La Russia risponde alle ostilità e prende il controllo di una filiale Ariston, ecco perché e quale segnale manda all’Italia.
La Russia ha preso il controllo dell’Ariston, che nel 2023 ha prodotto oltre 100 milioni di euro di ricavi in Russia, con lo stabilimento nei pressi di San Pietroburgo che conta 64mila metri quadrati di grandezza e 300 dipendenti. Una risposta alle ostilità, come definita dall’Ambasciata russa in Italia, e un forte segnale all’Italia in prossimità del G7, anche se la sede legale dell’azienda è olandese.
La Russia ha preso il controllo di una filiale Ariston
La Russia non accetta di buon grado le prese di posizione da parte dell’Occidente, additate come intromissioni ingiustificate. Sanzione dopo sanzione, il Cremlino è passato al contrattacco e lo sta facendo attraverso la nazionalizzazione delle imprese straniere. Più che una nazionalizzazione si tratta di presa in gestione, ma il risultato non è molto diverso: l’obiettivo di Putin è spingere le imprese alla vendita con condizioni estremamente sfavorevoli, acquisendo così potere nella questione degli asset russi congelati in Europa.
L’espropriazione è toccata già a decine di aziende, in ultimo proprio l’Ariston, colpendo per la prima volta l’Italia. Si tratta di un provvedimento temporaneo, ma finora nessuna azienda che ha subito questo trasferimento è stata restituita, anzi pare che la francese Danone stia cercando di vendere le attività in Russia.
Mosca ha agito con lungimiranza, firmando nell’aprile 2023 un decreto con cui il governo si è riservato la facoltà di trasferire la gestione di società provenienti da paesi ostili ad aziende russe. Così, la Ariston Thermo Rus, filiale dell’azienda italiana in Russia, è stata trasferita temporaneamente a Gazprom Household Systems. Quest’ultima è una società che produce elettrodomestici, a sua volta gestita dall’azienda energetica statale Gazprom.
L’Italia convoca l’ambasciatore russo per ritirare il provvedimento
Il provvedimento russo ha allarmato l’Europa e in particolare il governo italiano, colpito nel vivo. Così, il ministero degli Esteri ha convocato l’ambasciatore russo Alexey Paramonov chiedendo la revoca della misura, considerata un “segno di disprezzo verso il diritto internazionale”. Il diplomatico è stato accolto alla Farnesina dal segretario generale del ministero degli Esteri, Riccardo Guariglia, che ha illustrato la posizione dell’Italia. Le motivazioni russe sono considerate illegittime e prive di fondamenta legali, soprattutto perché l’impresa “con uno storico radicamento nel Paese” non ha alcun ruolo nella crisi internazionale.
L’Ambasciata russa è di tutt’altro avviso e ferma sulla propria decisione, come peraltro era stato ampiamente anticipato. Proprio qualche giorno fa, Valentina Matvienko (portavoce della camera alta del Parlamento russo) ha ricordato che se gli asset russi congelati saranno confiscati in favore dell’Ucraina ci sarà un pesante contrattacco.
La Russia ottiene così un triplice traguardo, da un lato risponde con durezza alle sanzioni internazionali, preparando al contempo un piano estremamente vantaggioso per l’economia provata dalle sanzioni e dal conflitto, e dall’altro lato prova a spingere i propri interessi nella questione dei beni russi in Europa e Stati Uniti.
Mosca risponde alle ostilità dei Paesi Occidentali
La Russia non ha alcuna intenzione di fare dietro-front, nonostante il ministro Tajani abbia mostrato il disappunto per l’ennesima violazione internazionale e “si riserva di approfondire le conseguenze della decisione russa insieme ai partner del G7 e dell’Ue e di valutare una risposta appropriata”.
Il Cremlino, infatti, ha scelto questo momento per influenzare la decisione sui beni russi,nel G7 guidato proprio dall’Italia. La risposta dell’Ambasciata russa in Italia lo conferma e arriva forte e chiara: si tratta di una risposta alle ostilità dei Paesi occidentali che vogliono limitare le proprietà russe in territorio straniero.
Questo è quanto riportato dalla pagina ufficiale dell’Ambasciata in un post su Facebook, che si conclude con una pesante accusa all’Italia, ossia aver sacrificato gli interessi nazionali per immischiarsi in politiche “anti-russe”, quando invece Mosca avrebbe dato il giusto valore alle relazioni reciproche.
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