Riforma delle pensioni, aumento degli stipendi e riduzione dell’Irpef: cosa può saltare con il nuovo Patto di stabilità

Stefano Rizzuti

27/04/2023

La riforma del Patto di stabilità complica il quadro economico per il governo Meloni: con la prossima manovra sono a rischio le misure su pensioni, stipendi e riduzione delle aliquote Irpef?

Riforma delle pensioni, aumento degli stipendi e riduzione dell’Irpef: cosa può saltare con il nuovo Patto di stabilità

La riforma delle pensioni, quella fiscale con la riduzione delle aliquote Irpef, le misure per la famiglia e il taglio del cuneo fiscale sono a rischio per il 2024. Non lo dice solo il Def, ma ora ne arriva un’altra conferma dalla riforma del Patto di stabilità dopo la proposta presentata dalla Commissione europea.

Le nuove regole sembrano mettere sempre più a rischio le promesse elettorali del governo Meloni e, in generale, il mantenimento di alcune misure attualmente in vigore. Per riuscire a rispettare tutti gli impegni - tra conferme e nuove misure - potrebbe essere necessario un importante taglio alla spesa o un innalzamento delle tasse.

Per qualsiasi misura, quindi, bisognerà intervenire nelle pieghe del bilancio. Perché il nuovo Patto di stabilità, peraltro ancora suscettibile di modifiche che potrebbero ulteriormente peggiorare il quadro, impone di raggiungere l’obiettivo di andare sotto il 3% di deficit, con un piano di rientro pluriennale. Il che vuol dire che il governo non potrà ricorrere a nuovo deficit per tutte le misure - dalla riforma delle pensioni all’aumento degli stipendi - già annunciate.

Il deficit italiano e le stime del Def

Fedele De Novellis, economista e partner RefRicerche, spiega a la Repubblica che il Def si è già mosso sulla scia della riforma del Patto di stabilità, anticipando in parte quanto stabilito dalla Commissione: il Documento di economia e finanza porta l’indebitamento dal 4,5% del Pil di quest’anno al 3,7% del prossimo. Poi si scende al 3% nel 2025 e al 2,5% nel 2026.

Se venisse rispettato questo ruolino di marcia, quindi, l’Italia sarebbe in linea con ciò che prevede la riforma. Il nuovo piano europeo, infatti, impone una discesa al di sotto del 3% nel giro di quattro o sette anni, secondo strategie stabilite di comune accordo con Bruxelles. L’obiettivo dell’Italia, stando al Def, è quello di abbassare di due punti percentuali sia il deficit che il debito, stimato al 140,4%.

Il governo, nel Def, punta a uno sgonfiamento del deficit grazie al taglio delle misure contro il caro energia e all’effetto Superbonus. Sperando di poter fare affidamento sulla spesa per interessi crescente e sugli investimenti del Pnrr. Proprio per questo motivo Meloni vuole modificare il Pnrr allungandone le scadenze, liberando così parte del deficit che servirebbe poi per le misure come la riforma delle pensioni o del fisco.

Riforma pensioni e fisco, cosa si può tagliare per trovare i soldi?

Il governo ha bisogno di molte risorse per mantenere alcune misure attualmente in vigore - come il taglio del cuneo fiscale - e metterne in campo altre, già annunciate, come la riforma del fisco o quella delle pensioni. Per quanto riguarda la delega fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef l’esecutivo punta a reperire le risorse dalla revisione di detrazioni e deduzioni. Compito non facile e, inoltre, non è detto che i soldi siano sufficienti per coprire la riforma.

Altre risorse potrebbero arrivare da un nuovo taglio sul Reddito di cittadinanza: parte dei 7 miliardi annui attualmente necessari per la misura potrebbero essere utilizzati per altro. Probabilmente, spiega ancora Repubblica, si potrebbe arrivare a un altro taglio da circa due miliardi, se non addirittura qualcosa in più.

Cos’altro può fare il governo

In sostanza il nuovo Patto di stabilità prevederà regole più morbide in cambio di investimenti per la crescita, seguendo la logica già introdotta con il Pnrr. Sempre a Repubblica è Stefania Tomasini, senior partner di Prometeia, a spiegare che l’unica strada che oggi l’Italia può seguire è questa. Altrimenti, se vuole davvero mettere in campo misure come la riforma delle pensioni, può solo tagliare la spesa o alzare le tasse.

Patto di stabilità, è il ritorno dell’austerità?

Dopo il periodo del Covid e della crisi energetica, con i bonus e la sospensione delle regole Ue sul debito, si torna un po’ alle origini. E, almeno in parte, anche all’austerità. Che, secondo De Noveliss, è “nei numeri” del Def. Anche se la spesa è invariata a livello nominale, spiega, con un’inflazione così alta in realtà sarà necessario un “taglio reale sul personale e sulla sanità”, per esempio.

I soldi a disposizione per la manovra

Per la manovra, quindi, lo spazio è poco: a oggi è davvero difficile immaginare dove trovare le risorse. Certo, bisognerà aspettare la Nadef di settembre prima di fare i conti, ma il quadro al momento non è confortante. A maggio il Def stanzia 3,5 miliardi per la riduzione del cuneo fiscale, ma a gennaio ne serviranno tra gli 8 e i 9 per confermare gli aumenti di stipendio nel 2024.

Per la legge di Bilancio 2024 ci sono a disposizione 4,5 miliardi, una base di partenza bassa. E pur aggiungendo gli 1,2 miliardi provenienti dalla spending review, tutti da verificare, la cifra resterebbe molto bassa. A questo si aggiunge un nuovo problema, con la riforma del Patto di stabilità: non si potrà neanche ricorrere a nuovo deficit. Insomma, la strada per la manovra si fa già in salita.

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