso tempo, quando un inquilino raggiunge una certa età i suoi diritti cambiano, nel senso che può più facilmente accedere alle misure di tutela proprio in ragione della condizione di fragilità. Questo non significa che gli inquilini anziani possano deliberatamente smettere di pagare il canone senza conseguenze, anzi. La legge prevede dei meccanismi particolari proprio per tutelare al contempo l’inquilino e il diritto all’abitazione, a maggior ragione se si trova in età avanzata e con una salute cagionevole, e il diritto del locatore a essere pagato e affittare la casa a qualcun altro per assicurarsi la rendita. Vediamo cosa c’è da sapere.

Sfratto per finita locazione

Non necessariamente lo sfratto avviene perché l’inquilino ha smesso di pagare il canone (si parla in quel caso di sfratto per morosità) ma può avvenire appunto anche quando il contratto d’affitto è terminato e le parti non hanno intenzione di rinnovarlo. Il proprietario di casa non è infatti obbligato a rinnovare il contratto (alla seconda scadenza anche senza fornire alcuna motivazione particolare), purché comunichi la disdetta al conduttore almeno 6 mesi prima. Se l’immobile non viene rilasciato, si può intimare la riconsegna attraverso lo sfratto. Quando l’inquilino è anziano, come premesso, la procedura non è automaticamente impossibile, proprio in ragione del fatto che altrimenti i cittadini anziani farebbero un’estrema fatica a cambiare casa se necessario.

Allo stesso tempo, come previsto dalla legge n. 431/1998, l’inquilino che ha più di 65 anni ha diritto a chiedere un rinvio dello sfratto per trovare un’altra sistemazione consona, con una proroga che può arrivare a un massimo di 18 mesi. Attenzione a comprendere che l’inquilino anziano non può così bloccare davvero lo sfratto, ma differire il termine di esecuzione per trovare un altro alloggio. Durante questo periodo dovrà comunque attenersi alle prescrizione del giudice, anche riguardo al pagamento di un corrispettivo del canone di locazione. Si precisa che il differimento di 18 mesi per gli over65 è ammesso esclusivamente per la locazione a uso abitativo, non applicandosi agli immobili affittati per utilizzi commerciali.

Sfratto per morosità

L’altra ipotesi di sfratto è al contempo quella più comune e quella più spinosa. Ovviamente si tratta dello sfratto per morosità, a cui il padrone di casa può ricorrere in caso di mancato pagamento del canone di locazione con ritardo di almeno 20 giorni (o delle spese accessorie per importo pari ad almeno il doppio del canone mensile d’affitto)

In caso di inadempimento il locatore ha il diritto di rivolgersi al tribunale per ottenere un provvedimento di sfratto, a prescindere dall’età anagrafica dell’inquilino, dalle sue condizioni di salute o da altre circostanze specifiche. La procedura si applica quindi anche in caso di inquilini anziani, sebbene all’atto pratico è facile evidenziare un andamento piuttosto lento. L’esecuzione degli sfratti è di per sé piuttosto macchinosa, anche per via di alcune lacune legislative, e tanti notano un peggioramento in caso di inquilini in particolare difficoltà. L’idea comune è che gli ufficiali giudiziari possano mostrare particolare indulgenza, dando magari priorità ad altre pratiche.

Non è in ogni caso una procedura prevista dalla legge, né di fatto documentata (e difficilmente documentabile in ogni caso). Ciò che invece è certo riguarda la possibilità di ottenere il termine di grazia di 90 giorni per rimettersi in regola con i pagamenti, tra arretrati e spese legali, bloccando lo sfratto. Quando c’è una comprovata difficoltà economica non esistente al momento della firma del contratto e incolpevole il termine si può allungare a 120 giorni.

Bisogna tuttavia tenere conto che l’età avanzata, soprattutto quando legata a condizioni di salute precarie, può essere un presupposto per ottenere la sospensione dello sfratto. Il giudice può così accordare all’inquilino anziano il tempo di trovare un altro alloggio consono e organizzare il trasloco, predisponendo aiuti mirati se necessario. In secondo luogo, avere più di 75 anni è uno tra i requisiti di priorità per accedere al Fondo morosità incolpevole, confermato in misura ridotta per il 2025, che consente di evitare lo sfratto ottenendo un aiuto economico per le spese.

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