La bozza del documento di riforma fiscale delle Commissioni contiene novità in merito alla riduzione delle aliquote Irpef e all’abolizione dell’Irap.
La bozza di proposta di riforma fiscale delle Commissioni è arrivata in Parlamento: tra le proposte chiave c’è la riduzione delle aliquote Irpef e l’abolizione dell’Irap, o meglio il suo assorbimento nell’Ires.
Il documento consta di 21 pagine divise in tre capitoli, conclusioni comprese, e contiene le proposte e le riflessione da gennaio a oggi, su cui ora i partiti dovranno confrontarsi e trovare la quadratura del cerchio.
Il primo capitolo contiene gli obiettivi dell’intervento di riforma (stimolare l’incremento del tasso di crescita potenziale dell’economia italiana e rendere il sistema fiscale più semplice e certo), il secondo capitolo si concentra sulle misure da attuare sull’Irpef, sul regime forfettario e la lotta all’evasione.
In teoria, le Commissioni Finanze di Camera e Senato dovrebbero pubblicare il testo definitivo entro il 30 giugno, così da permettere al Governo di scrivere la legge delega entro la fine di luglio.
Riforma fiscale, riduzione delle aliquote Irpef per 7 milioni di italiani
La prima proposta di riforma da prendere in considerazione è senza dubbio alcuno la riduzione delle aliquote Irpef per i contribuenti che si trovano nella fascia di reddito tra i 28.000 e i 55.000 euro.
Il ceto medio, insomma, circa 7milioni di italiani schiacciati dall’aliquota del 38%, quella che compie il salto di 11 punti rispetto allo scaglione precedente (15.001 euro-28.000 euro sono tassati al 27%). La riforma dovrebbe ridurre la differenza tra i due scaglioni, visto che questi 11 punti in più sono anche un grande deterrente alla creazione di reddito ulteriore e alla produttività.
Come raggiungere l’obiettivo? Non basta ridurre l’aliquota di tassazione, ma ci vuole anche:
- un lavoro di semplificazione sui bonus e sulle detrazioni, che dovrebbe portare a un sistema con meno scaglioni rispetto ai cinque attuali;
- l’eliminazione di quelle spese fiscali il cui beneficio pro-capite medio (ovvero il numero di beneficiari) sia inferiore ad una soglia appositamente determinata;
- il passaggio (completo o parziale) del complesso delle agevolazioni sul lato delle uscite pubbliche, istituendo un meccanismo volontario di erogazione diretta del beneficio a fronte del pagamento con strumenti tracciabili con l’ausilio degli strumenti tecnologici a disposizione;
- una riduzione graduale e selettiva dell’ammontare percentuale del beneficio.
L’idea della progressività dell’imposta basata sul modello tedesco non viene abbandonata, anche se nella bozza compare come ipotesi “in subordine”.
Inoltre, le addizionali regionali e comunali dovrebbero essere trasformate in sovraimposte.
leggi anche
Riscossione, mille miliardi di entrate mancate: l’appello della Corte Costituzionale al legislatore
Riforma fiscale e lavoro autonomo: novità per le imposte sui redditi
Per quanto riguarda il tema di lavoro autonomo, ci sono altri due nodi politici da sciogliere e su cui i partiti di destra e sinistra certamente dibatteranno nelle prossime settimane.
La prima bozza del documento contiene interessanti novità in merito al versamento delle imposte sui redditi, attualmente basato su un meccanismo di saldo dell’anno precedente e acconto di quello in corso (in scadenza il prossimo 30 giugno).
La rateizzazione proposta dal documento prevede il versamento del saldo e del primo acconto in sei rate mensili di uguale importo da luglio a dicembre dello stesso anno; inoltre, il versamento del secondo acconto o in un’unica soluzione entro il 31 gennaio dell’anno seguente o in sei rate mensili di pari importo da gennaio a giugno dell’anno seguente.
I versamenti avverrebbero senza l’applicazione di alcuna sanzione e/o interesse. Sulla base di una interlocuzione preliminare che le Commissioni hanno avuto con Istat, si legge nella bozza, la misura non ha impatti sulla finanza pubblica in termini di indebitamento netto. Tale misura sarebbe poi accompagnata dalla contestuale eliminazione o sostanziale riduzione della ritenuta d’acconto.
Infine, sull’Irap, l’intenzione pare quella di inglobarla nell’Ires, dal momento che è giudicato incompatibile con una riforma nel nome della crescita il mantenimento di un’imposta che tassa i fattori produttivi.
Per tutti i dettagli lasciamo in allegato la bozza del documento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA