Quanto spenderà l’Italia (a debito) per armarsi, ipotesi riconversione delle fabbriche

Alessandro Cipolla

13 Marzo 2025 - 10:09

L’Italia si appresta ad aumentare la propria spesa militare con il ReArm Europe Plan: quanto andremo a spendere facendo debito e perché Stellantis potrebbe riconvertire lo stabilimento di Cassino.

Quanto spenderà l’Italia (a debito) per armarsi, ipotesi riconversione delle fabbriche

L’Italia si arma, a debito. Dopo che il Consiglio europeo ha approvato in tempi record il ReArm Europe Plan, un piano da 800 miliardi per favorire una maggiore spesa per il settore della Difesa degli Stati membri, adesso l’Eurocamera ha approvata la risoluzione riguardante il Libro Bianco della Difesa Ue.

Il governo italiano dopo aver dato il proprio disco verde in sede di Consiglio europeo si è spaccato a Bruxelles, con Fratelli d’Italia e Forza Italia che hanno votato a favore della risoluzione e la Lega contro insieme a Movimento 5 Stelle, Verdi e Sinistra, mentre il Pd si è spaccato tra chi si è astenuto e chi invece ha votato sì.

Piroette lessicali a parte - Giorgia Meloni vorrebbe cambiare il nome del piano voluto da ursula von der Leyen in Defend Europe - la sostanza non cambia: sul piatto ci sono 800 miliardi da prendere in prestito per armarsi, soldi che saranno elargiti a condizioni favorevoli e che saranno slegati dai vincoli del Patto di Stabilità.

In più l’Italia ha confermato la volontà di portare la propria spesa militare al 2% del Pil, esplicita richiesta questa della Nato e soprattutto di Donald Trump che più volte ha minacciato di non difendere gli Stati che non rispettano il budget indicato dall’Alleanza atlantica.

Il motivo di questa corsa alle armi ormai è nota: in Europa sono convinti che la Russia, dopo l’Ucraina, potrebbe muovere guerra anche ad altri Paesi confinanti, con gli eserciti comunitari che al momento non sarebbero in grado di affrontare un conflitto del genere.

La pace nella nostra Unione non può più essere data per scontata - ha dichiarato Ursula von der Leyen -. Stiamo affrontando una crisi di sicurezza europea. Ma sappiamo che è nella crisi che l’Europa è sempre stata costruita. Quindi, questo è il momento della pace attraverso la forza”.

Ma quanto costerà all’Italia armarsi per rendere l’Esercito capace di poter affrontare una guerra con la Russia? Vediamo allora quanto potremmo andare a spendere e perché alcune fabbriche - come quella di Stellantis a Cassino - presto potrebbero essere riconvertite.

Quanto spenderà l’Italia per le armi

Mentre il nostro Esercito si sta addestrando a -40°C con l’obiettivo di sviluppare capacità di combattimento in zone artiche e sub-artiche, il governo Meloni appare essere convinto ad aumentare sensibilmente la nostra spesa militare.

Nel 2025 la spesa militare dell’Italia sarà pari a 31,3 miliardi di euro - ovvero l’1,57% del Pil -, ma a breve dovremo arrivare al fatidico 2% del Pil, sborsando circa 10 miliardi di euro in più all’anno.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato nelle scorse ore che per la Difesa l’Italia farà la sua parte, ma il finanziamento non avverrà a “discapito di sanità e servizi pubblici”.

L’Italia così si appresta ad attingere a piene mani dal ReArm Europe Plan e, stando alle prime stime, oltre ai soldi per arrivare al 2% del Pil ci saranno investimenti per la difesa per circa 18 miliardi di euro, soldi questi presi a prestito.

In sostanza ci andremo a indebitare ulteriormente - e pesantemente - per rendere moderno il nostro Esercito, con almeno altri 30.000 uomini che dovranno essere arruolati a breve. I soldi però serviranno soprattutto per acquistare armi, mezzi e sistemi di difesa, con l’industria che potrebbe riconvertire alcuni dei propri stabilimenti.

Stellantis riconvertirà lo stabilimento di Cassino?

Un po’ come successo durante la pandemia, l’industria italiana potrebbe riconvertire alcuni stabilimenti vista la succulenta torta da 800 miliardi messa sul tavolo dall’Unione europea per armare gli eserciti comunitari.

Leonardo così presto potrebbe siglare due joint venture come riportato da Frosinonenews; la prima sarebbe con Rheinmetall, la più grande azienda tedesca nel campo militare con cui sarebbe in ballo una commessa da 23 miliardi per produrre circa 280 carri armati e 1.000 mezzi di fanteria leggeri per l’Esercito Italiano. La seconda invece sarebbe con i turchi di Baykar e riguarderebbe i sistemi aerei senza pilota.

Da giorni però si parla con insistenza di una possibile riconversione dello stabilimento Stellantis di Cassino, la cui produzione nel campo automotive è da tempo dimezzata con il concreto rischio di chiusura.

Passare dalle automobili ai carri armati per salvare lo stabilimento? In Italia l’indirizzo potrebbe essere questo come trapela anche dalle parole di Adolfo Urso, attuale ministro dello Sviluppo Economico: “Anche se Stellantis con il piano Italia sta rispettando gli impegni e non chiuderà stabilimenti nel nostro Paese, una parte del comparto automotive dovrà riconvertirsi e due settori di sbocco sono l’aerospazio e la difesa”.

Anche se al momento non c’è nulla di ufficiale, appare chiaro che presto anche l’industria italiana dovrà riconvertire parte della sua produzione per soddisfare questa richiesta di armi, visto che le aziende attualmente operanti sono da tempo oberate di commesse provenienti da tutte le parti del mondo.

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