Il segretario del Pd, Enrico Letta, accelera sul Congresso per scegliere la nuova classe dirigente e discutere sulla natura del partito, quindi dà alcune indicazioni per il futuro del centrosinistra.
Il congresso deve avere “tempi giusti, non deve essere né un X Factor sul miglior segretario da fare in 40 giorni, ma nemmeno un congresso che rinvia alle calende greche”. A dirlo è il segretario dimissionario del Partito democratico, Enrico Letta, in una relazione alla direzione del partito. L’ex presidente del Consiglio spinge così per una discussione profonda all’interno del partito di centrosinistra dopo il deludente risultato delle elezioni politiche dello scorso 25 settembre.
Il Pd, quindi, si avvia verso un dibattito interno da cui Letta auspica possa emergere una nuova classe dirigente, possibilmente più giovane. Ma in ballo non c’è solo il nome del prossimo numero uno dei dem: si discuterà anche sul simbolo e la natura stessa del partito di centrosinistra, nato oramai sedici anni fa.
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Le fasi, come detto da Letta, saranno quattro e si dovranno concludere entro il prossimo marzo. “Vorrei - ha spiegato - che il nuovo gruppo dirigente fosse in campo con l’inizio della nuova primavera. Abbiamo bisogno di partire da marzo con una scelta significativa”.
Pd, le fasi e le tempistiche del nuovo Congresso
Il timing, quindi, dovrebbe essere questo: presentazione delle candidature entro fine anno, dibattito e scontro tra i candidati a gennaio e febbraio e infine probabilmente delle nuove primarie a inizio marzo, così da avere entro la fine di quel mese tutti i nomi della nuova squadra alla guida del Pd.
Quanto al simbolo secondo Letta deve essere una questione secondaria rispetto ai contenuti che il partito dovrà offrire al Paese, al tipo di comunicazione che dovrà mettere in campo e le alleanze che vorrà costruire. Comunque la sua preferenza personale “è che il simbolo rimanga esattamente così com’è, perché racconta il servizio all’Italia”.
Il segretario poi ritiene che le poche donne elette tra le fila dei dem rappresentano “il fallimento della nostra rappresentanza”, motivo per cui chiede che i capi dei gruppi parlamentari siano ancora una volta due donne. “Dall’altra parte - aggiunge- ci sarà la prima donna premier del Paese e su questo punto dovremo essere credibili”.
Letta: “Io non ci sarò, spazio ai giovani”
Letta ha quindi ringraziato tutti coloro che gli hanno chiesto di restare, ma ha giudicato questa opzione “un errore per la comunità e per il partito”. L’ex presidente del Consiglio ricorda infatti di aver iniziato la sua militanza politica da giovane e di essere diventato ministro già nel ’98. Per questo si dice convinto che sia “giusto che il nostro partito metta in campo una classe dirigente più giovane in grado di sfidare il governo di Giorgia Meloni, una donna giovane”.
I candidati alla segreteria del Pd: chi è favorito?
Per ora l’unica esponente dem ad essersi candidata alla segreteria è l’ex ministra delle Infrastrutture del governo Conte II Paola De Micheli. Da mesi, però, si parla di una possibile discesa in campo dell’attuale presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che è ben visto dal terzo polo, ma governa nella sua regione anche assieme alla sinistra di Fratoianni e Bonelli. Non è invece amato dal Movimento 5 Stelle.
Un nome su cui spinge la sinistra interna del partito, in primis l’attuale vicesegretario Giuseppe Provenzano e il responsabile degli enti territoriali Francesco Boccia, ma secondo alcune indiscrezioni anche lo stesso Letta, è quello di Elly Schlein. L’attuale vicepresidente dell’Emilia è stata appena eletta alla Camera con il Pd come figura indipendente ed è ben vista da Giuseppe Conte e il M5s da una parte e Sinistra Italiana/Verdi dall’altra. Non è invece ben vista dal terzo polo.
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Con lei segretaria del Pd l’alleanza progressista potrebbe essere più larga che con Bonaccini, sempre che non escluda una grossa fetta dello stesso Partito democratico (in primis la corrente guidata dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini) che vorrebbe valorizzare figure interne e non pescarle da fuori. Secondo i sondaggi sarebbero proprio Schlein e Bonaccini le figure più amate dalla base del Pd e che quindi potrebbero aspirare più concretamente alla segreteria.
La candidatura a sorpresa di De Luca
In vista del congresso, però, potrebbero non mancare anche delle sorprese, viste le voci sempre più insistenti che vorrebbero il presidente della Campania Vincenzo De Luca pronto a scendere in campo per la guida dei dem.
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