La nave Sea Watch è ferma davanti al porto di Lampedusa dopo aver forzato il blocco navale: quanto ha incassato nel 2018 la Ong tedesca e chi sono i principali finanziatori.
Quanto guadagna la Sea Watch? Dopo la decisione da parte della capitana Carola Rackete di forzare il blocco navale, la nave della Ong tedesca dopo oltre due settimane ferma in mare con 42 migranti a bordo è ora di stanza davanti al porto di Lampedusa.
Un ennesimo braccio di ferro tra la Ong tedesca e il governo gialloverde, più con i verdi che con i gialli visto che insieme al premier Conte hanno scelto la strategia del pilatesco silenzio, che ancora non si riesce a sbloccare attirando su di sé le attenzioni di tutta l’Europa.
Immancabilmente si è riaccesa anche la polemica sulle attività delle Organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo, quelle poche che sono rimaste, per cercare di salvare umane.
Nel dettaglio come ogni Ong i conti del bilancio 2018 della Sea Watch sono consultabili, anche se il loro sito al momento è offline, così come alcuni dei nomi dei finanziatori anche se la maggior parte di questi preferiscono rimanere anonimi.
Sea Watch, il bilancio della Ong tedesca
A uno studente di Comunicazione la prima cosa che gli viene insegnata è che un avvenimento, per in qualche modo “esistere”, deve essere diffuso dai media altrimenti è come se non fosse mai accaduto.
Ecco dunque che il mondo intero si è “indignato” per la foto del padre annegato insieme alla figlia di due anni nel tentativo di entrare negli Stati Uniti. Se quella foto non fosse stata scattata, i due sarebbero morti nel silenzio più totale come accade a migliaia di migranti ogni anno.
Per quanto riguardo il Mediterraneo, il sindaco di Lampedusa Totò Martello, che alle ultime elezioni ha sconfitto a sorpresa Giusi Nicolini, ha dichiarato che negli ultimi giorni nell’isola sono sbarcati 200 migranti, ma adesso c’è tutto questo casino “solo perché c’è di mezzo una Ong”.
La Sea Watch 3 è una nave del 1973 battente bandiera olandese e che appartiene alla omonima Organizzazione non governativa tedesca, da sempre considerata come una delle più attive e audaci nel salvataggio dei migranti in mare.
Nel bilancio 2018 della Sea Watch gli introiti sono stati pari a 1.797.388,49 euro, grazie a donazioni provenienti da ogni parte del mondo. Le spese totali invece sono state di 1.403.409,26 euro.
La cifra di 784.210 euro di quanto incassato è servita per finanziare l’attività in mare della nave, esclusi i costi per l’approvvigionamento dell’equipaggio e dei migranti che sono costati 36.456,76 euro.
Le altre voci di spesa sono 100.000 euro per l’assicurazione, 31.000 euro per le spese legali, 22.661,23 euro per le telecomunicazioni, 80.000 euro per il carburante, 77.000 per la manutenzione della nave e infine 102.172,57 euro per fornitori e servizi esterni.
Adesso da quando su Facebook è partita una raccolta fondi per le spese legali che la Sea Watch dovrà affrontare, finora sul popolare social sono stati raccolti in poche ore la bellezza di oltre 200.000 euro.
Quanto ai finanziatori, tra quelli che hanno deciso di rendere pubblici i loro nomi ci sono l’ex eurodeputata del PD e di Possibile Elly Schlein, Toni Hofreite capogruppo dei Verdi al Parlamento tedesco e la Chiesa evangelica tedesca.
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