Quanto costa un avvocato: dalla consulenza all’assistenza, ecco le tariffe aggiornate

Antonella Ciaccia

01/08/2022

Parcella dell’avvocato: quanto costa essere assistiti da un legale? La legge vuole che le parti siano libere di accordarsi sul compenso ma esistono dei parametri tariffari per determinare l’onorario.

Quanto costa un avvocato: dalla consulenza all’assistenza, ecco le tariffe aggiornate

L’avvocato, in quanto libero professionista può presentare la parcella che preferisce a patto che rilasci un preventivo scritto al cliente prima del conferimento del mandato e questi ovviamente lo accetti.

Con la famosa legge Bersani del 2006 sulla liberalizzazione del mercato, l’ordinamento aveva deciso di riformare il settore delle esclusive professionali, confermando una nuova linea qualche anno dopo con la soppressione delle tariffe professionali .

C’è stata dunque l’introduzione, nel 2012, della libera determinazione dei compensi professionali tra le parti, oppure, in mancanza, dei parametri da utilizzarsi a cura del giudice nelle controversie, laddove risultasse l’assenza di preventiva pattuizione.

La determinazione del compenso deve pertanto avvenire, in via preferenziale, con un accordo tra il professionista ed il cliente con la stipula di un contratto d’opera professionale; in mancanza è rimessa alla valutazione dell’organo giudicante e conseguentemente vincolata all’applicazione dei parametri ministeriali in vigore.

Diciamo quindi che, seppur superato dalla legge, c’è un riferimento oggettivo che è ancora un punto di raccordo per il mondo dell’avvocatura: i «minimi tariffari» applicati prima della liberalizzazione.

Vediamo in questa guida su quali limiti si basano gli accordi tra il cliente e il legale, quanto dipende dalla prestazione, dalla complessità del mandato e dalla durata della causa.

Il costo di un avvocato: cosa dice la legge

L’onorario dell’avvocato viene concordato con il cliente prima dell’assunzione dell’incarico.

Secondo la legge, la pattuizione dei compensi è libera, nel senso che l’avvocato può chiedere la parcella che ritiene più congrua; allo stesso tempo, ovviamente, il cliente è libero di accettarla o meno. Il legale è sempre obbligato a sottoporre un preventivo prima dell’accettazione dell’incarico.

Esistono però dei casi in cui questa determinazione preventiva della parcella non è possibile o non viene effettuata. In queste ipotesi soccorrono appunto i parametri forensi, che permettono di fissare dei criteri oggettivi grazie ai quali, da un lato, i clienti non sono esposti al sopruso dei professionisti, mentre gli avvocati, dall’altro, vedono riconosciuto il valore del lavoro svolto.

Per la categoria degli avvocati, in ragione di specificità della professione e per altri aspetti riscontrabili anche nel ruolo sociale riconosciuto all’ordine, sono rimaste quindi delineate le competenze e le tariffe con un apposito decreto, il D.M. n. 55/2014, da applicarsi in luogo del D.M. n. 140/2012 sui parametri.

Segnaliamo inoltre in proposito, che è stato depositato lo scorso maggio in Parlamento, uno schema di decreto ministeriale che modifica i parametri forensi: esso aggiorna tutti gli importi delle tabelle del 2014 e aggiunge nuove voci. Tra le novità debutta anche la retribuzione per ore di lavoro.

Compenso dell’avvocato: quando si usano i parametri forensi

Diciamo subito che la mancata presentazione di un preventivo non fa venir meno il credito dell’avvocato ma, in caso di contestazione tra le parti sull’ammontare del compenso dovuto, sarà il giudice a determinarne l’importo esatto.

Nel definire ciò l’Organo giudicante si atterrà al suddetto decreto ministeriale n. 55/2014 che fissa dei parametri professionali da applicare in caso di “soccombenza”. Come noto, infatti, chi perde la causa deve pagare l’avvocato di controparte, non nella misura da questi richiesta al proprio cliente ma in base appunto a delle tabelle prefissate dal legislatore.

I parametri forensi, a differenza delle vecchie tariffe, non vincolano avvocato e cliente: la pattuizione del compenso è libera, ma essi vengono utilizzati se il compenso non è determinato in forma scritta, se non è stato deciso consensualmente e quando a liquidare la parcella è il giudice.

Possiamo dunque affermare che tali parametri rappresentano un punto di riferimento per stabilire le parcelle anche perché, in base alla legge 247 del 2012, la conformità a questi valori è uno dei criteri per valutare se il compenso pattuito dagli avvocati con i clienti “forti”, che possono essere banche, assicurazioni e grandi imprese, sia effettivamente equo.

Tabelle parametri forensi
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Costo dell’avvocato: a quanto ammonta il compenso?

Come è facile desumere da quanto sopra premesso, non c’è una regola per determinare i costi che potrebbero essere affrontati in una causa e non è possibile fornire una risposta univoca sui costi della prestazione legale: tutto dipende dalla complessità del mandato e dalla durata della causa.

L’avvocato prima di presentare il preventivo valuterà alcuni elementi sui quali baserà la richiesta del proprio compenso, ad esempio:

  • la durata della causa;
  • il valore della controversia;
  • la complessità del mandato;
  • il numero delle controparti;
  • le trasferte se distante dal tribunale competente.

Il valore della controversia è da sempre il principale elemento sulla base del quale vengono quantificate le parcelle degli avvocati. Lo era già quando esistevano le tariffe obbligatorie e continua ad esserlo nel momento in cui il giudice, con la sentenza che decide la causa, quantifica l’ammontare delle spese legali dovute all’avversario vincitore.

Ovviamente, tanto maggiore è l’importo della controversia tra le parti, tanto maggiore sarà il corrispettivo del professionista.

Il fattore tempo incide sulla parcella del legale. I termini della causa possono essere ipotizzati: alcune volte si risolvono in una o due udienze come per i cosiddetti «giudizi cautelari», la separazione o il divorzio consensuale, ecc. mentre in alcuni casi non sono previste udienze, come per il ricorso per decreto ingiuntivo o per la nomina di un amministratore di sostegno. Ci sono poi invece ipotesi in cui le cause possono durare diversi anni.

La complessità del mandato è un elemento che viene valutato soggettivamente, proprio perché in base all’esperienza il legale può supporre quanto tempo impiegherà nell’assistenza. Pertanto è sempre bene trovare il professionista specializzato in un determinato settore per risparmiare lungaggini.

La parcella viene infine influenzata anche dalle spese e dai tempi di trasferta: se un avvocato si trova in una città distante dal tribunale competente dovrà calcolare una parcella più alta di un professionista del luogo.

I costi di una consulenza legale

Come più volte chiarito dalla giurisprudenza, se si richiede un parere o consulenza ad un avvocato bisogna pagarlo.

Solitamente, per i pareri legali o consulenze, che dir si voglia viene richiesto un compenso variabile che di media si muove da un minimo di 100 euro a un massimo di 500 euro.

Invece, il costo sale e va da 200 fino a 1.000 euro per una consulenza scritta. A queste somme va aggiunta chiaramente l’Iva (attualmente, al 22%) e la cassa forense (al 4%).

Ricordiamo che questo è un range medio: non ci sono tariffari minimi ed è intuitivo che, in alcune città i prezzi sono più alti rispetto alla provincia e se ci si affida ad uno studio legale molto noto e prestigioso, si potrebbe ricevere la richiesta di una parcella più alta.

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