Il diritto di credito non ti autorizza a scavalcare la legge. Ecco quali sono i diritti delle persone con molti debiti e cosa può fare il creditore (senza passare dalla parte del torto).
Il creditore ha il pieno diritto di pretendere il pagamento del debito. Quando il debitore non provvede, l’inadempimento può causare problemi economici e una comprensibile frustrazione. Per tutelare il proprio diritto il creditore deve tuttavia affidarsi ai rimedi legali, senza ricorrere alla giustizia fai da te né adottando comportamenti illegali. Anche una persona con molti debiti ha dei diritti, che vanno rispettati a prescindere dell’obbligazione.
Ciò non significa non obbligare il debitore ad adempiere, bensì farlo senza passare dalla parte del torto e soprattutto rispettando la legge. Le conseguenze di alcuni comportamenti messi in atto dai creditori, infatti, sono ben peggiori della posizione debitoria. D’altra parte alcuni debitori si sentono in difetto e sopportano azioni invadenti e violente senza tutelarsi.
Per questo motivo è fondamentale che tutti conoscano i diritti dei debitori e le possibilità di azione dei creditori. Per quanto si possano nutrire delle perplessità sul funzionamento delle azioni creditizie, il diritto di credito non è un lasciapassare per scavalcare la legge, che in quanto tale tutela tutti i cittadini.
I limiti del pignoramento
In presenza di un debito certo e non prescritto non c’è dubbio sull’obbligo di adempimento, che tuttavia non può oltrepassare alcuni limiti. Per quanto il pignoramento dei beni possa comportare disagi e notevoli difficoltà economiche, infatti, va comunque rispettato il minimo essenziale che consente al debitore di sopravvivere e di provvedere al proprio sostentamento.
Per esempio, non si possono pignorare stipendi e pensioni oltre il minimo vitale, corrispondente a un quinto dell’importo netto indipendentemente dal valore complessivo. Per le somme già accreditate sul conto corrente, invece, può essere pignorata la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale. Esistono inoltre beni non pignorabili per le loro peculiari caratteristiche. Il pignoramento deve comunque avvenire su autorizzazione del tribunale, non certo su imposizione autonoma del creditore.
Stalking e molestie
Contattare più volte il debitore per ricordargli il suo obbligo o cercare un accordo è un atteggiamento più che comprensibile, ma non deve sfociare in condotte illecite. Più spesso di quanto si crede si integra così il reato di stalking (“atti persecutori” nel Codice penale). Qualsiasi azione reiterata di minaccia o molestia che induce nell’altra persona un perdurante stato d’ansia o la costringe a cambiare le proprie abitudini è punita con la reclusione da 1 anno a 6 anni e 6 mesi.
Il soggetto privato non deve rispettare codici di comportamento particolari, ma non può comunque chiamare a ogni ora del giorno e della notte il debitore, tempestarlo di email e sms, né tanto meno intercettarlo nei luoghi frequentati. In assenza di presupposti dello stalking si potrebbe comunque essere accusati del reato di molestie, punito con l’arresto fino a 6 mesi o l’ammenda fino a 516 euro.
Privacy e vita privata
Cercare informazioni sulle capacità economiche del debitore è importante per il creditore che pretende l’adempimento. Allo stesso tempo, la Corte di Cassazione ha chiarito in più occasioni che anche nell’azione di recupero crediti bisogna rispettare il diritto alla privacy e alla riservatezza del debitore. Particolarmente rilevante in questo senso il reato di interferenze illecite nella vita privata, ai sensi dell’articolo 615 bis del Codice penale.
Chiunque, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata svolgentesi nei luoghi indicati nell’articolo 614, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni.
Il reato si configura anche quando si diffonde il materiale ottenuto indebitamente, al di fuori delle ipotesi di diffamazione. Esistono dei mezzi legali perfettamente legittimi per informarsi sul debitore. Ottenendo la legittimazione del giudice, inoltre, si può accedere a molte più informazioni, per esempio consultando l’anagrafe tributaria o dei conti correnti, i registri immobiliari e così via. Dati che il creditore deve usare per la propria azione legale.
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Diffamare il debitore
Il reato di diffamazione non dipende dalla veridicità della condotta attribuita alla persona offesa. Ledere la reputazione del debitore è un atto immotivato, ingiustificato dal diritto di credito, che quindi configura un vero e proprio reato. In questa ipotesi, peraltro, il debitore potrebbe perfino agire in giudizio chiedendo un risarcimento del danno subito. Lo stesso vale in caso di ingiuria, pur non trattandosi di un reato. In altre parole, rivelare pubblicamente la situazione del debitore offendendo la sua reputazione non è conveniente ed è anzi decisamente controproducente.
Azioni forzate fai da te
Bisogna in ogni caso evitare qualsiasi forma di giustizia fai da te. I reati che si commettono in questo modo sono innumerevoli, dalle minacce all’estorsione, senza considerare le fattispecie ancora più gravi. Appropriarsi forzatamente dei beni del debitore, riprendersi la merce non pagata, costringere al pagamento con la violenza e le minacce sono tipici esempi di azioni illegali che il creditore non è in alcun modo legittimato a mettere in atto.
Nella migliore delle ipotesi si commette il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, punito con la reclusione fino a 1 anno. Questa fattispecie riguarda appunto chi potendo esercitare il proprio diritto in tribunale ricorre alla giustizia fai da te con minacce o violenza.
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