Un famoso marchio di acqua in bottiglia è stato accusato di utilizzare pratiche vietate dal regolamento europeo. Il rischio è trovare batteri e altri agenti nell’acqua. Chi è e cosa è successo?
Nell’Unione Europea le acque in bottiglia devono rispettare migliaia di regole che vanno dalle diverse categorie di acqua, al tipo di estrazione, fino ai trattamenti, i requisiti di sicurezza, la vendita, l’etichettatura e l’imballaggio. Eppure una famosa acqua in bottiglia ha ammesso, dopo diverse indagini e inchieste, di aver utilizzato trattamenti vietati sulle acque minerali. Secondo il marchio Nestlé Waters, sotto il quale si trovano Perrier e Vittel, questi trattamenti erano necessari a preservare la “sicurezza alimentare”.
Altri marchi di acqua in bottiglia sono finiti, insieme a Nestlé, al centro dell’indagine condotta da Le Monde e Radio France. Secondo i dati emersi, dopo mesi di lavoro, marchi come Vittel, Contrex, Hépar, Perrier, St-Yorre e altri avrebbero utilizzato trattamenti non conformi. L’indagine ha scoperto che almeno un terzo delle marche di acqua in bottiglia francesi (acqua sorgiva e minerale) hanno difficoltà a seguire la regolamentazione esistente.
Le acque in bottiglia, sempre secondo le indagini, sarebbero sottoposte a tecniche di depurazione vietate. Un procedimento che andrebbe avanti da anni, senza che i consumatori ne fossero a conoscenza. Pare che Nestlé Waters avesse già messo al corrente le autorità francesi di aver utilizzato per le acque in bottiglia trattamenti ultravioletti vietati e filtri a carboni attivi. Questi resi necessari per la presenza di batteri e altri contaminanti.
Acque in bottiglia con batteri a contaminanti
Le acque minerali sono una risorsa preziosa e per questo sottoposte a rigorose normative europee che ne salvaguardano la qualità microbiologica. Tuttavia, dietro il sipario della purezza si cela un dibattito controverso che coinvolge i metodi di trattamento adottati dalle principali aziende del settore.
In particolare, emerge da un’indagine recente l’utilizzo di trattamenti ultravioletti e filtri a carboni attivi da parte di colossi come Nestlé Waters; pratiche che dal 2021 sono state comunicate alle autorità francesi. L’azienda ha giustificato l’utilizzo di queste tecniche vietate con i cambiamenti climatici. Ha spiegato che l’ambiente attorno ai pozzi a volte può rendere difficile il mantenimento della stabilità delle caratteristiche essenziali delle acque, vale a dire la loro sicurezza alimentare e la loro composizione.
Le conseguenze delle indagini: pozzi chiusi e licenziamenti
Diversi agenti chimici e microbiologici si sarebbero accumulati nell’acqua nel passaggio delle falde acquifere e poi ancora nelle tubazioni delle fabbriche per l’acqua in bottiglia. Questo percorso di contaminazione è stato confermato dall’intervista a Muriel Lienau, presidente di Nestlé Francia. Lienau definisce le pratiche di filtraggio “un retaggio del passato” e non ha saputo riconoscere con esattezza l’inizio di queste. Nel 2021 Nestlé Waters quindi ha provveduto a notificare alle autorità sanitarie l’utilizzo di queste tecniche di filtrazione, determinando la sospensione di alcune attività dei pozzi dei Vosgi.
Per quanto concerne Perrier, Nestlé ha ricollocato alcuni pozzi del Gard per la produzione di una nuova linea di acque aromatizzate e bevande energetiche, denominata Maison Perrier, la quale però sfugge alle restrizioni normative sulle acque minerali. La cessazione dei trattamenti di filtraggio, combinata con la fine della commercializzazione del marchio Vittel in Germania, ha portato il gruppo a implementare un piano sociale: un’ iniziativa che comporta la soppressione di 171 postazioni, gestite senza licenziamenti, in accordo con un accordo stipulato a novembre con i sindacati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA