Per lo Stato la riapertura dei termini della rottamazione quater potrebbe rilevarsi un rischio: ecco perché potrebbe essere un’arma a doppio taglio per l’Erario.
Con la riapertura dei termini della rottamazione quater per i decaduti, potrebbero esserci dei rischi per le casse dello Stato e la misura potrebbe trasformarsi in un’arma a doppio taglio. La riammissione prevede una platea di beneficiari di circa 600 mila contribuenti che sono decaduti dalla sanatoria per non aver pagato una (o più) rata.
Come accade in sede di adesione alla rottamazione, anche per quel che riguarda la riammissione al beneficio, basta la sola domanda, senza effettuare pagamento alcuno, per sospendere le azioni di recupero. Solo presentando domanda, quindi, il contribuente non è più visto come un evasore e, quindi, ha una serie di vantaggi che potrebbero, però, comportare rischi per le casse dell’Erario.
I vantaggi della riammissione alla rottamazione
Con la sola presentazione della domanda di riammissione alla rottamazione quater c’è l’immediata sospensione delle azioni esecutive atte a recuperare il credito. Nel periodo che va, quindi, dal 30 aprile al 31 luglio (ovvero dal termine ultimo per la presentazione dell’istanza alla scadenza del primo pagamento) chi ha presentato domanda non avrà più vincoli fiscali ed eventuali rimborsi spettanti potranno essere ricevuti senza che le somme possano essere pignorate o trattenute dal Fisco.
Alcuni contribuenti, quindi, potrebbero approfittare di questa opportunità per aderire alla riammissione per poter ricevere i rimborsi maturati e senza, poi, entro la fine di luglio, provvedere al pagamento della prima rata. Anche se la rottamazione decadrebbe di nuovo, questi contribuenti sarebbero stati favoriti nel ricevere eventuali rimborsi e crediti maturati senza che questi siano stati trattenuti per saldare parte del debito (come prevede la nuova riforma della riscossione).
Oltre all’ovvio danno per le casse dello Stato, che si troverebbe a rimborsa chi ha debiti pendenti con le pubbliche amministrazioni, ancora una volta la sensazione che si avrebbe sarebbe quella di favorire chi non ha pagato a discapito di chi è sempre stato puntuale nei pagamenti.
Se si guarda questo fenomeno dal punto di vista delle aziende con debiti, si comprende quanto potrebbe costare all’Erario un comportamento di questo genere, visto che i debiti di un imprenditore sono sicuramente più massicci rispetto a quelli che può aver accumulato un privato cittadino.
A rischio anche le banche
L’impatto di questo rischio non si avrebbe solo per le casse dello Stato, ma anche per chi concede finanziamenti. Gli istituti di credito, nel periodo di sospensione, infatti, potrebbero concedere prestiti, mutui e finanziamenti a persone che hanno contratto molti debiti che, però, grazie alla sospensione delle misure esecutive non sarebbero evidenti controllando la situazione debitoria del singolo.
Anche in questo caso sia le imprese che i privati cittadini potrebbero operare senza avere nessun vincolo dal punto di vista fiscale andando ad arrecare danni di non poco conto a chi il finanziamento lo eroga.
Il problema principale, quindi, non essendoci alcun vincolo per chi presenta domanda di riammissione alla rottamazione di dover pagare obbligatoriamente entro il 31 luglio, è rappresentato da chi presenterà istanza solo per beneficiare del lungo periodo di sospensione.
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