Con Simone Frulio, fondatore del brand Momo, esploriamo i cambiamenti del settore della moda.
La moda italiana è un settore di grande importanza a livello globale, con una storia che affonda le radici nell’antichità. Il nostro Paese è famoso in tutto il mondo per la qualità e l’eleganza dei suoi prodotti, che spaziano dall’abbigliamento alle calzature, dai gioielli agli accessori.
Il fashion system italiano è composto da una vasta rete di aziende, sia grandi che piccole, che lavorano insieme per creare modelli di successo e promuovere il Made in Italy in tutto il mondo. La moda italiana ha sempre avuto una forte capacità di innovazione, e questo si riflette nei vari stili e tendenze che sono emersi nel corso degli anni. Ad esempio, il «Made in Italy» è diventato sinonimo di lusso e qualità, grazie alla capacità delle aziende italiane di utilizzare materiali pregiati e sperimentare nuove tecniche di produzione.
Inoltre, il nostro Paese ha dato vita a importanti stilisti e maison di moda, che hanno contribuito a plasmare il panorama della moda a livello internazionale. Negli ultimi anni, la fashion industry ha subito importanti trasformazioni, anche a causa della pandemia. In particolare, la crisi sanitaria ha spinto molti brand a ripensare la loro strategia di produzione e distribuzione, puntando sulla sostenibilità e sulla riduzione dello spreco. Inoltre, l’utilizzo dei social media e del digitale in generale ha cambiato il modo di comunicare e vendere dei brand, aprendo nuove opportunità per il settore.
In questo contesto, l’intervista con Simone Frulio, giovane imprenditore e fondatore del marchio di moda Momo, ci ha permesso di comprendere come il settore della moda italiana stia attraversando un periodo di profonde trasformazioni.
«Momo non è solo un brand di abbigliamento», sostiene Simone, «ma è un vero e proprio progetto di moda, ovvero uno spazio aperto a tutti i giovani che abbiano voglia di mettere alla prova la loro creatività». Frulio e il suo team hanno dedicato tempo e passione alla creazione del loro brand, soprattutto durante la pandemia, quando hanno visto l’opportunità di fare qualcosa di nuovo e di diverso. Frulio ci parla poi delle evoluzioni della fashion industry, sottolineando come la pandemia abbia avuto un impatto sulla moda e come siano emerse nuove tendenze.
«La pandemia è stata un’occasione di nascita per alcuni brand, per altri invece di rinascita», afferma. «I piccoli brand, ad esempio, evitano di copiare i meccanismi del fast fashion e hanno cominciato a seguire una strada più sostenibile: sempre più brand evitano di mantenere stock importanti di prodotti in magazzino, e preferiscono produrre solo su richiesta, così da limitare lo spreco».
Inoltre, Frulio apre anche una parentesi sull’importanza dei social media nella comunicazione della fashion industry, sottolineando come TikTok stia cambiando il paradigma di comunicazione della moda e come diversi stilisti si raccontino sulla piattaforma per raccontare la loro evoluzione e fare «spoiler» del processo creativo dietro alla produzione di un prodotto.
Questo ci fa capire che la moda italiana è un settore in costante evoluzione, che ha saputo mantenere la propria posizione di rilievo a livello globale grazie alla qualità dei prodotti, all’innovazione e alla capacità di rispondere alle nuove tendenze e sfide. La pandemia ha rappresentato una sfida per la fashion industry, che ha dovuto adattarsi a nuovi modelli di produzione e distribuzione, puntando sulla sostenibilità e sull’utilizzo del digitale per comunicare e vendere i propri prodotti. Tuttavia, la moda italiana ha dimostrato ancora una volta la propria resilienza, offrendo opportunità per i giovani che vogliono entrarvi e dimostrare la propria creatività e determinazione. Insomma, il futuro del fashion system italiano è luminoso e ricco di possibilità per chi sa cogliere le opportunità e affrontare le sfide con passione e innovazione.
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