Confrontiamo i rendimenti di due tipici prodotti a garanzia sovrana e parità di durata: come impostare la scelta tra prodotti “concorrenti”?
La fine dell’anno può rivelarsi utile per impostare alcune strategie di investimento di medio termine con la liquidità “avanzata” durante i 12 mesi. Certo, un conto sono le idee di investimento e un altro paia di maniche è la pianificazione finanziaria del patrimonio da gestire con criteri che esulano dallo spazio di un articolo finanziario.
Premesso ciò, prendiamo due classici prodotti del reddito fisso accomunati da più elementi e vediamo come si comportano in termini di rendimento e non. Ad esempio, quanto rendono 13.000 euro sul buono fruttifero postale 3x2 rispetto al BTP e quale scegliere?
Il buono fruttifero 3x2 di durata fino a 6 anni
Il buono fruttifero postale 3x2 ha una durata complessiva fino a 6 anni, nel senso che il sottoscrittore lo può liquidare anche prima del termine. Il buono è strutturato in due step, due finestre temporali di durata triennale ad ognuna delle quali è associato un distinto tasso di interesse nominale annuo.
La caratteristica chiave dei buoni del tipo step-up, incluso il 3x2, è che la serie dei tassi cresce nel passaggio da uno step al successivo. Ecco spiegato il motivo per cui si dice che essi hanno tassi fissi (per ogni anno dello step) e crescenti (nel passaggio da uno step all’altro).
Le condizioni economiche di questo buono postale
Vediamo quali sono le condizioni economiche previste dall’emittente per l’attuale serie in emissione, la numero TF106A241114, in sottoscrizione dal 14/11/2024.
Il tasso nominale annuo è dell’1,00% lordo dal 1° al 3° anno di possesso del titolo, e al 2,00% dal 4° al 6°.
Pertanto alla luce di questa sequenza dei tassi c’è che quello effettivo annuo lordo e netto è invece pari a:
- 1,00% lordo, e 0,88% netto, al compimento del 3° anno di possesso del buono;
- 1,50% lordo, e 1,32% netto, dopo 6 anni pieni di detenzione del titolo, cioè dal 1° al 6° anno dopo la sottoscrizione.
Infine, i coefficienti per la determinazione del montante lordo e netto (di sola ritenuta fiscale, e quindi al lordo dell’eventuale imposta di bollo) sono pari a:
- 1,00000000 (lordo e netto) fino al giorno antecedente quello di compimento del 3° anno di possesso;
- 1,03030100 (lordo) e 1,02651338 (netto) dal 3° anno fino al giorno prima del 6° anno di possesso;
- 1,09344326 (lordo) e 1,08176286 (netto) dopo 6 anni esatti dal giorno dell’acquisto.
Per avere un riferimento numerico, il netto generato in 6 anni dal titolo su un ipotetico capitale di 13mila € sarebbe di 1.062,91 €, imposta di bollo esclusa. Se rimborsato al termine dei 3 anni, invece, sarebbe di 344,6 € al netto della sola ritenuta sugli interessi.
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Quanto rendono 13.000 euro sul buono fruttifero postale 3x2 rispetto al BTP e quale scegliere?
Consideriamo ora un bond del Tesoro pari durata come il BTP ISIN IT0005413171 in scadenza il 1° dicembre 2030 (anni residui: 5,93). La cedola annua lorda è dell’1,65%, che frutterebbero 187 € netti annui (bollo escluso) su 13mila € nominali.
Quali sono gli elementi in comune con il buono 3x2?
Oltre alla durata complessiva abbiamo la garanzia dello Stato Italiano sul capitale investito, la certezza del capitale a scadenza e lo stesso regime fiscale di vantaggio. Ossia aliquota al 12,50% sugli interessi (e capital gain, per il solo BTP) e l’assenza di imposte di successione.
Le divergenze si misurano principalmente su 4 fronti. Uno attiene quello delle spese di gestione, che propende in favore del buono (zero costi di gestione, spese fiscali escluse). Sul BTP vanno pagate le commissioni di compravendita bancaria oltre al conto titoli (tranne nei casi in cui sia incluso nel canone) e il dovuto al Fisco.
Andando oltre c’è la periodicità degli interessi, dove tutto dipende dalle effettive esigenze del risparmiatore. Il buono li riconosce al termine dei 3 e 6 anni di possesso, con quelli finali nettamente superiori a quelli del 1° triennio. Morale, in tal caso conviene arrivare a scadenza per assicurarsi il montante più alto possibile. Sul bond gli interessi netti arrivano in automatico sul c/c ogni 6 mesi fino a scadenza.
Investire al meglio sul reddito fisso ponderando tutti i pro e i contro
Una terza divergenza passa per il valore di rimborso in caso di disinvestimento anticipato. Sul buono, CDP riconosce sempre il nominale iniziale maggiorato degli eventuali interessi netti nel frattempo maturati. Sul BTP il prezzo lo fa il mercato al tempo della rivendita, generando un gain o una perdita in conto capitale a seconda dei casi. Ad esempio se oggi il sottoscrittore della prima ora del BTP Tf 1,65% (data emissione: 01/06/2020) decidesse di rivenderlo, incasserebbe una perdita in conto capitale del 6,8% circa.
A seguire ecco il capitolo rendimenti, oggi a tutto vantaggio dell’obbligazione. Il BTP Tf 1,65% prezza sui 93,17 centesimi, a beneficio del rendimento effettivo a scadenza del 2,92% lordo, al 2,7% netto. In sostanza, per chi è sicuro di portare a termine l’investimento il guadagno complessivo derivante dal bond è di circa 1.000 € superiore a quello del buono.
Morale, si fa presto a dire questo o quel prodotto di investimento se prima non si conoscono tutte, e fino in fondo, le preferenze e le effettive esigenze del singolo risparmiatore. Solo e soltanto la concreta ponderazione di tutti i parametri in gioco può condurre a una scelta sensata, oculata, in linea con il proprio profilo di investitore e quindi senza ripensamenti.
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