Sai qual è la differenza tra made in Italy e prodotto in Italia?

Ilena D’Errico

1 Marzo 2025 - 08:05

Sai qual è la differenza tra made in Italy e prodotto in Italia? Ecco quali sono le regole.

Sai qual è la differenza tra made in Italy e prodotto in Italia?

L’etichettatura dei prodotti è fondamentale per tutelare e informare adeguatamente i consumatori, ma è spesso origine di fraintendimenti e incomprensioni. Ciò riguarda soprattutto definizioni come “made in Italy”, “prodotto in Italia”, “tutto italiano” e similari, che hanno un valore reputazionale molto elevato all’estero e grande considerazione soggettiva nel nostro territorio. Per acquistare in modo consapevole e comprendere le differenze tra i prodotti, anche in termini di prezzo, è tuttavia necessario conoscere le regole dietro l’apposizione di questi marchi. In molti Paesi ci sono grandi differenze tra il “made in” e una definizione più generica, vediamo quindi le regole per l’Italia.

Made in Italy: cosa vuol dire

Il marchio made in Italy è un marchio d’origine e non di provenienza. Questo vuol dire che la dicitura si riferisce alla produzione del bene e non al luogo da cui viene spedito. In base alla normativa nazionale e comunitaria, il marchio made in Italy può essere apposto sui prodotti utilizzando diversi criteri:

  • merci interamente ottenute;
  • ultima trasformazione;
  • lavorazione sostanziale.

Ciò significa che possono usare la dicitura made in Italy tanto i prodotti interamente ottenuti e realizzati nel nostro territorio quanto quelli che hanno subito qui l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale. Non deve trattarsi di operazioni minori, ma di fasi importanti della produzione, che spesso portano proprio all’aumento di valore del prodotto. La lista di operazioni che permettono l’apposizione del marchio made in Italy cambia per ogni settore e in alcuni casi viene fissata anche una percentuale massima della materia prima di importazione.

Il marchio made in Italy può infatti essere apposto anche su prodotti ottenuti a partire da materie prime straniere, rilevando l’origine del prodotto e la fabbricazione, non la provenienza. In base alla regola della trasformazione o lavorazione sostanziale, inoltre, anche il dislocamento di certe fasi della fabbricazione altrove non impedisce l’uso del marchio. In alcuni settori, tuttavia, la quantità di merci importate deve rientrare in parametri prefissati (soprattutto nel campo tessile e alimentare).

100% Made in Italy

In base alla classificazione permessa dalla legge, nella generica definizione made in Italy confluiscono prodotti molto diversi fra loro, tra cui alcuni interamente realizzati nel Belpaese. In queste ipotesi è ben possibile comunicare ai consumatori la particolarità del proprio prodotto, con definizioni come “100% made in Italy”, “100% italiano” o anche “tutto italiano”. A tal proposito è necessario però ottenere la certificazione dall’Istituto per la tutela dei prodotti italiani, non essendo sufficiente la sola certificazione (per quanto il venditore sia obbligato ad affermare la verità per non incorrere in conseguenze legali).

Ai fini della certificazione 100% made in Italy il prodotto deve essere:

  • interamente fabbricato;
  • realizzato con semilavorati italiani;
  • costruzione con materiali naturali di qualità;
  • disegni e progettazione esclusivi dell’azienda che ne fa richiesta;
  • lavorazioni artigianali tipiche italiane;
  • rispetto dei criteri di sicurezza;
  • osservanza delle norme sull’igiene.

Naturalmente, devono essere realizzate sul territorio italiano tutte le fasi di realizzazione del prodotto:

  • disegno;
  • progettazione;
  • lavorazione;
  • confezionamento.

La differenza tra made in Italy e prodotto in Italia?

Diversamente da quanto accade in altri Paesi, per lo più extra-Ue, non esiste una vera e propria differenza tra la definizione di made in Italy e prodotto in Italia oppure anche “prodotto italiano”. Come anticipato, ci sono tuttavia regole molto stringenti per poter indicare un prodotto come interamente italiano o, appunto, 100% made in Italy. C’è invece una differenza fondamentale ignorata dalla maggior parte dei consumatori e purtroppo spesso non conosciuta nel dettaglio nemmeno dai commercianti, che rischiano così di penalizzare il proprio lavoro. In particolare, si tratta della cosiddetta origine preferenziale, attribuibile secondo gli accordi europei.

L’origine preferenziale dell’Unione europea non si riferisce al singolo Paese comunitario, ma appunto in generale a tutto il territorio Ue, certificando che le lavorazioni e le trasformazioni del prodotto sono avvenute al suo interno. I criteri per questa certificazione - rilasciata dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli salvo eccezioni - sono quindi molto più stringenti rispetto al marchio made in Italy, prevedendo limiti precisi alla percentuale di materie prime provenienti da Stati extracomunitari.

Può così accadere che un prodotto made in Italy non possa avere l’origine preferenziale Ue, mentre per gli articoli 100% made in Italy i criteri sono di norma soddisfatti. La certificazione di origine preferenziale interessa le esportazioni, consentendo a seconda degli accordi un trattamento agevolato rispetto ai dazi doganali. Per i consumatori, tuttavia, ci sono effetti nel prezzo finale del bene, come anche sul controllo assicurato in tutti i passaggi del sistema produttivo, per quanto il rispetto degli standard di sicurezza sia richiesto anche da merci importate con origine non preferenziale.

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