La Russia ha trovato un modo per aggirare le sanzioni, ecco come e perché l’Unione europea è preoccupata per gli sviluppi futuri.
Pare che la Russia abbia trovato il modo per aggirare le sanzioni dell’Unione europea, sfruttando i rapporti con la Serbia, candidata all’adesione dal 2012. Le numerose sanzioni comminate alla Russia potrebbero così vanificare l’effetto sperato, mettendo in pericolo la sicurezza nei Paesi europei. La Serbia, infatti, gode di un rapporto privilegiato con gli Stati comunitari grazie agli accordi di adesione e potrebbe in questo modo allargare il vantaggio anche al Cremlino.
In quanto Paese candidato, la Serbia dovrebbe conformarsi alle regole dell’Unione, ma questa pressione potrebbe essere insufficiente a sovrastare il legame di lunga data con Mosca. Di fatto, le recenti politiche di Belgrado appaiono particolarmente favorevoli per i cittadini e le imprese russe, e potrebbero aiutare Putin ad aggirare le sanzioni. L’Unione europea, preoccupata per questi sviluppi, ha sollecitato la Serbia a mantenere fede agli accordi.
Come la Russia potrebbe aggirare le sanzioni dell’Ue
La Serbia può rivelarsi cruciale nei rapporti internazionali e, soprattutto, un alleato estremamente utile per la Russia. Quest’ultima può infatti contare su un legame storico, incrementato dall’affinità culturale e politica, e utilizzare a suo favore gli accordi del Paese con l’Unione europea.
Grazie a Belgrado, la Russia potrebbe aggirare le sanzioni mosse dall’Unione europea a causa dell’attacco all’Ucraina e, oltre a rendere vani tutti gli sforzi in merito, compromettere seriamente la sicurezza e l’equilibrio internazionale. In mancanza di prese di posizione da parte della Serbia la Russia potrebbe vanificare le sanzioni economiche e commerciali, oltre ad eludere i controlli sulla circolazione nei Paesi comunitari.
Sono quindi due i temi che preoccupano maggiormente l’Unione europea: la delocalizzazione delle imprese russe e le modifiche sulla cittadinanza. Pare, infatti, che dallo scoppio del conflitto in Ucraina siano approdati in Serbia 219.153 cittadini russi, ma soltanto circa 30.000 di questi hanno ufficialmente il permesso di soggiorno approvato. Il governo serbo, peraltro, ha annunciato delle revisioni alla legge sulla cittadinanza, al fine di consentirne l’acquisizione dopo 1 solo anno di residenza interrotta nel Paese.
Il problema sorge dal fatto che gli accordi tra l’Unione europea e la Serbia consentono l’eliminazione dell’obbligo di visto; perciò, si scatenerebbe la libera circolazione dei cittadini russi naturalizzati serbi all’interno dell’Ue. Un dato potenzialmente allarmante per la sicurezza e le migrazioni, soprattutto se letto alla luce dell’espulsione di 9 cittadini russi dalla Finlandia – avvenuta all’inizio di giugno – con l’accusa di spionaggio.
Non meno rilevante il versante economico, con una crescita del 37% del numero di aziende e imprenditori russi in Serbia nei primi mesi del 2023 rispetto all’anno scorso, per un totale di 6.976 imprese. In questo modo, soprattutto se la tendenza proseguirà, la Russia potrebbe facilmente ovviare ai limiti sulle esportazioni, imposti dalle sanzioni europee.
L’Ue è preoccupata per i rapporti tra la Russia e la Serbia
Oliver Varhely, commissario per l’Allargamento e la Politica di vicinato, ha ammesso la preoccupazione della Commissione europea rispetto alla minaccia russa, chiedendo alla Serbia di rispettare le regole comuni in materia di sicurezza. In particolare, l’Ue ha invitato Belgrado ad applicare “forti garanzie e controlli di sicurezza” per ridurre i rischi.
La Serbia, infatti, dovrebbe omologarsi alle regole comuni dell’Ue per via del suo status di Paese candidato all’adesione, in particolare alla luce dei negoziati cominciati nel 2014. Il commissario Varhely ha però rassicurato sul continuo monitoraggio da parte della Commissione, “in stretto contatto” con le autorità serbe.
Non sarà comunque semplice individuare un equilibrio tra le due forze contrapposte, l’avvicinamento europeo da un lato e un’alleanza che si potrebbe definire “tradizionale”. Anche se Belgrado dovesse fare marcia indietro e intensificare i controlli, per il momento resta innegabile il potenziale effetto intimidatorio di Mosca che ben supera i confini nazionali.
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