Recovery Plan: come cambierà con Draghi?

Violetta Silvestri

08/02/2021

La vera sfida del Governo Draghi è il lavoro sul Recovery Plan: come cambierà il progetto per spendere gli oltre 200 miliardi europei?

Recovery Plan: come cambierà con Draghi?

Il Governo Draghi sarà quasi un esecutivo di scopo con almeno due obiettivi cruciali: il Recovery Plan e la gestione pandemia.

Proprio il progetto di riforme e investimenti da attuare con i miliardi del Next Generation EU è la vera sfida politica ed economica dell’ex banchiere.

Un’emergenza, una necessità, un’opportunità: tutto questo è il Recovery Fund per l’Italia, che racchiude un valore inestimabile riconosciuto da ogni forza politica. Ma come cambierà il Recovery Plan con Draghi alla presidenza del Consiglio?

Recovery Plan: quali cambiamenti con Draghi?

La bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza c’è già, anche se resta incompleta e criticata da diversi ambienti politici, sociali, produttivi italiani. Si può affermare che proprio la struttura in itinere del progetto sia stata la causa della crisi di Governo, con Renzi ad insistere sulla necessità di riscrivere alcune parti.

L’interrogativo, quindi, è d’obbligo e ormai circola in tutti gli ambienti politici ed economici: come cambierà il Recovery Plan con il Governo Draghi?

Quel che è certo è che modifiche e integrazioni ci saranno. Le parole di Mattarella prima e dello stesso ex banchiere appena incaricato poi lo hanno sottolineato: in questo momento l’Italia non può fallire l’appuntamento con Bruxelles della presentazione del piano.

Il focus è tutto sulla mentalità di Draghi e su quel suo concetto ormai ripetuto all’infinito del debito buono, quello che genera crescita e prospettive di benessere a lungo periodo.

No a stimoli momentanei e a pioggia, ma via libera a investimenti lungimiranti, dalla struttura snella e dagli effetti concreti. Come fare?

Di certo con Draghi si punterà al massimo su istruzione, ricerca, lavoro dei giovani, green, innovazione.

Su cosa punterà Draghi?

Obiettivi chiari, numeri precisi, tempistiche ben scandite: questi saranno di certo le priorità del Recovery Plan dell’era Draghi.

Da Bruxelles, infatti, avevano già fatto sapere che la bozza italiana mancava di alcune precisazioni significative su obiettivi, entità di spesa, impatto sul PIL.

L’esperto ex banchiere della BCE non difetterà di certo sulla capacità di inquadrare economicamente ogni singola voce di spesa.

Inoltre, a livello di contenuti, l’effetto Draghi potrebbe stimolare l’aumento di risorse ai capitoli parità di genere (soprattutto in ottica occupazionale) e istruzione e ricerca.

Due pilastri da sempre considerati vitali per la crescita economica, soprattutto per i Paesi con alto debito, sono i giovani e la lotta alla disuguaglianza sociale. Draghi lo ha ripetuto anche in discorsi durante la pandemia: il futuro si gioca adesso. Per questo, probabilmente accenderà i riflettori sull’incentivazione di istruzione, ricerca, inserimento nel mondo del lavoro.

Il capitolo di spesa relativo alla scuola potrebbe essere modificato, così come quello su pubblica amministrazione, considerato ancora piuttosto nebuloso e quello sulle infrastrutture. Un tema, questo, molto caro ai partiti che spingono per sbloccare cantieri e lavori pubblici.

Il nodo della cabina di regia

Il Governo Draghi avrà inoltre il compito di definire la questione della cabina di regia sulla gestione dei fondi del Recovery Fund.

La task force è esplicitamente richiesta da Bruxelles, affinché si occupi in modo celere e trasparente del controllo dei progetti finanziati.

Il tema è delicato e importante, ma è rimasto in sospeso, con l’originaria idea di Conte di utilizzare dei supermanager bocciata.

Cosa deciderà Draghi sulla governance del Recovery Plan? L’ex banchiere potrebbe affidarsi ad un incaricato ad hoc (una sorta di ministro del Recovery) e a una sua squadra strettamente collegata con i ministeri di riferimento, quello dell’Economia e dello Sviluppo Economico, che abbiano un dialogo costante con le segreterie di Bruxelles.

Più che supermanager, quindi, potrebbero arrivare figure di alta conoscenza tecnica ma integrate nel contesto istituzionale dei ministeri. Il tutto, probabilmente, supervisionato dallo stesso Draghi.

In attesa di novità sul Governo, la certezza è che il Recovery Plan cambierà con Draghi. E in tempi anche rapidi.

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