Cosa sono i mutui subprime: significato e motivi della crisi del 2007-2008

Redazione

24/12/2022

Cosa sono i mutui subprime e perché hanno a che fare con la crisi del 2008: una guida completa.

Cosa sono i mutui subprime: significato e motivi della crisi del 2007-2008

La crisi economica mondiale verificatasi tra il 2007 e il 2013 e innescata dalla crisi dei subprime e del mercato immobiliare statunitense è conosciuta oggi con molti nomi, da «crisi dei subprime» a «Grande Recessione» per poi arrivare a racchiudere anche le sue derivazioni come il «credit crunch» e la «crisi dei debiti sovrani» (in Europa).

La Grande Recessione è un evento che è stato ampiamente studiato e dibattutto e che rappresenta un momento importantissimo della storia contemporanea (economica e non), con implicazioni che continuano a influenzare il mondo e il tempo in cui viviamo oggi. Adesso, sappiamo molto delle cause scatenanti la crisi ma, all’epoca, non era certamente così.

È vero che sarebbe sempre meglio non agire solo con il senno di poi ma, per fortuna, dopo la crisi gli interventi delle banche centrali e dei regulators per contenerne gli effetti e stabilire nuovi standard in termini di trasparenza e controllo del rischio per il mercato sono stati di grandissima portata. In questo articolo cercheremo di capire cosa sono i famosi mutui subprim e in che modo hanno influenzato quello che è successo nel 2007.

La crisi dei subrime: cosa sono e cosa è successo

Negli anni 2000, negli Stati Uniti i tassi di interesse erano piuttosto bassi. In questi anni, furono richiesti e concessi tantissimi mutui per l’acquisto di case a tassi molto convenienti, anche a chi non aveva tutte le credenziali in regola per richiedere il prestito. I mutui concessi a debitori a rischio di insolvenza sono proprio i mutui subprime. Molti di questi mutui erano a tasso variabile o misto ed erano quindi legati all’andamento dei tassi: questo significa che un aumento dei tassi di interesse avrebbe comportato anche un aumento del costo del mutuo per il suo prenditore.

Questo fu proprio quello che successe: i debitori erano già insolventi prima di prendere il mutuo e, di certo, l’aumento delle rate non era per loro facilmente sostenibile. Per questo motivo, da un certo momento in poi i subprimers iniziarono a non poter ripagare i loro mutui. La situazione rimaneva in bilico, sorretta dai prezzi in rialzo dell’immobiliare: le banche, infatti, pignoravano le abitazioni dei debitori insolventi e le rivendevano sul mercato a prezzi più alti. Quando però i prezzi delle case iniziarono scendere bruscamente, anche le banche iniziarono a perdere.

Il disastro che ne venne dopo dipese dal fatto che non furono solo le banche prestatrici di mutui a trovarsi nei guai.

I titoli salsiccia

Veniamo ora alla parte più complicata della vicenda e parliamo dei titoli salsiccia, che ci fecero letteralmente passare dalla padella nella brace. Quando le banche concedevano un mutuo, sia per diluire il rischio che per moltiplicare i margini, potevano cartolarizzarlo. Questo vuol dire che i mutui potevano essere «impacchettati» in ulteriori strumenti (ABS o MBS). Cercando di semplificare il più possibile, ogni pezzo di questa «salsiccia» era quindi fatto di mutui, garantiti dalle case stesse sulle quali venivano accesi i mutui e aveva un suo rendimento dipendente dai tassi di interesse dei mutui. La salsiccia veniva poi rivenduta: ovviamente, gli ABS che contenevano i mutui subprime avevano un rischio maggiore e, quindi, un rendimento più alto.

La possibilità di trasferire rischio sul mercato ha sicuramente favorito comportamenti poco fair da parte delle banche, che concedevano prestiti via via più rischiosi. Gli ABS potevano a loro volta venire impacchettati in altri strumenti, i CDO, che potevano contenere diverse cose tra cui anche i mutui subprime. Anche i CDO potevano a loro volta finire in altri CDO e così via. Arrivati a questo punto, non era più molto facile capire cosa ci fosse dentro questi strumenti. Proprio a causa di questa complessità, le agenze di rating avevano, a vostra scelta in base al vostro livello di complottismo, erroneamente/maldestramente/volontariamente assegnato dei giudizi troppo elevati.
A questo punto dovrebbe essere chiaro che, quando le insolvenze dei prenditori di mutui hanno iniziato a moltiplicarsi e quando il mercato immobiliare ha iniziato a scendere, si sono moltiplicati anche i rischi per i detentori di ABS e CDO, che iniziarono a venderli (panic selling) per paura di incorrere in perdite significative.
In breve, gli effetti a catena legati al crollo dei mutui subprime portarono alla recessione, al fallimento di fondi di investimento e a perdite consistenti nei bilanci delle banche, che iniziarono a limitare i propri investimenti e a non fidarsi più l’una dell’altra riducendo i prestiti interbancari e in ultima istanza la liquidità immessa sul mercato.

Ricordiamo tutti il fallimento epocale di Lehman Brothers (la quarta banca americana) e i salvataggi di Goldman Sachs e Morgan Stanley, eventi che ebbero conseguenze gravissime sull’intero sistema economico-finanziario vista la generalizzata presenza di titoli «tossici» nei bilanci delle banche del resto del mondo, fino ad arrivare alla recessione anche in Europa alla fine del 2008 e alla crisi dei debiti sovrani del 2009.

Solo per dare qualche cenno anche del resto del contesto macroeconomico e finanziario, la crisi dei mutui subprime è dipesa da moltissime cause e dall’evoluzione del mercato stesso (e del mondo in cui viviamo). Tra queste citiamo la deregolamentazione finanziaria, l’aumento della complessità e la scarsa trasparenza degli strumenti finanziari, l’integrazione tra le economie domestiche a livello internazionale, lo sviluppo della tecnologia e il suo utilizzo per scopi non sempre «alla luce del sole», il basso costo del denaro e gli investimenti speculativi.

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