Quando rischia il carcere chi guarda le partite con le IPTV

Ilena D’Errico

2 Ottobre 2024 - 23:16

Chi guarda le partite con le IPTV illecite rischia il carcere? Ecco tutte le novità del decreto Omnibus nella lotta al pezzotto.

Quando rischia il carcere chi guarda le partite con le IPTV

Il decreto Omnibus contiene tante norme controverse, soprattutto per l’inaspettata severità riservata ad alcune violazioni. Tra queste, l’introduzione di un reato relativo all’utilizzo delle IPTV illegali, che violano il diritto d’autore e non provvedono la regolare sottoscrizione di un abbonamento verso il legittimo fornitore dei servizi. Nient’altro che il pezzotto, termine che si può usare ormai a pieno titolo visto che è entrato persino nel vocabolario Treccani con questa accezione.

Il carcere per il pezzotto non è una novità così spropositata come potrebbe sembrare, intanto perché la pirateria - soprattutto per le partite di calcio di Serie A e Champions League - sta raggiungendo livelli incontrollabili, ma anche perché molto spesso lo streaming illegale finanzia la criminalità organizzata. Al di là di ciò, il decreto limita la fattispecie penale, non tutti i comportamenti sono un reato, anche se tutti i soggetti coinvolti nell’accesso illegale ai canali televisivi andranno incontro a conseguenze ben più gravi quando il decreto Omnibus entrerà in vigore.

Capiamo quindi cosa prevede per rispondere ai dubbi più comuni dei cittadini in questi giorni, a partire da quando rischia il carcere chi guarda le partite con le IPTV, a quanto ammontano le multe e quali sono i nuovi obblighi.

Quando rischia il carcere chi guarda le partite con le IPTV

Sentendo parlare di carcere per il pezzotto molti utenti si sono allarmati, ma la lotta alla pirateria del governo non si spinge a tanto. Il reato introdotto dal decreto Omnibus riguarda infatti i soli gestori, a cui impone la comunicazione tempestiva di autorità illegali (o sospette tali) sui propri servizi, pena la reclusione fino a 1 anno. Per questa ragione ai fornitori non appartenenti all’Unione europea è richiesta la presenza di un rappresentante legale in Italia.

I fornitori di Vpn e Dns dovranno inoltre bloccare i contenuti illegali entro 30 minuti dalla segnalazione del reato da parte dell’autorità, mentre i siti web coinvolti nella diffusione di contenuti pirata saranno soggetti a un blocco di almeno 6 mesi. In seguito a questo periodo potranno ottenere la riabilitazione, naturalmente a condizione di non riprendere le attività illegali.

Questo non significa che per gli utenti finali sarà tutto rose e fiori. Secondo il decreto Omnibus chi usufruisce dei servizi di streaming illegale deve essere sanzionato in automatico con una multa salata: da 150 a 5.000 euro. Attenzione, però: la diffusione di contenuti protetti da copyright, senza licenza e per fini di lucro, resta un reato punibile con la reclusione da 6 mesi fino a 3 anni, oltre alla multa da 2.582 a 15.493 euro.

Carcere per il pezzotto: è eccessivo?

Per comminare le sanzioni è stato firmato un protocollo d’intesa da Agcom, Guardia di Finanza e Procura di Roma per risalire all’identità degli utenti che fanno uso delle IPTV abusive. Insieme ai pesanti obblighi a carico dei gestori di servizi (che colpisce internet provider, motori di ricerca, fornitori di reti di distribuzione di contenuti, e servizi Vpn e Dns) dovrebbe essere così assicurato un rigido controllo dello streaming illegale, in contrasto anche ai reati di accesso abusivo a un sistema informatico e frode informatica.

Non mancano, tuttavia, alcune perplessità. Diversi operatori delle Telecomunicazioni hanno infatti fatto notare ai media che le nuove regole deferiscono un grande potere ai privati e in particolare alle piattaforme di trasmissione. In particolare, si teme che per la discrezionalità nel blocco dei contenuti in streaming i fornitori di internet possano subire dei rincari.

In secondo luogo, c’è il pericolo che i gestori siano incriminati anche in caso di ritardo nella segnalazione dovuto a impedimenti esterni, soprattutto visto che non viene specificato cosa si intende per sospetto di reato. Secondo Assotelecomunicazioni si tratta di responsabilità che “non sono coerenti con la natura di fornitori di servizi di accesso alla rete e con i principi generali dell’ordinamento delle comunicazioni stabiliti a livello comunitario”.

Per contro, il fenomeno dello streaming illegale arreca importanti danni all’economia italiana, mentre sulla punibilità degli operatori sembra necessaria una specificazione. Questo perché volendo preferire la segnalazione anche in caso di dubbio, che esonera il gestore dalle responsabilità e non comporta rischi per l’utente che dimostra di agire in modo lecito, si verificherebbe un notevole sovraccarico dei controlli.

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