Il ministro Nordio avanza le proposte della nuova riforma della Giustizia, che dovrebbe articolarsi in tre pacchetti distinti. Ecco cosa può cambiare e quali sono le novità in arrivo.
La riforma della Giustizia al via da maggio, il governo interverrà per prima cosa sui reati contro la Pubblica amministrazione, poi sull’inappellabilità delle sentenze di assoluzione (insieme alla prescrizione e alle intercettazioni), fino alla separazione delle carriere dei magistrati. Un processo che a ritmi cadenzati dovrebbe concludersi entro dicembre 2023, dato che il ministro Nordio proporrà il primo pacchetto Giustizia entro il prossimo mese.
Il Guardasigilli intende risolvere le lacune nel nostro sistema giudiziario, garantendo la certezza della pena e la presunzione di innocenza. Si tratta di cardini fondamentali nel nostro ordinamento, che grazie all’intervento del ministro Nordio dovrebbero trovare una tutela più efficace. Si tratta perciò di una riforma della Giustizia piuttosto ampia, pertanto articolata in almeno 3 step. Per il momento, ovviamente, non è ancora stato deciso nulla, ma gli obbiettivi del ministro della Giustizia sono piuttosto chiari. Vediamo quindi quali novità sono in arrivo e cosa potrebbe cambiare nelle diverse tematiche toccate dalla riforma.
Limiti alla trascrizione delle intercettazioni
Negli ultimi anni si è discusso a lungo delle intercettazioni, sulle quali anche il ministro Nordio intende intervenire per assicurare il rispetto della privacy delle persone non indagate. In particolare, la proposta del Guardasigilli prevede:
- L’impossibilità di trascrivere intercettazioni che riguardano persone terze o questioni intime;
- la possibilità di trascrivere le intercettazioni soltanto con la prova del “reato in atto”, quindi un illecito commesso o pianificato a telefono;
- la fissazione di un budget per ogni ufficio giudiziario compatibilmente con le finanze del Ministero.
Di conseguenza, si propone maggior tutela alla riservatezza e una significativa riduzione dei costi per questo strumento investigativo, per il quale l’Italia arriva a spendere fino a 200 milioni di euro all’anno.
Le novità riguardano esclusivamente le intercettazioni giudiziarie, che vengono gestite da un numero di elevato di persone facilitando perciò l’abuso. Il ministro Nordio ha comunque confermato che non saranno toccate le intercettazioni riguardanti mafia e terrorismo, così come quelle che più in generale riguardano la sicurezza statale e quelle con finalità preventiva. Anche perché questo genere di intercettazioni è di per sé trattato con segretezza.
Segretezza degli atti fino alla conclusione delle indagini
Sulla scia della riforma delle intercettazioni, il ministro Nordio vorrebbe integrare il Codice di procedura penale ampliando la segretezza degli atti almeno fino alla conclusione delle indagini. L’idea è tutelare l’indagato evitandogli il processo mediatico, con le relative ripercussioni sulla sua reputazione che non vengono risolte nemmeno dall’eventuale sentenza di assoluzione.
Modifiche al reato di abuso d’ufficio
Sempre riguardo al tentativo di controllo della diffusione mediatica e dannosa, il ministro della Giustizia guarda a delle modifiche del reato di abuso d’ufficio. Secondo il parere del ministro Nordio, infatti, le condizioni attuali del reato paralizzano le pubbliche amministrazioni, limitando l’esercizio della professione da parte dei dirigenti. Nella maggior parte dei casi, infatti, le conseguenze peggiori arrivano dalla diffusione mediatica di un eventuale processo in corso, che compromette la carriera dei funzionari anche se le condanne sono pari al solo 2%.
Niente appello per i pm in caso di assoluzione
Tra gli interventi più innovativi avanzati dalla nuova riforma della Giustizia c’è senza dubbio la cancellazione di un punto finora fermo nel nostro ordinamento, ossia la possibilità di appello da parte del pm in seguito a un’assoluzione di primo grado. Il ministro Nordio ritiene che questo meccanismo debba essere rivisito, perché rallenta i procedimenti e mette in discussione la giustizia stessa. Per i casi di errori giudiziari o la scoperta di nuove prove, invece, il ministro considera più efficace rifare il processo dall’inizio.
Misure cautelari decise dal tribunale del Riesame
Il Guardasigilli si è espresso anche riguardo alle misure cautelari preventive, che a suo parere dovrebbero essere limitate il più possibile come “misura di civiltà”. L’obbiettivo è dunque lasciare al gip la competenza a riguardo soltanto per i reati in flagranza, mentre sugli altri casi dovrà pronunciarsi il tribunale del Riesame. Trattandosi di un organo collegiale si dovrebbe garantire una maggiore equità del trattamento degli indagati, considerando che ad oggi quasi la metà delle persone arrestate in via cautelare viene poi scarcerata dal tribunale delle Libertà.
Il ritorno della prescrizione sostanziale
Sulla prescrizione, più che una novità vera e propria il ministro Nordio intende ripristinare l’istituto abolendo le modifiche attuate dal governo precedente. L’intenzione è far decorrere la prescrizione dal momento in cui viene scoperto il reato, anziché da quando viene commesso, per l’appunto riportando la prescrizione nel diritto sostanziale. La funzione della prescrizione, infatti, riguarda proprio l’estinzione del reato e non l’iter processuale.
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