La riforma fiscale potrebbe portare delle importanti novità, anche se in maniera indiretta, anche sui pignoramenti. Vediamo perchè.
La riforma fiscale non riguarderà solo i cambiamenti di tassazione in seguito alla riduzione del numero di aliquote e scaglioni Irpef, ma come avevamo già annunciato, sarà una riforma a tutto tondo che dovrebbe intervenire anche in ambito pignoramenti.
Nel testo che questa settimana sarà discusso dal Consiglio dei Ministri si parlerà di una riduzione sui tempi di riscossione che potrebbero portare anche a una possibile stretta sui pagamenti. Non si ritiene, invece, vi possano essere novità per i pignoramenti presso terzi visto che modifiche a tal riguardo ci sono state lo scorso anno.
Ma entriamo nel vivo e cerchiamo di capire cosa potrebbe cambiare in ambito pignoramenti con la nuova riforma fiscale.
Modifiche dirette al pignoramento non ce ne sono
Da quel che trapela nel testo della riforma non ci sono modifiche dirette in ambito pignoramento. Ma sia la riforma intende riscrivere il rapporto tra Agenzia delle Entrate e gli enti di controllo. Appare, inevitabile, che, anche se non direttamente, qualche modifica alle regole dei pignoramenti debbano esserci.
Il Governo ha dichiarato fin da subito che uno degli intenti di questa riforma è quello di migliorare il rapporto che c’è tra Fisco e contribuenti e questo presuppone che si punti a un dialogo maggiore con i contribuenti debitori per fare in modo che regolarizzino la propria situazione debitoria.
Ma si parla anche di una stretta sui pagamenti e tempi di riscossione più rapidi e questo presuppone un accorciamento dei tempi burocratici per la riscossione di multe e cartelle con l’inevitabile pignoramento che arriverebbe prima rispetto a ora.
Nulla dovrebbe cambiare nel pignoramento verso terzi
Non si ci aspettano, invece, grosse novità nel pignoramento verso terzi visto che in questo ambito le regole sono già cambiate lo scorso giugno.
Le novità per quel che riguardano stipendi e pensioni, invece, già si conoscono e non serve attendere la riforma fiscale. Queste tipologie di pignoramento, infatti, variano in base all’importo dell’assegno sociale (che a sua volta è adeguato annualmente agli indici Istat all’inflazione). Per il 2023 l’importo dell’assegno sociale è pari a 503,27 euro mensili per 13 mensilità.
Il pignoramento dello stipendio e della pensione, come detto, varia in base all’importo dell’assegno sociale che stabilisce il minimo vitale che è pari al doppio dell’importo dello stesso, e, quindi, per il 2023 l’importo impignorabile di stipendi e pensioni è di 1.006,54 euro. Per la parte eccedente tale importo stipendio e pensione sono pignorabili solo nei limiti previsti dalla legge, ovvero nel limite di un quinto.
Ultima considerazione da ricordare: la prima casa resta impignorabile ma sono da parte del Fisco. Se il creditore non è il Fisco anche la prima casa può essere pignorata.
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