Si torna a parlare di ritorno della legge Fornero: ma è davvero così? Ed eventualmente c’è da esserne preoccupati? Facciamo chiarezza.
Il ritorno della legge Fornero nel 2023 continua a essere un tema profondamente dibattuto, con alcuni organi di stampa che sembrano quasi voler allarmare coloro che sono in procinto di andare in pensione.
D’altronde, la riforma Fornero, approvata nel lontano 2011, ha contribuito a rendere più severe le regole per il pensionamento, come pure per il calcolo dell’assegno; per questo motivo, quando si legge di un “imminente ritorno” è difficile non spaventarsi di ciò che potrebbe succedere.
Ma in realtà non bisogna preoccuparsi: anche se dovesse esserci il ritorno esclusivo alla legge Fornero - il che è tutto da vedere visto che comunque sembra esserci ancora il tempo necessario per approvare, o comunque prorogare, delle misure di flessibilità - non ci sarà chissà che cambiamento rispetto a oggi.
Perché si parla di ritorno alla legge Fornero nel 2023
Le elezioni politiche previste per il 25 settembre rappresentano un’incognita importante. La speranza è che dalle urne esca una maggioranza ben definita, così da poter formare subito un governo in grado di lavorare alla legge di Bilancio per il 2023, ma non è detto sia così.
Anche perché sul fronte pensioni ci sono tre misure di flessibilità in scadenza: Quota 102, introdotta come misura transitoria per il dopo Quota 100, l’Ape Sociale e Opzione Donna (riservata oggi a coloro che ne hanno maturato i requisiti nel 2021).
Se non dovesse esserci un intervento legislativo ad hoc, queste misure andranno in archivio. Ciò significa che non si potrà più smettere di lavorare all’età di 63 anni beneficiando dell’anticipo pensionistico, misura oggi riservata a coloro che fanno parte delle categorie dei fragili, né tantomeno a 58 anni e 35 anni di contributi come richiesto da Opzione donna.
Ciò significa che le uniche misure di pensionamento possibili sarebbero la pensione di vecchiaia a 67 anni (o la sua opzione contributiva) o la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (1 anno in meno per le donne, 1 anno e 10 mesi in meno per i lavoratori precoci).
Ritorno della legge Fornero: cosa potrebbe fare il nuovo governo
Tuttavia, il nuovo governo potrebbe avere il tempo necessario per pensare a dei correttivi già per il 2023. Difficilmente, invece, c’è spazio per una riforma più ampia che a questo punto potrebbe essere rimandata al 2024.
Molto ovviamente dipenderà da chi vincerà le elezioni: un governo di centrodestra, infatti, ha in agenda (più per volere della Lega in realtà) la cancellazione della Fornero, piano al momento troppo ambizioso da poter essere realizzato in pochi mesi.
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Tuttavia, difficilmente un governo di centrodestra accetterebbe un ritorno assoluto alla legge Fornero, tant’è che Salvini ha già in mente un piano per prorogare, oltre all’Ape Sociale e a Opzione Donna, anche Quota 102, permettendo il pensionamento con 64 anni di età e 38 anni di contributi.
E anche in caso di vittoria del centrosinistra sembra quasi certa la conferma perlomeno dell’Ape Sociale e di Opzione Donna.
Quel che difficilmente un governo potrà fare è cancellare la legge Fornero in pochi mesi. Troppo alti i costi, così come il rischio di mandare fuori controllo i conti dello Stato, anche perché nel 2023 bisognerà trovare le risorse per l’aumento delle pensioni dovuto dalla rivalutazione, per il quale ci sarà un incremento di circa l’8% (da cui va sottratto il 2% che verrà anticipato da ottobre 2022).
Perché un eventuale ritorno della legge Fornero non deve preoccupare
Quando leggiamo di un “ritorno della legge Fornero” non dobbiamo preoccuparci. D’altronde sono ormai più di 10 anni che per andare in pensione bisogna sottostare alle regole fissate dalla riforma del 2011.
Un ritorno assoluto alla Fornero, quindi, non sarebbe chissà che notizia e a farne le spese sarebbero solamente quelle - poche - persone che sono tutelate dalle misure di flessibilità suddette.
Una cosa dunque è certa: nel 2023 si potrà andare in pensione a 67 anni, con 20 anni di contributi, o comunque con 42 anni e 10 mesi di contributi e indipendentemente dall’età.
Poi bisognerà attendere le decisioni del nuovo governo per avere notizie su eventuali proroghe di Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 102, come pure per l’introduzione di altre misure di flessibilità come potrebbe essere Quota 41 per tutti (ma con ricalcolo contributivo) proposta dalla Lega.
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