Chi ha diritto al reddito di cittadinanza potrebbe aiutare nei campi ed essere impiegato nel settore agroalimentare, duramente colpito dal coronavirus. La proposta.
Le persone che hanno diritto al reddito di cittadinanza aiutino nei campi. Questa una delle ipotesi suggerite per aiutare il settore agroalimentare, che deve continuare la sua attività nonostante il lockdown ma che allo stesso tempo si trova in grave difficoltà.
Nelle campagne si sta assistendo a una carenza di manodopera disposta a lavorare nei campi durante il periodo di emergenza sanitaria. La soluzione al problema, secondo Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza cooperative agroalimentari, “potrebbe essere quella di prolungare i permessi di soggiorno per i lavoratori extracomunitari oppure la possibilità di impiegare in campagna, nella congiuntura di emergenza, i cittadini idonei ai quali viene attualmente erogato il reddito di cittadinanza”.
Con l’avvicinarsi della primavera la produzione agricola entra nel fiore della sua attività e già adesso, la mancanza di personale sta avendo delle gravi ripercussioni soprattutto sulle produzioni in campo come quella degli asparagi e delle fragole.
“Chi ha diritto al reddito di cittadinanza lavori in campagna”
La scarsità di manodopera nell’industria agroalimentare sta rendendo più difficile lo svolgimento delle attività quotidiane e potrebbe rendere “sempre più arduo riuscire a garantire ancora a lungo ai cittadini una assoluta continuità nella fornitura di cibo".
Oltre all’impiego dei lavoratori aventi diritto al reddito di cittadinanza, secondo Mercuri, un’ulteriore possibilità potrebbe essere l’estensione degli istituti della codatorialità e del distacco ai rapporti tra socio e cooperativa in modo tale da sostenere e potenziare le continuità produttiva e garantendo un maggior numero di lavoratori.
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La situazione della produzione agroalimentare è ulteriormente aggravata in questo periodo dall’eccessivo stress dei lavoratori dovuto alle varianti organizzative, la sanificazione dei locali e la messa in sicurezza delle linee produttive che generano anche un aumento dei costi complessivi del prodotto.
Imprese agricole in difficoltà
Anche durante la fase di trasporto delle merci vi sono parecchie difficoltà logistiche nonostante siano stati fatti numerosi appelli alla Commissione Ue per garantire una libera circolazione delle merci.
Le criticità maggiori si registrano durante la consegna degli ordini effettuato con l’autotrasporto soprattutto verso i paesi dell’Est come Polonia, Romania, Austria, Croazia, Serbia e Slovenia.
Vengono eseguiti numerosi controlli e imposti molti divieti di transito che “determinano nell’ipotesi migliore gravi ritardi e costi aggiuntivi ingiustificati. Si tratta, nella quasi totalità dei casi, di prodotti destinati all’export e non riassorbili dal consumo interno”.
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