Per il Fmi la Russia quest’anno crescerà più di Berlino e Londra, mentre gli Usa a giugno rischiano il default a causa del debito: la guerra sta facendo male più all’Occidente?
“Il momento massimo di impatto delle sanzioni adottate dall’Ue contro la Russia sarà quest’estate, nel senso che avranno il loro impatto massimo da quest’estate in poi”. Musica e parole di Mario Draghi, intonate dall’ex presidente del Consiglio lo scorso maggio in occasione di un vertice comunitario a Bruxelles.
Un concetto questo che Draghi ha ribadito anche a settembre in occasione della sua ultima conferenza stampa: “le sanzioni alla Russia funzionano”, tanto da avere avuto un “effetto dirompente” sull’economia di Mosca.
Toni quasi entusiastici invece sono stati quelli usati da Enrico Letta a marzo 2022 “sono le sanzioni più dure mai comminate e in qualche giorno porteranno al collasso l’economia russa”, con la strategia dell’Occidente che a settembre è stata difesa anche da Giorgia Meloni “le sanzioni alla Russia non funzionano? A me non risulta”.
Dal momento in cui Vladimir Putin ha dato il via alla sua operazione speciale invadendo l’Ucraina, la strategia degli Stati Uniti, del Regno Unito e dell’Unione europea è stata fin da subito molto chiara: sostegno militare, umanitario e finanziario a Kiev, dure sanzioni contro la Russia per mettere in ginocchio Mosca sia sul fronte bellico sia su quello economico costringendo così il Cremlino a rivedere i suoi piani senza un intervento militare diretto della Nato.
Oltre 400 giorni dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, il Fondo monetario internazionale adesso ci fa sapere che le stime di crescita della Russia in questo 2023 sarebbero maggiori rispetto a quelle di Germania, Regno Unito, Francia e probabilmente anche Italia.
Nel frattempo Oltreoceano è arrivato il grido d’allarme di Janet Yellen, la segretaria al Tesoro americana: “La nostra migliore stima è che non saremo in grado di continuare a soddisfare tutti gli obblighi del governo entro l’inizio di giugno, e potenzialmente già il 1° giugno, se il Congresso non alzerà o sospenderà il limite del debito prima di allora”. Gli Usa in sostanza sono a rischio default se non verrà alzato il limite al tetto del debito - 31.400 miliardi di dollari - che Washington ha raggiunto a inizio anno.
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A Bruxelles in queste ore si sta discutendo dell’undicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia da quando c’è la guerra in Ucraina; come sottolineato dal Fmi l’economia di Mosca però sembrerebbe aver retto diversificando i compratori e aggirando le misure grazie a triangolazioni con Paesi terzi.
Questo non vuol dire che la situazione in Russia sia idilliaca - la guerra ha costi altissimi e la situazione sul campo di battaglia è molto complessa in virtù della straordinaria resistenza messa in atto dal coriaceo esercito ucraino - ma alla luce di questi dati tutte le previsioni fatte dall’Occidente in merito alle sanzioni sembrerebbero essere state sballate.
Gli Usa , nonostante i vantaggi economici derivanti dalla guerra - leggere alla voce gas naturale liquefatto -, sono alle prese con un debito record a causa anche dello sforzo fatto per sostenere l’Ucraina. Se a breve non sarà alzato il tetto del debito, a Washington a riguardo è in atto un braccio di ferro con i Repubblicani che sono maggioranza alla Camera, il rischio di un catastrofico default è reale come ha voluto sottolineare Yellen.
L’Europa poi non se la passerebbe molto meglio anche se la tanto annunciata recessione in questo 2023 dovrebbe essere scongiurata, ma il cielo sopra il Vecchio Continente resterebbe sempre plumbeo vista l’inflazione che non starebbe scendendo come previsto tanto da costringere la Bce a un nuovo aumento dei tassi di interesse.
In questo scenario torna in mente una vecchia massima mai come in questo momento tristemente attuale: ogni grande guerra è la soluzione “naturale” di una grande crisi. In questo caso si tratterebbe di quella innescata dalla pandemia e poi acuita dal conflitto in Ucraina.
Il rafforzamento della Cina, il mancato crollo della Russia e il rischio default degli Usa, sono così tutti elementi che possono incidere sugli sviluppi della guerra più dei missili o dei tank: la speranza è quella di una accelerata diplomatica perché altrimenti, se dovessero continuare a parlare solo le armi, a quel punto un’escalation mondiale o nucleare potrebbe essere inevitabile.
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