Il riavvicinamento di Silvio Berlusconi a Vladimir Putin danneggia “l’affidabilità e la credibilità internazionale dell’Italia”: l’intervista al deputato del Pd Piero Fassino.
Le parole di Silvio Berlusconi su Vladimir Putin e sui suoi legami con il presidente russo creano tensioni nella nuova maggioranza di centrodestra, guidata da Giorgia Meloni, e suscitano preoccupazione nell’opposizione. Come conferma, intervistato da Money.it, anche Piero Fassino, deputato del Pd e presidente uscente della commissione Affari esteri di Montecitorio.
Per Fassino le parole di Berlusconi evidenziano un “atteggiamento reticente e ambiguo sull’aggressione russa all’Ucraina”, “un’ambiguità che getta un’ombra sull’immagine internazionale del Paese”. Per il deputato dem questo atteggiamento danneggia l’affidabilità e la credibilità internazionale dell’Italia, gettando anche “un’ombra sul governo”.
Le parole di Berlusconi su Putin la preoccupano?
Sono l’ennesima conferma di un legame che Berlusconi ha sempre avuto con Putin e la conferma di un atteggiamento reticente e ambiguo sull’aggressione russa all’Ucraina. Che il leader di uno dei partiti che sta per assumere la guida del Paese, e che è stato presidente del Consiglio più volte, assuma questi atteggiamenti non può che essere motivo di preoccupazione. Manifesta un’ambiguità che getta un’ombra sull’immagine internazionale dell’Italia e la sua affidabilità.
Meloni rischia di essere sotto lo scacco di Berlusconi in politica estera?
Nei governi di coalizione ogni partito ha una possibilità di interdizione, visto che in una coalizione nessun partito ha la maggioranza assoluta. Ogni forza politica ha una rendita di posizione e può farla valere. In questo caso l’atteggiamento di Berlusconi danneggia fortemente l’Italia, la sua affidabilità internazionale, la sua credibilità e getta ombre sul governo. Credo che il presidente del Consiglio debba pretendere una posizione di chiarezza. Quando Meloni dice che si sente dalla parte dell’Ucraina, serve che dimostri che tutta la maggioranza lo è e deve pretendere chiarezza. Per l’interesse del Paese.
Teme, considerando anche le posizioni di Salvini, un riposizionamento dell’Italia sul fronte europeo e atlantista?
Ovviamente mi auguro di no. L’Italia ne deriverebbe un isolamento internazionale particolarmente dannoso. La Meloni, sapendo di suscitare grande diffidenza in Europa, ha cercato di compensare cercando legittimazione con gli Usa e questo spiega l’atlantismo che continuamente Meloni e Fratelli d’Italia manifestano. Si tratta di capire fino a che punto sia sincero, visto che la destra italiana - sia Msi che An, i due partiti da cui ha origine Fdi - si sono sempre caratterizzati per quella che veniva chiamata “terza posizione”: anti-americani e anti-sovietici. Oggi c’è un cambiamento di posizionamento che, essendo volto ad acquisire legittimazione, la Meloni non dovrebbe avere interesse a cambiare. Ma le posizioni di Salvini e Berlusconi gettano in ogni caso un’ombra che la Meloni non può far finta di non vedere.
Che conseguenze possono avere queste posizioni a livello internazionale?
Sono molte le posizioni inquietanti che accreditano e rafforzano le diffidenze delle cancellerie europee verso questa maggioranza. Meloni ha dichiarato che il suo governo si opporrà in Europa al passaggio dal voto all’unanimità al voto a maggioranza qualificata, scelta decisiva invece per far uscire l’Unione europea dalla paralisi dei veti. Altri esponenti della destra hanno dichiarato che il governo italiano non intende più recepire le normative europee. A questo si aggiungono le simpatie che ha per Orban e la Polonia. Tutti atti che non possono che indurre grande preoccupazione in Europa. Che l’Italia, tradizionalmente un punto di forza dell’europeismo, si possa posizionare invece sulla frontiera antieuropea è cosa che avrebbe conseguenze non solo per l’Italia, ma sulla vita dell’intera Europa.
Dopo le parole di Berlusconi chiedete che non venga indicato un ministro di Forza Italia, come Tajani, agli Esteri?
È questione che deve valutare la Meloni a cui spetta indicare i ministri. Noi ovviamente chiediamo che il governo abbia una posizione chiara e coerente, perché poi i singoli ministri parlano a nome del governo. Il tema non è se il ministro sia più o meno europeista, è il governo che deve uscire dalle ambiguità e le reticenze e confermare invece il posizionamento europeista dell’Italia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA