Reddito di cittadinanza: è tutta una questione politica, non è stato cancellato davvero

Simone Micocci

31 Luglio 2023 - 09:46

Reddito di cittadinanza cancellato? È perlopiù un’operazione di rebrading; ecco perché non ha senso oggi incentivare sommosse sociali.

Reddito di cittadinanza: è tutta una questione politica, non è stato cancellato davvero

Erano mesi che si sapeva che il Reddito di cittadinanza sarebbe stato tolto (e non cancellato, come spiegheremo meglio di seguito) ad alcune famiglie, eppure solamente adesso le opposizioni si stanno muovendo per chiedere al governo un ripensamento che sappiamo non arriverà visto che Giorgia Meloni non intende fare passi indietro.

Dopo l’invio degli Sms con cui l’Inps ha comunicato l’addio al Reddito di cittadinanza per 160 nuclei familiari (mentre gli altri percettori dovranno dirgli addio a gennaio 2024), è scoppiata la protesta dei percettori alimentata da chi si è sempre fatto promotore della misura: ad esempio Giuseppe Conte, che proprio con il suo governo aveva introdotto il Reddito di cittadinanza, che ha definito questa operazione come “una guerra ideologica condotta sulla pelle dei più deboli, un disastro sociale, una vendetta contro il Movimento che però pagano gli italiani”.

Ma perché solamente adesso questo interesse sul Reddito di cittadinanza dopo oltre 7 mesi da quella legge di Bilancio che ne ha programmato lo stop? Perché il Reddito di cittadinanza - come il salario minimo d’altronde, sul quale perlomeno c’è un’apertura da parte di Giorgia Meloni - si è trasformato in una questione prettamente politica, da entrambe le parti.

D’altronde, anche la decisione di rivederlo - e non di cancellarlo - parte dal presupposto di voler tagliare ogni legame con il passato, cambiando nome - ma non stravolgendola - a una misura di chiaro stampo pentastellato così da farne dimenticare la paternità.

Reddito di cittadinanza, una mera questione politica?

Molto probabilmente il Reddito di cittadinanza è stata una delle misure degli ultimi anni più in grado di smuovere l’elettorato, sia da una parte che dall’altra.

Non è un segreto che l’ipotesi di un Rdc sia stata una delle principali ragioni di vittoria del Movimento 5 Stelle alle elezioni del 2018; ma sono stati tanti anche gli elettori che nel 2022 hanno preferito votare Fratelli d’Italia proprio perché Giorgia Meloni ha promesso di cancellare una misura che in questi anni - secondo la propaganda di Centrodestra - è andata perlopiù a furbetti e sfaticati.

La società è quindi spaccata: chi è a favore del Reddito di cittadinanza da una parte e chi è contrario dall’altra. E le varie fazioni politiche non possono far altro che cavalcare queste correnti, e alimentarle: lo ha fatto il Centrodestra quando negli anni di percezione del Reddito di cittadinanza ha posto l’attenzione su ogni furbetto scoperto a beneficiare della misura senza averne effettivamente diritto, non facendo altrettanto per altre frodi (che di fatto costano di più allo Stato, basti pensare agli evasori fiscali).

E sta facendo lo stesso il Movimento 5 Stelle che solo oggi sembra essersi ricordato dell’addio al Reddito di cittadinanza annunciato 7 mesi fa. Allora Giuseppe Conte partecipò a qualche marcia simbolica per opporsi all’addio della misura, ma poi - consapevole che l’opposizione non avrebbe potuto far nulla per opporsi a una tale decisione - ha preferito lasciar perdere per concentrarsi su misure, come il salario minimo, che hanno maggiori possibilità di far breccia nel cuore del Governo. E nel frattempo costruendo un’alleanza con il nuovo Pd di Elly Schlein così che in caso di governo futuro si possa lavorare a un ritorno del Rdc con le stesse condizioni attuali.

Reddito di cittadinanza, cambiano solo i requisiti

C’è chi parla di “bomba sociale”, parole forti che servono solamente a screditare il governo attuale. Un gioco delle parti in cui ognuno è coinvolto.

Ma d’altronde è proprio per evitare lo scoppio di una “bomba sociale” che Giorgia Meloni anziché cancellare qualsiasi forma di sostegno al reddito si è limitata a rivedere il Reddito di cittadinanza suddividendolo in due differenti misure.

Un’operazione che si sarebbe potuta limitare a una modifica del Reddito di cittadinanza, ma come visto sopra l’intenzione del Governo Meloni era anche quella di rompere ogni legame con il passato.

Per questo motivo, l’addio al Reddito di cittadinanza c’è stato ma sicuramente in maniera diversa rispetto a quella che era stata preannunciata in campagna elettorale. Perlopiù viene fatta una guerra ai single, nonché a quei nuclei familiari che al loro interno non vantano minori, disabili o over 60, che già ad agosto dovranno dire addio alla misura.

Ma per loro c’è un’alternativa importante: il Supporto per la formazione e il lavoro, misura che per alcuni potrebbe essere persino più vantaggiosa del Reddito di cittadinanza in quanto riconosce - solamente una volta sottoscritto il Patto di servizio con il centro per l’impiego di riferimento - un bonus di 350 euro per ogni componente. Va detto che al momento mancano ancora le istruzioni per accedere a un tale beneficio che di norma dovrebbe partire da settembre 2023 (ma il contributo di 350 euro potrebbe arrivare molto più tardi).

Per tutti gli altri, ossia per chi perderà il Reddito di cittadinanza a gennaio 2024, ci sarà invece l’Assegno di inclusione, misura che lo richiama per tanti aspetti a partire da requisiti e importi. Una “copia” del Reddito di cittadinanza che andrà a penalizzare i nuclei in cui ci sono occupabili, visto che questi rispetto al passato non verranno considerati nel parametro di scala di equivalenza con il rischio di percepire un importo più basso (ma con la possibilità di accedere al suddetto bonus di 350 euro).

Due misure che dimostrano che un “Reddito di cittadinanza” - anche se si chiamerà diversamente - ancora esisterà, ragion per cui non ha senso incentivare sommosse solamente per fare i propri interessi politici.

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