La Lega Serie A e le società stanno lavorando di comune accordo con i sindacati per dar vita a un contratto unico per tutti quei lavoratori inseriti nel mondo del calcio, che però non sono calciatori
Dar vita a un contratto unico per tutti i lavoratori inseriti nel mondo del calcio e che non sono calciatori. È questa l’ultima ipotesi su cui la Lega Serie A e di conseguenza tutte le società starebbero puntando la loro massima attenzione.
Come annunciato dal Corriere della Sera, in questo modo tutte le figure che lavorano in club di Serie A, dai magazzinieri ai centralinisti, potranno essere inquadrati sotto lo stesso tipo di contratto.
La realizzazione di un contratto unico per i lavoratori inseriti nel mondo del calcio permetterebbe quindi alle società di evitare di stipulare almeno dieci tipi di contratti diversi tra loro.
Serie A: il contratto unico riguarda circa 5 mila lavoratori
Secondo quanto stimato dalla Lega, il contratto unico idealizzato per chi lavora nel mondo del calcio riguarderebbe un numero abbastanza importante: si parla infatti di circa 5000 lavoratori.
Questa ipotesi inoltre rappresenterebbe una vera e propria innovazione amministrativa: nessuna lega di calcio europea ha mai realizzato un contratto unico per i dipendenti non inquadrati come calciatori.
Poche sembrerebbero essere state le resistenze iniziali durante il confronto tra la Lega di Serie A, le società e i sindacati in ballo, ossia Cgil, Cisl e Uil. Ovviamente, ci vorranno ancora mesi, ma la strada è stata già tracciata.
Ecco quanto ha dichiarato il segretario della Slc Cgil milanese Francesco Aufieri:
“L’ obiettivo è quello di definire regole certe per tutti quelli che lavorano nel calcio e anche, in un mondo dove girano ingaggi milionari, cercare un minimo di ridistribuzione, dal momento che si tratta di stipendi che oscillano attorno ai 1.500 euro al mese”
Le società e la Lega hanno affidato tutte le questioni giuridiche all’avvocato Giampiero Falasca, esperto di diritto del lavoro, che ha rivelato:
“Anche se dal punto di vista economico pesano per il 99 per cento, i calciatori rappresentano soltanto il 5 per cento del personale alle dipendenze di una società di calcio. Per tutte le altre figure c’è l’esigenza non soltanto di fare ordine con un’armonizzazione contrattuale ,ma anche con mansioni, qualifiche e orari che possano andare meglio incontro alle esigenze di aziende particolari”.
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