Il rublo ha recuperato dal tonfo dell’inizio della guerra: cosa si nasconde, davvero, dietro la ripresa della valuta russa, nonostante sanzioni severe? Mosca, in realtà, non è fuori dalla crisi.
Il rublo russo si è fortemente rafforzato nel commercio di Mosca, raggiungendo livelli visti l’ultima volta prima che la Russia invadesse l’Ucraina.
Il recupero, in realtà, era stato già segnalato giorni fa innescando discussioni sulla reale efficacia delle pesanti sanzioni occidentali.
Il crollo del rublo registrato a inizio conflitto era subito emerso come un potente simbolo del ritrovato isolamento finanziario della Russia. Le sanzioni internazionali contro il regime di Putin lo hanno portato al minimo storico di 121,5 rubli per dollaro.
Ora, però, qualcosa sta cambiando. La valuta russa è risalita fino al punto in cui era prima che Putin invadesse l’Ucraina, estendendo il suo recente rally a un valore di circa 75 rubli per dollaro intorno alle 11.00 di oggi 7 aprile.
Cosa significa, davvero, il recupero del rublo e quanto rischia ancora la Russia a livello finanziario ed economico?
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Rublo più forte, ora, per questi motivi
Secondo alcuni analisti di Politico.eu, l’arma più formidabile di Mosca contro la guerra economica dell’Occidente, il capo della banca centrale Elvira Nabiullina, è riuscita a prevenire il collasso del sistema finanziario russo e ha progettato il rimbalzo del rublo fino a livelli prossimi all’invasione.
Quali decisioni sono state prese finora? Dopo l’invasione russa dell’Ucraina alla fine di febbraio, le sanzioni occidentali hanno fatto precipitare il rublo di quasi il 50% ai minimi storici. La Russia ha risposto più che raddoppiando i suoi tassi di interesse al 20% e introducendo controlli sui capitali.
Mosca ha anche costretto i suoi grandi esportatori di petrolio e gas a convertire almeno l’80% dei proventi delle esportazioni in rubli, la principale fonte di sostegno della valuta in questo momento.
Quel che appare chiaro, infatti, è che nonostante un pacchetto di sanzioni incredibilmente ampio nei confronti del Governo russo e dei suoi oligarchi e un esodo di imprese straniere, tutto senbra inutile se gli stranieri continuano a consumare petrolio e gas naturale russi, sostenendo la moneta e gli introiti statali.
In pratica, in questo modo si dà alla Russia un surplus di parte corrente – in gergo economico per indicare quando si esporta più di quanto si importa, che tende ad aumentare la valuta del Paese – e mina il tentativo di indebolire la nazione.
“Un surplus delle partite correnti dovrebbe effettivamente essere un’altra fonte di stabilità per il rublo”, ha affermato Brendan McKenna, uno stratega di Wells Fargo Securities LLC. “Se i prezzi dell’energia rimangono elevati e i principali importatori di materie prime russe continuano ad acquistare, le partite correnti dovrebbero rimanere in attivo”.
Tuttavia, l’affermazione comune secondo la quale la forza del rublo dimostri che le sanzioni occidentali stanno fallendo è sbagliata, dicono gli esperti.
Perché la valuta forte non basterà alla Russia
Il recupero del rublo non deve ingannare sulla generale situazione economica e finanziaria della Russia.
Iikka Korhonen, esperto della Banca di Finlandia in Russia, concorda sul fatto che il rimbalzo del rublo è una funzione dei controlli sui capitali, non dei fondamentali economici.
“Il rublo non è più una valuta liberamente convertibile. Quindi il tasso di cambio ufficiale non è molto rilevante”, ha affermato.
In effetti, nuovi dati dell’Institute for International Finance evidenziano quanto sia illiquido il mercato internazionale del rublo, il che implica che solo la Russia commercia nella propria valuta.
Nel frattempo, le politiche aggressive di Nabiullina lasceranno nel tempo altri segni sull’economia, secondo gli esperti.
“Tassi di interesse nettamente più alti diventeranno un problema per il settore bancario in Russia poiché i margini saranno fortemente ridotti”, ha affermato Korhonen. “Mi aspetto di vedere i primi segni di ciò quando le banche pubblicheranno i risultati del secondo trimestre”.
Secondo Andris Strazds del Consiglio europeo per le relazioni estere, gli effetti reali delle sanzioni contro Mosca di vedranno soprattutto a fine anno, aggiungendo: “Lo stesso vale per i mercati finanziari. Il raddoppio dei tassi di interesse farà male e ci saranno problemi di prestiti in sofferenza. Non appariranno ora, ma appariranno [più tardi] durante l’anno.”
Infine, è doveroso per alcuni osservatori soffermarsi sulla concezione russa della valuta.
L’ossessione della Russia per il rublo forte deriva dal suo desiderio di segnalare a livello nazionale che l’Occidente non può costringere la Russia in ginocchio.
Secondo Peeter Luikmel, che dirige la divisione politica monetaria ed economia estera della Banca d’Estonia:
“È più come un atto simbolico per attirare l’attenzione dell’India e di alcuni altri Paesi asiatici per sostenere un sistema alternativo di pagamenti congiunti. Per questo, hanno bisogno della fiaba di una valuta globale forte. Se possono dimostrare che c’è una certa stabilità nel tasso di cambio dato i tempi difficili, allora sarà più facile attrarre supporto per quel sistema”
In ballo c’è anche la de-dollarizzazione. Non solo, Mosca è consapevole del fatto che molte aziende russe hanno approfittato di tassi di interesse più convenienti tramite strumenti basati sull’euro e sul dollaro USA, quindi un crollo del rublo costringe quelle società al fallimento o alla dipendenza dallo Stato russo.
In definitiva, i guai finanziari di Putin non sono affatto mitigati da un rublo, per adesso, in recupero. Ritrovare la credibilità necessaria anche alla crescita economica sarà assai difficile.
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