MIUR: secondo la Azzolina bisognerà recuperare in aula un po’ del tempo perso in questi giorni, ma gli insegnanti non sono d’accordo. Ecco perché i corsi pomeridiani potrebbero essere necessari per garantire la regolarità dell’anno scolastico.
Polemiche per le parole del Ministro Azzolina: secondo molti insegnanti “non c’è nulla da recuperare” visto che la didattica sta andando regolarmente avanti grazie al lavoro giornaliero di tutti quei docenti che con impegno e dedizione stanno utilizzando gli strumenti di didattica a distanza.
Nella giornata di ieri il Ministro dell’Istruzione ha avuto un confronto in video conferenza con i sindacati; tra le dichiarazioni rilasciate dalla Azzolina ce n’è una che sta suscitando non poche polemiche, ovvero quella per cui “una volta che le scuole potranno riaprire sarà necessario recuperare un po’ del tempo perso”.
Dichiarazioni che, specialmente sui social network, sono state attaccate da moltissimi insegnanti, secondo i quali “non esiste tempo perso visto che lavoriamo per più ore adesso rispetto a quando eravamo regolarmente in aula”.
Una presa di posizione legittima, anche perché noi stessi più volte abbiamo messo in risalto il fatto che la categoria docenti in Italia fosse sottopagata, specialmente nel confronto con i colleghi europei.
Tuttavia, questa volta sembra che le parole del Ministro siano state travisate: quello che per molti è stato un attacco alla categoria docenti, invece, altro non è che una tutela per gli studenti.
Facciamo chiarezza, quindi, sul significato delle parole pronunciate dal Ministro Azzolina e sul perché sarà necessario (sempre se si riuscirà a tornare regolarmente in classe prima della fine dell’anno scolastico) prevedere dei corsi di recupero per far fronte a questi mesi in cui l’unico strumento a disposizione per insegnanti e alunni è stato quello della didattica a distanza.
Perché il Ministro Azzolina vuole “recuperare il tempo perso”
Nell’incontro avuto ieri il Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha ringraziato tutti quegli insegnanti che in questi giorni hanno “dedicato il massimo impegno nel garantire la continuità della didattica”.
A questi va il merito di aver fatto di necessità virtù, provando a far rendere al meglio l’unico strumento a disposizione per garantire la regolarità dell’anno scolastico.
Ma va detto che il sistema scolastico italiano era del tutto impreparato di fronte all’eventualità della didattica a distanza, se non altro perché in questi anni il MIUR non ha riscontrato la necessità di dover investire in questo strumento visto che mai si immaginava potesse succedere quanto stiamo vivendo in questi giorni.
Per questo motivo i risultati ottenuti dalla didattica a distanza - che vanno comunque oltre le più ottimistiche attese - non possono dirsi migliori rispetto a quelli che si sarebbero ottenuti qualora l’anno scolastico si fosse svolto regolarmente con tutte le scuole aperte fino a giugno.
Le problematiche della didattica a distanza
Bisogna prenderne atto: in questo momento quello offerto dagli insegnanti è un importante aiuto alla collettività, al pari - nei rispettivi ambiti - di quanto stanno facendo il personale sanitario negli ospedali e le Forze dell’Ordine per le strade.
Ma il sacrificio non si estinguerà con la fine della crisi sanitaria: ci sarà un momento, infatti, in cui si tornerà a scuola e ci si renderà conto che alcuni studenti sono molto più avanti rispetto ad altri.
Questo perché non si può pretendere che questo strumento didattico venga recepito da tutti allo stesso modo; come succede in classe, è ovvio che alcuni studenti avranno appreso meglio rispetto ad altri e che a quest’ultimi andrà garantito il massimo supporto.
D’altronde il Ministro Azzolina lo ha dichiarato ai sindacati: “ci sono delle realtà in cui la didattica a distanza sta andando meno bene”. Ci sono famiglie, ad esempio, che non possono permettersi un computer o una connessione ad Internet, o semplicemente dove i genitori sono talmente degli analfabeti informatici da non riuscire a dare al proprio figlio il supporto di cui necessita.
Senza considerare poi che non tutti gli insegnanti stanno dedicando il massimo impegno nel ricorrere alla didattica a distanza: basti pensare che ci sono molte famiglie che si lamentano per il fatto che da alcuni docenti arrivi solamente l’assegnazione di nuovi compiti da fare a casa.
Tutti problemi che una volta che le scuole riapriranno - se non ora a settembre - ci metteranno di fronte alla necessità di consentire agli studenti che non hanno appreso al meglio con la didattica a distanza di recuperare “un po’ del tempo perso”.
Sono gli studenti a dover recuperare, non gli insegnanti
Le dichiarazioni della Azzolina, quindi, non sono altro che una tutela per gli studenti, tra l’altro alla luce di quanto espressamente previsto dall’articolo 34 della Costituzione.
Bisognerà garantire a tutti lo stesso livello di tutela del diritto allo studio e per questo motivo potrebbe essere necessario ricorrere a dei corsi pomeridiani (almeno per gli studenti che saranno più indietro) così da dare a tutti la stessa possibilità di apprendimento.
Saranno gli studenti a dover “recuperare in aula quanto perso in queste settimane” e non gli insegnanti ai quali inevitabilmente verrà chiesto un sacrificio anche una volta tornati a scuola. Sacrificio che - speriamo - sarà adeguatamente riconosciuto anche sul piano economico.
Ma tutto questo non significa che la didattica a distanza sia inutile (in molti hanno minacciato di “incrociare le braccia” nel caso in cui bisognerà tenere dei corsi di recupero una volta tornati a scuola), bensì che i risultati ottenuti da questo strumento non sono uguali per tutti.
Quello che va chiarito, quindi, è che nell’eventualità i corsi pomeridiani non sarebbero una “punizione” per i docenti, bensì una “possibilità in più” per gli studenti, così da accertarsi che questi abbiano appreso quanto di più possibile dal programma scolastico di quest’anno.
In ogni caso, novità le avremo solamente nella giornata di domani, quando il MIUR dovrebbe rendere noto il nuovo decreto sull’emergenza scuola, nel quale si parlerà anche di eventuali corsi di recupero e di come potrebbe cambiare l’Esame di Maturità.
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