Il settore alberghiero potrebbe non riprendersi fino al 2023

Marco Ciotola

11/11/2020

Anche dopo l’arrivo di un vaccino contro il coronavirus, la sofferente industria alberghiera impiegherà anni per riprendersi. L’analisi

Il settore alberghiero potrebbe non riprendersi fino al 2023

Il settore alberghiero potrebbe non riprendersi fino al 2023. L’analisi, targata S&P Global Ratings, è riferita in prima istanza allo scenario statunitense ma è ben estendibile anche a quello europeo, letteralmente affossato dalla pandemia di coronavirus, con le conseguenti restrizioni e chiusure.

Per S&P i dubbi sono pochi: “una solida ripresa del settore è improbabile almeno fino al 2023”, vale a dire ad almeno due anni di distanza dall’approdo di un vaccino. Non sarà infatti il solo arrivo del vaccino a garantire un ritorno alla normalità, ma occorre attendere “un’ampia disponibilità” e verificarne le risposte su scala globale.

Intanto quello che è certo è che il Covid-19 ha ridotto ai minimi la domanda per gli hotel di tutto il mondo, al punto che l’italiana Confindustria Alberghi, di fronte alle nuove restrizioni imposte dall’ultimo DPCM, ha esplicitamente parlato di “punto di non ritorno” per il comparto:

“Con il nuovo Dpcm gli alberghi, già provati da quasi 10 mesi di fermo, incassano l’ennesimo colpo durissimo. Le misure, pur non chiudendo direttamente le strutture, di fatto bloccano nuovamente le attività del settore, che ora sta davvero arrivando rapidamente a un punto di non ritorno”,

ha spiegato qualche giorno fa Maria Carmela Colaiacovo, vicepresidente di Confindustria Alberghi.

Il settore alberghiero potrebbe non riprendersi fino al 2023

Nella sua recente analisi, S&P Global Ratings pone in particolare l’attenzione su un dato significativo per le società alberghiere, vale a dire il fatturato anno su anno per camera disponibile.

Quest’ultimo rappresenta infatti una metrica tendenzialmente ritenuta idonea a misurare lo stato di salute degli hotel; ebbene la diminuzione del dato è inequivocabile: -50% nel 2020.

Si tratta di un dato che potrebbe andare incontro a un aumento nel 2021, ma che si appresta comunque a segnare tra il 20% e il 30% in meno rispetto al 2019. Circostanza quest’ultima che facilita una previsione: è impossibile pensare a un pieno recupero dei livelli pre-Covid per almeno altri 2 anni.

Di conseguenza, S&P ha tagliato le valutazioni su circa il 75% di tutte le società di settore statunitensi, compresi colossi come Airbnb, che anche in Italia sta incontrando enormi difficoltà.

Per Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente di Confindustria Alberghi, la situazione è ben lontana da un miglioramento, e anzi permane l’ombra di un “blocco irreversibile per moltissimi operatori”:

“Le misure previste nel Decreto Ristori non possono in alcun modo compensare le perdite che hanno colpito il settore, e che a questo punto siamo certi andranno a crescere ancora nei prossimi mesi”.

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