L’attuale crisi bancaria americana sembra ripercorrere le tappe di quella del 2008, ma è realmente così? Quanto siamo vicini a una crisi come quella?
L’attuale crisi bancaria che sta colpendo gli Stati Uniti non può non riportare alla memoria la crisi finanziaria del 2008 con le dovute preoccupazioni e timori.
Eppure, nonostante quest’anno sia stato caratterizzato dal crollo di criptovalute e di banche - come la Silicon Valley Bank - le azioni e le risorse digitali sembrano essersi stabilizzate nonostante le condizioni volatili di mercato, mentre il settore bancario si trova ancora in acque agitate.
Stando a un’indagine condotto da un’azienda di consulenza legale, Wit Legal, il settore bancario sembra aver contenuto - almeno momentaneamente - i crolli tra le principali istituzioni.
Ma ciò non significa che il settore finanziario sia fuori pericolo, anzi. L’ultima volta che l’economia degli Stati Uniti ha sperimentato tanta volatilità è stato proprio durante la crisi finanziaria del 2008. È quindi opportuno confrontare le condizioni di partenza delle due crisi per capire cosa sta accadendo e cosa potrebbe accadere in futuro.
Quanto siamo vicini a una crisi come quella del 2008: cosa sta accadendo oggi?
Per poter capire quanto effettivamente siamo vicini a una crisi finanziaria come quella del 2008 è necessario guardare cosa sta accadendo oggi, cogliendo le differenze e le somiglianze.
Se al momento la crisi bancaria sembra essere stata contenuta, gli esperti non sono concordi con il governo federale sul fatto che la volatilità del mercato sia stata risolta: i problemi non sarebbero finiti, anzi.
La Fed (Federal Reserve System) non è riuscita a reagire prontamente all’inflazione, causando un aumento dei tassi di interesse all’inizio di quest’anno, con le dovute complicazioni anche nel settore immobiliare commerciale. Se i nuovi rapporti, impugnati dalla Wit Legal, mostrano segni di raffreddamento, la precarietà del settore bancario rimane, con il rischio che vadano persi miliardi di profitti su attività poco maneggevoli. Ancora l’analisi dell’agenzia riporta che:
gli elevati costi di finanziamento e un mercato immobiliare in difficoltà pongono ora grossi rischi per le banche di medie dimensioni; le piccole banche rappresentano quasi il 70% dei prestiti immobiliari in essere e, se abbinate alla volatilità dei depositi stimolata dall’ansia degli investitori, queste istituzioni subiranno una pressione senza precedenti se le condizioni economiche si deteriorassero ulteriormente.
Quanto siamo vicini a una crisi come quella del 2008: le somiglianze
Ciò che emerge, quindi, è che se le due crisi finanziarie non sono state provocate dagli stessi problemi, il modo in cui l’industria ha reagito a causa delle turbolenze si sta dimostrando sorprendentemente simile.
Il crollo dovuto alla crisi del 2008 è stato guidato dai mutui subprime quando i prezzi delle case iniziarono a scendere nel 2006 e la Fed alzò i tassi di interesse per quasi 2 anni per scongiurare l’inflazione, similmente è ciò che sta accadendo oggi. La Fed per evitare l’inflazione galoppante ha alzato a marzo 2022 i tassi a un massimo di 16 anni, senza contare il caso silvergate che ha scosso il mondo delle criptovalute con le dovute ripercussioni.
L’aumento degli interessi nel 2008 portò ad un aumento delle insolvenze e le principali banche come Hsbc, Bear Stearns e Citigroup iniziarono a registrare perdite importanti, così come è avvenuto quest’anno con il crollo di banche ritenute “inaffondabili” come Silicon Valley Bank e Signature Bank (il secondo e terzo crollo bancario più grave dopo la Washington Mutual nel 2008).
E nel tentativo di mantenere a galla il mercato, le banche hanno chiesto sostegno alla Federal Reserve, prendendo in prestito quasi 30 miliardi di dollari. Difronte a una simile quadro, gli esperti hanno avvertito che queste condizioni ricordano quelle viste prima della crisi finanziaria del 2008 e dell’imminente recessione.
Quali potrebbero essere le conseguenze dell’attuale crisi?
Se il quadro attuale sembra preannunciare una recessione imminente, bisogna essere pronti per quelle che potrebbero essere le conseguenze. La recessione degli Stati Uniti potrebbe innescare una reazione a catena che potrebbe ripercuotersi sui sistemi finanziari degli altri paesi, tra cui l’Italia. Non solo. Si potrebbe registrare un aumento di frodi sui titoli, dei titoli garantiti da ipoteca e di altri strumenti finanziari complessi, come avvenne con la crisi del 2008.
Dopo aver esaminato la crisi finanziaria del 2007-2008, è impossibile non cogliere dei parallelismi con la crisi attuale. Gli scenari non sono sei più rosei, ed è bene che chi è coinvolto nel settore prenda provvedimenti adeguati a evitare una nuova crisi come quella del 2008 che mise in ginocchio l’economia mondiale.
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