Vediamo come funziona e quanto rende la tranche in euro del neo bond callable emesso dalla banca francese BNP Paribas
Continuano senza sosta le emissioni obbligazionarie corporate da parte delle big bank europee e non. In genere si tratta di prestiti di lunga durata emessi nelle principali valute mondiali, ossia euro, dollaro USA e sterline inglesi, con le prime due monete a fare ovviamente la parte del leone.
Spesso gli emittenti offrono strutture dei rendimenti miste e/o del tipo callable, cioè si riservano possibili rimodulazioni del costo del debito, ovviamente che fosse per loro meno oneroso. In alternativa, o in aggiunta, ecco l’opzione “exit way”, la callable dal prestito, per emetterne uno nuovo a costi più contenuti.
Consideriamo ora le obbligazioni denominate in euro di recente emesse dalla banca francese BNP Paribas. Il titolo fa parte di una dual tranche in euro e in $ USA con più tratti in comune, al netto della valuta, delle durate e delle cedole. Vediamolo nei dettagli, anticipando solo che questo bond in euro ha tassi fissi crescenti all’inizio e poi cedole variabili.
La scheda tecnica dell’obbligazione in euro emessa da banca BNP Paribas
Il bond è un senior unsecured, ha codice ISIN XS2931403831 e al pari della tranche in $ è ideato da Intermonte ed emesso dalla banca d’Oltralpe. La data emissione è il 24/01/2025 e la durata massima è di 13 anni (27/01/2038), dato che si tratta di un prodotto callable. A partire dal 4° anno l’emittente si è riservata l’opzione di esercizio della call (la callability è annua), ossia del richiamo dei titoli.
Tanto a naturale scadenza nel 2038, quanto in caso di richiamo anticipato la banca rimborserà il 100% del prestito sottoscritto maggiorato dell’ultima cedola di periodo. Quest’ultima ha periodicità trimestrale dal principio alla fine, al pari di quanto avviene con i più noti BTP Valore e il BTP Più del Tesoro di prossima emissione.
Il taglio minimo di sottoscrizione è di 1.000 € e relativi multipli, e il titolo è negoziato sul segmento EuroMOT ed EuroTLX (MTF), mercati gestiti da Borsa Italiana. Il garante del prestito è la stessa BNP Paribas, il cui rating emittente attuale è di A+ per Fitch e S&P’s e di A1 per Moody’s.
La struttura dei rendimenti del nuovo titolo a cedole trimestrali
La struttura dei rendimenti non è di difficile comprensione, ma neanche così semplice come potrebbe esserla quella di un bond a tassi fissi e costanti. Nel dettaglio la banca francese ha previsto il seguente payout:
- 4,25% annuo lordo per il 1° anno (ovviamente pagato su base trimestrale), il 3,145% al netto della ritenuta fiscale del 26% sugli interessi;
- 5,00% lordo, il 3,70% netto, per il solo 2° anno;
- dal 3° anno in poi si vira dal tasso fisso crescente (c.d. “Fixed Step-up”) del primo biennio a cedole variabili fino alla fine (c.d. “to Floater”). Esse saranno pari al tasso Euribor a 3 mesi (3M) moltiplicato per un fattore di partecipazione dell’1,5. In altre parole la cedola trimestrale sarà di 1,5 volte l’Euribor 3M di periodo rilevato. Inoltre è previsto che la parte variabile non vada oltre certi paletti al ribasso e al rialzo. Il floor, cioè il tasso minimo possibile, è fissato allo 0,00% mentre il cap, il massimo, al 4,00%.
Questo bond in euro ha tassi fissi crescenti all’inizio e poi cedole variabili
In gergo tecnico si tratta quindi di un’obbligazione in euro a 13 anni del tipo “Fixed Step-up to Floater Callable”.
Facciamo due calcoli sul rendimento effettivo annuo e complessivo a scadenza. Nei primi 2 anni il ritorno è certo e sicuro e pari al 9,25% lordo complessivo, il 6,845% al netto della ritenuta. Poi tutto diviene aleatorio per via del passaggio “to Floater”, ma anche perché la parte variabile pesa per 11 dei 13 anni di vita massima possibile del titolo. Immaginando un ritorno posto a due terzi tra i due estremi, ad esempio il 2,70% lordo dal 3° al 13° anno, ne verrebbe fuori un altro ipotetico 30% in 11 anni. Ma si tratta di un nostro esercizio di fantasia, mentre sarà il futuro trend dell’Euribor a dire quali saranno i ritorni effettivi e reali dell’investimento.
Un altro interrogativo da porsi è se il titolo arriverà fino al termine o no. Difficile dirlo, ma potrebbe divenire una certezza se in futuro si apriranno ghiotte occasione per il debitore di switchare verso presiti meno onerosi.
Infine occhio al rischio liquidità e a quello di mercato per chi non è sicuro di poter restare nell’investimento per 13 anni. L’eventuale disinvestimento anticipato del titolo, infatti, in quel caso passerebbe per la prova del nove del mercato.
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