La somma trattenuta come ritenuta d’acconto può essere recuperata, in alcuni casi, nella dichiarazione dei redditi. Ecco quando conviene presentare 730 o modello Redditi.
Cos’è la ritenuta d’acconto e quando è possibile recuperarla con la dichiarazione dei redditi 2024? La ritenuta d’acconto è un anticipo sulle tasse dovute sui redditi che derivano da lavoro autonomo occasionale che, nella misura del 20%, il committente versa direttamente allo Stato per conto del lavoratore. Praticamente quando si ricevono pagamenti con ritenuta d’acconto, il committente non versa tutto l’importo a chi ha svolto il lavoro o il servizio, ma trattiene un 20% di esso che versa all’Erario a titolo di acconto sulle tasse. Su quegli importi, quindi, il contribuente non dovrà versare l’intera imposta, ma solo la differenza rispetto al 20% già anticipato.
Anche se il committente è obbligato a trattenere la ritenuta e a versarla, non sempre il contribuente è tenuto a tale versamento. In questi casi specifici, in cui la ritenuta sulle imposte è stata versata, ma non era dovuta dal lavoratore che ricade nella no tax area, è possibile recuperare le somme.
La no tax area è quella soglia di reddito al di sotto della quale non sono dovute tasse perché azzerate dalle detrazioni da lavoro/pensione spettanti. Per il lavoro autonomo, in cui rientra anche quello autonomo retribuito con ritenuta d’acconto, questa soglia è pari a 5.500 euro. Fino a questo importo il contribuente ha diritto alla detrazione forfettaria di 1.265€ stabilita dall’art. 13 comma 5 Tuir che compensa totalmente il valore dell’Irpef e, quindi, le tasse non sono dovute.
Questo significa che per lavoratori che guadagnano fino a 5.500 euro la tassazione non è dovuta perché non si devono pagare tasse. E questi contribuenti, tra l’altro sono esonerati anche dall’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi.
Tuttavia, in alcuni casi, può essere conveniente inviare la dichiarazione lo stesso per recuperare le ritenute d’acconto trattenute sul compenso dal committente: in tal modo gli importi versati in eccesso possono diventare crediti d’imposta da usare in compensazione o da richiedere a rimborso.
In questa guida vediamo quando si può recuperare la ritenuta d’acconto in dichiarazione e le istruzioni da seguire per ottenere il rimborso.
Cos’è la ritenuta d’acconto per prestazione occasionale
La ritenuta d’acconto per prestazione occasionale è una trattenuta del 20% (del 30% per soggetti non residenti) che il committente applica sul compenso di un prestatore d’opera, agendo come sostituto d’imposta.
Quando si parla di prestazione occasionale si fa riferimento a una collaborazione lavorativa resa attraverso lo svolgimento di un’opera o un servizio, con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione, nei confronti di un committente, così come definito dall’art. 2222 del Codice civile.
Al lavoratore non viene pagato il 100% del compenso pattuito, ma un importo calcolato al netto di:
- ritenute fiscali a titolo d’acconto, calcolate applicando un’aliquota del 20%;
- ritenute per contributi previdenziali e assistenziali dovuti alla Gestione separata Inps (dovute solo quando i compensi superano i 5.000€);
Spetta poi al committente versare le somme trattenute a titolo di acconto Irpef entro il 16 del mese successivo a quello in cui ha riconosciuto i compensi al professionista: il versamento avviene per via telematica attraverso il modello F24, inserendo il codice tributo 1040. Il committente che svolge il ruolo di sostituto di imposta deve inoltre certificare le ritenute d’acconto operate sui redditi del lavoratore autonomo occasionale inviandogli la Certificazione Unica per permettergli di compilare la propria dichiarazione dei redditi e poter utilizzare il credito di imposta maturato in compensazione o rimborso.
Ritenuta d’acconto in dichiarazione: quando si può recuperare
In generale, il meccanismo della ritenuta d’acconto limita i rischi di evasione fiscale e riduce il numero di controlli successivi perché l’amministrazione finanziaria riscuote le imposte da un soggetto (il sostituto d’imposta) che non ha alcun interesse a occultare le somme.
In questo modo lo Stato incassa un acconto dell’Irpef che sarà poi calcolata in via definitiva con la dichiarazione dei redditi, sulla base dei redditi cumulativi complessivi e in base all’aliquota marginale corrispondente al proprio scaglione reddituale.
Per calcolare la ritenuta d’acconto basta seguire dei semplici passaggi partendo dall’importo lordo del compenso.
Come recuperare la ritenuta d’acconto
Abbiamo visto come le agevolazioni Irpef permettano di azzerare le imposte sui redditi compresi nella no tax area. Nel caso di lavoro autonomo occasionale questa soglia è fissata a 5.500€.
Per recuperare la ritenuta d’acconto già versata si dovrà necessariamente compilare la dichiarazione dei redditi indicando il credito Irpef maturato nel Quadro RX del modello Redditi PF.
Il credito può essere chiesto a rimborso oppure utilizzato in compensazione in diminuzione delle imposte dovute nella dichiarazione successiva, indicando la scelta nella dichiarazione stessa:
- la richiesta di rimborso del credito può essere l’opzione più adatta quando non ci sono altre imposte da versare nell’anno. Per l’accredito del rimborso sul conto corrente si deve attendere mediamente un anno;
- il credito Irpef può essere utilizzato per compensare altre imposte tramite modello F24.
Ritenuta d’acconto recuperabile in dichiarazione 2024 anche senza certificazione unica
Merita un approfondimento il caso in cui il sostituto d’imposta non provvede a inviare al contribuente la certificazione dell’avvenuto versamento della ritenuta a titolo d’acconto o d’imposta (CU). La Corte di Cassazione ha stabilito che le ritenute d’acconto sono recuperabili dal contribuente in dichiarazione anche se manca la certificazione del sostituto d’imposta (sentenza n. 18910 del 17 luglio 2018).
In questo modo si evita la duplicazione dell’imposta già scontata alla fonte anche in sede di autoliquidazione dopo la presentazione della dichiarazione dei redditi.
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