Reddito di cittadinanza, un’occasione persa. E la trattazione politica non ha certo aiutato a portare a casa il risultato.
Si sta per chiudere l’esperienza del Reddito di cittadinanza. Dopo lo stop di luglio che ha coinvolto i nuclei familiari composti da soli occupabili, tra dicembre e gennaio ci sarà l’addio vero e proprio alla misura che tuttavia verrà mitigato dal passaggio all’Assegno di inclusione.
Il bilancio di questi oltre 4 anni è chiaroscuro: la sensazione è che si sarebbe potuto fare di più per una misura che di certo non è stata in grado di eliminare la povertà ma che ha comunque rappresentato un aiuto economico importante specialmente nel periodo della pandemia.
In particolare le critiche riguardano la politica attiva, visto che non sono state mantenute le promesse iniziali: “Non pagheremo la gente per stare sul divano”, diceva Luigi Di Maio (allora ministro del Lavoro), ma alla fine l’epilogo è stato proprio questo: centri per l’impiego sui quali non si è mai deciso di puntare veramente, spesso per l’ostruzionismo delle regioni, con i navigator utilizzati come capo espiatorio e una lentezza burocratica che ha impedito di attuare la norma come era stata pensata.
Basti pensare che dopo oltre 4 anni sono rare le proposte di lavoro che vengono tracciate e che quindi potrebbero portare alla perdita del sostegno se non accettate.
Di cosa non ha funzionato per il Reddito di cittadinanza ne abbiamo già parlato a sufficienza (clicca qui per approfondire): di seguito vogliamo concentrarci su un altro aspetto, quella trattazione politica che - tanto da una parte quanto dall’altra - ha generato solamente confusione.
Lo conferma l’atteggiamento delle opposizioni di questi giorni, che dopo mesi di silenzio sul Reddito di cittadinanza sono tornate sul tema - quando ormai sembra essere troppo tardi per pensare a una soluzione alternativa - probabilmente con il solo scopo di concentrare l’attenzione su di loro. Un atteggiamento che non è tanto differente da quello messo in atto dal Centrodestra, specialmente da parte di Giorgia Meloni, che negli anni in cui la misura è stata in vigore non ha fatto altro che porre l’attenzione sui furbetti del Reddito (molti meno rispetto a quelli che usufruiscono impropriamente di altre forme di sostegno), anziché invece esaltare l’importante ruolo sociale che ha avuto la misura.
Il Reddito di cittadinanza è stato tolto con un Sms?
In questi giorni l’Inps ha inviato i primi 160 mila Sms con i quali ha comunicato ad altrettante famiglie l’addio al Reddito di cittadinanza. E si tratta solamente della prima tranche, visto che altri 80 mila messaggi verranno presto inviati.
Un modus operandi particolarmente criticato dalle opposizioni, che dimenticano probabilmente che dell’addio al Reddito di cittadinanza ne è stata comunicazione tempo addietro, già nel gennaio scorso con l’approvazione della legge di Bilancio con la quale è stato previsto lo stop.
Si sapeva da mesi, quindi, che il Reddito di cittadinanza sarebbe stato tolto a luglio 2023 per quelle famiglie che al loro interno non hanno neppure un componente minorenne, disabile oppure ultrasessantenne. Una decisione presa dal governo Meloni che non ha mai aperto a ripensamenti ed è per questo motivo che negli ultimi mesi l’opposizione sembra aver rinunciato a battagliare per la conferma del Reddito di cittadinanza preferendo concentrarsi su altri temi - come il salario minimo - sui quali c’è maggiore possibilità di portare a casa un risultato.
Salvo però ritornare sull’argomento nel momento in cui è di nuovo caldo visto l’imminente addio, schierandosi ovviamente dalla parte di coloro che hanno perso il Reddito di cittadinanza così da consolidare quello che è il loro elettorato. E lo fanno anche con dichiarazioni fuorvianti, appunto sottolineando che “il Reddito di cittadinanza è stato tolto con un Sms”: cosa avrebbe dovuto fare il governo, un discorso a reti unificate? E anche minacciare lo scoppio di una “bomba sociale”, gettando così benzina sul fuoco, non è di certo un atteggiamento costruttivo.
La colpa di Giuseppe Conte
E semmai Giuseppe Conte, nonché tutto il Movimento 5 stelle, come pure il Partito democratico che è stato di supporto al Conte bis, dovrebbe fare un mea culpa.
Perché se oggi il Reddito di cittadinanza è stato cancellato la colpa è anche loro.
Intanto perché non è stato fatto abbastanza per farlo funzionare: non si è investito a sufficienza sulle procedure, sulle opportunità formative e lavorative, sui territori. Era un’importante occasione - basti pensare che misure simili al Reddito di cittadinanza ci sono in gran parte d’Europa con brillanti risultati in termini di rioccupazione - che però abbiamo fallito.
E senza dimenticare che è stato proprio il volta faccia di Giuseppe Conte al governo Draghi (che non ha mai messo in discussione il Rdc) ad aprire le porte al governo Meloni che, come scrivevamo qui, si sapeva avrebbe posto fine alla misura non appena ne avrebbe avuto la possibilità. Anche solo per evitare di dover parzialmente riconoscere gli importanti risultati comunque raggiunti dalla misura, capace finalmente di dare un sostegno a quelle famiglie ai margini della società.
Il Reddito di cittadinanza non è stato davvero cancellato
Anche perché quello che nessuna delle due compagini dice è che il Reddito di cittadinanza non è stato eliminato, ma solamente rivisto. Intanto perché per quelle famiglie che hanno perso oggi la misura è in arrivo un nuovo bonus da 350 euro che in alcuni casi garantirà un importo persino maggiore rispetto a quello percepito oggi e poi perché a gennaio 2024 - con l’addio definitivo alla misura - ci sarà il passaggio all’Assegno di inclusione che per molti aspetti, dall’importo ai requisiti, lo richiama.
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Ma a Giorgia Meloni, che da sempre si è detta contraria all’assistenzialismo tanto da prendere molti voti proprio da quella parte di popolazione che - grazie a una trattazione politica ritagliata in un certo modo - è stata messa contro all’idea di un Reddito di cittadinanza, non conviene che si sappia.
E neppure le opposizioni ci tengono a farlo, visto che appunto preferiscono che il loro elettorato veda nell’attuale governo quei “cattivi” che improvvisamente hanno deciso di fare la lotta ai poveri.
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