Reddito di cittadinanza, importanti novità per queste famiglie: soldi anche nel 2024, ecco per chi

Simone Micocci

27 Giugno 2023 - 13:15

Reddito di cittadinanza, si amplia la platea dei beneficiari dell’Assegno di inclusione: nel 2024 avranno diritto ai soldi del sostegno anche le famiglie in cura presso i servizi socio sanitari.

Reddito di cittadinanza, importanti novità per queste famiglie: soldi anche nel 2024, ecco per chi

L’Assegno di inclusione, misura che da gennaio 2024 sostituirà il Reddito di cittadinanza, è stato di recente oggetto di modifiche e rispetto a quanto disciplinato originariamente dal decreto n. 48 del 2023 (il cosiddetto decreto Lavoro) si amplia la platea di coloro che ne potranno beneficiare.

In queste ore, infatti, è arrivato il via libera del Senato agli emendamenti sul disegno di legge di conversione del decreto Lavoro, tra i quali figurano appunto delle modifiche alla disciplina che regolamenta l’Assegno di inclusione e i suoi beneficiari.

Una buona notizia per alcune famiglie, fino a oggi escluse dalla possibilità di accedere all’Assegno di inclusione dopo l’addio al Reddito di cittadinanza, in quanto se ne soddisfano i requisiti economici (Isee di 9.360 euro e reddito familiare di 6.000 euro da moltiplicare per il parametro di scala di equivalenza) potranno accedere al nuovo sostegno indipendentemente dalla presenza di minori, disabili o ultrasessantenni nel nucleo.

Assegno di inclusione 2024, cosa cambia con il via libera del Senato

Come anticipato, originariamente l’Assegno di inclusione 2024 sarebbe dovuto spettare solamente a quei nuclei familiare che al loro interno hanno almeno un componente che rientra in una delle seguenti categorie:

  • minorenne;
  • disabile;
  • over 60.

Di fatto, la stretta non riguarda solo gli occupabili (i quali comunque non saranno compresi nella scala di equivalenza per il calcolo dell’Assegno di inclusione), ma tutti i nuclei familiari che non possono vantare al loro interno uno dei suddetti componenti.

Tuttavia, in fase di conversione del decreto Lavoro si aggiunge una nuova categoria, ossia tutte quelle persone con grave svantaggio e in cura presso i servizi socio sanitari certificati dalla Pubblica amministrazione. Ricordiamo che gli stessi nuclei, ossia coloro che sono stati presi in carico dai servizi sociali con la sottoscrizione del cosiddetto Patto per l’inclusione potranno continuare a percepire il Reddito di cittadinanza per tutto il 2023, in quanto per loro non si applica la stretta di luglio.

Il governo quindi ci ripensa e include anche le persone che non lavorano ma comunque fanno parte di un nucleo familiare con gravi svantaggi, tanto da necessitare di un intervento multidimensionale da parte dei servizi sociali di zona.

Novità anche per le donne vittime di violenze

Tra le novità apportate in fase di conversione c’è anche quella che riguarda le donne vittima di violenza. A queste verrà data la possibilità di costituire ai fini Isee un nucleo familiare indipendente da quello del marito (ricordiamo infatti che solitamente i coniugi fanno sempre parte dello stesso nucleo, anche quando hanno una residenza separata), così da poter beneficiare per proprio conto dell’Assegno di inclusione.

Allo stesso tempo per queste donne ci saranno dei percorsi di inclusione personalizzati, così da tracciare la miglior strada possibile per farle uscire dallo stato di povertà in cui si trovano.

Novità per le proposte di lavoro congrue

La terza novità riguarda le proposte di lavoro definite come congrue. Gli occupabili che fanno parte di un nucleo che percepisce l’Assegno di inclusione, infatti, saranno comunque chiamati a rispettare gli obblighi previsti dalla materia, come ad esempio accettare la prima offerta di lavoro congrua.

In fase di conversione del decreto Lavoro vengono però previste delle novità per le famiglie che al loro interno hanno figli di età inferiore ai 14 anni: per loro, infatti, l’obbligo scatterà solo nel caso in cui la proposta di lavoro non dista più di 80 chilometri (o comunque entro un massimo di 120 minuti di percorrenza laddove si compia il tragitto con i mezzi pubblici). Un cambiamento importante visto che originariamente il decreto riconosceva come congrue tutte le proposte di contratto a tempo indeterminato, indipendentemente dalla distanza.

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