L’arresto di Pavel Durov preoccupa la Russia: se il fondatore e CEO di Telegram dovesse collaborare, i segreti di Vladimir Putin e dell’esercito russo potrebbero finire nelle mani dei francesi.
I segreti di Vladimir Putin e le chat dell’esercito russo potrebbero finire nelle mani della Francia. Questo è il timore che serpeggia a Mosca dopo l’arresto di Pavel Durov, l’imprenditore russo fondatore e CEO di Telegram fermato dalle autorità d’Oltralpe lo scorso 24 agosto appena atterrato con il suo jet privato all’aeroporto Le Bourget, poco fuori Parigi.
Il mandato d’arresto per Pavel Durov è scattato in quanto accusato di essere complice dei reati compiuti dagli utenti di Telegram - app nota per l’utilizzo della crittografia end-to-end e per la non condivisione dei dati dei suoi utenti - e di non aver collaborato con le autorità francesi.
Nel mirino della polizia francese però ci sarebbero anche i rapporti tra Pavel Durov e il Cremlino: qui entrano in gioco Vladimir Putin e l’esercito russo, visto che le forze di Mosca utilizzano per le loro comunicazioni proprio Teelgram.
Da qui la paura di Putin: se Durov dovesse collaborare con le autorità transalpine che hanno appena prorogato i termini dell’arresto per l’imprenditore, allora la Francia potrebbe ottenere l’accesso ai segreti della Russia proprio in un momento assai delicato per il Cremlino.
L’Ucraina infatti ha attaccato il territorio russo penetrando nella regione di Kursk, mentre l’essercito di Mosca starebbe continuando la sua avanzata nel Donbass: la guerra sembrerebbe essere arrivata a un punto di svolta e adesso, oltre a missili e fanteria, un ruolo decisivo potrebbe giocarlo anche Telegram.
Arresto Durov: la Francia mira ai segreti di Putin?
Pavel Durov in passato ha avuto un rapporto conflittuale con il governo russo: dopo aver dato vita da giovanissimo al social VK, ha mollato il progetto proprio per le interferenze del Cremlino. La nascita di Telegram così ha rispecchiato a pieno le idee libertarie dell’imprenditore: un’app messaggistica che, a differenza della concorrenza, si è impegnata a non divulgare le informazioni sui propri 900 milioni di utenti.
Paradossalmente Telegram adesso è molto in voga in Russia soprattutto tra le fila dell’esercito - ma anche i vertici ucraini usano spesso l’app per divulgare notizie sulla guerra -, con Vladimir Putin che potrebbe temere l’arresto di Pavel Durov. C’è da dire che l’app messaggistica è molto usata anche da quei russi che vogliono evitare che il governo legga la loro corrispondenza.
Dopo il fermo di Durov l’ambasciata russa a Parigi ha protestato duramente contro la Francia, chiedendo che sia “garantita l’assistenza consolare” e i “diritti” del CEO di Telegram, parlando anche di scarsa cooperazione fino a questo momento da parte delle autorità francesi. Anche Elon Musk e Matteo Salvini hanno usato toni duri contro l’arresto.
“C’è qualcuno non al corrente - ha dichiarato il giornalista russo Vladimir Solovyov - del fatto che tutto il nostro apparato militare fa affidamento su Telegram? E che tutti i membri del nostro governo usano Telegram? WhatsApp è americano, Telegram è relativamente libero”.
Per il blogger militare russo Kirill Fyodorov, l’esercito russo ha usato Telegram “prima di lanciare missili Iskander, la nostra artiglieria usa Telegram per gli obiettivi e lo stesso fa l’aviazione”. In questo scenario facile intuire quali siano le paure di Vladimir Putin.
Al Cremlino così l’ordine adesso sarebbe quello di cancellare ogni chat su Telegram che è il principale mezzo di comunicazione all’interno dell’esercito russo. Apparentemente Mosca infatti non sarebbe riuscita a creare altri mezzi di comunicazione militare.
Con Durov in custodia a Parigi, i corrispondenti militari sono nel panico su quali segreti potrebbero essere rivelati all’intelligence francese. In realtà, nessuno è a conoscenza di cosa condivide Telegram con quali governi e in quali condizioni.
Non c’è dubbio che i servizi segreti e le agenzie di intelligence russe volevano che Pavel Durov desse loro il controllo su Telegram, proprio come in passato hanno cercato di fare con VK. Adesso però potrebbe essere la Francia a mettere le mani su questo “tesoro” di dati, uno scenario da incubo per Vladimir Putin già alle prese con il pantano della guerra in ucraina.
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